Capitolo 45: La spada

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Beatriss scrutava taciturna l'orizzonte. Da laggiù la capitale di Glarissia le parve davvero piccola comparata alla maestosità dei monti. Tra le mani, il fodero con la spada di Edgar. Lo strinse a sé.

«Quello stupido.»

Le aveva affidato la spada come pegno promettendole che avrebbe fatto di tutto affinché a Benedict non accadesse nulla. Assorta, ripensò agli avvenimenti della sera precedente...

Adirata per il piano escogitato da Benedict e Baaron, Beatriss lasciò la sala nel bel mezzo del confronto facendo perdere le proprie tracce. Perché avevano preso ogni decisione senza interpellarla? Ella era l'erede al trono di Glarissia, un giorno sarebbe stata lei a prendere le redini del regno, eppure nessuno si era preso la briga di chiederle che cosa pensasse riguardo quella missione suicida, tanto meno di coinvolgerla.

Avrebbe però potuto far valere la sua ragione, perché allora non l'aveva fatto? Perché aveva lasciato la sala nell'anonimato?

«Una futura regina non dovrebbe comportarsi così.»

Non si accorse dello scorrere del tempo ne tanto meno di dove stesse andando. Fissava distrattamente a terra, quando vide l'ombra di una figura a lei familiare. Sorpresa, alzò lo sguardo.

Edgar se ne stava appollaiato lungo lo stipite dell'uscio che dava al cortile del forte, braccia conserte e con lo sguardo rivolto all'esterno dove si stavano allenando alcune reclute, come se stesse aspettando qualcuno, come se stesse aspettando lei. La sua presenza la infastidì e non poco. «Che cosa ci fai qui?» Chiese acida

Edgar non la degnò di uno sguardo. Dopo un momento di silenzio, le disse. «Sai, ti ho detestata dal primo momento in cui ti ho incontrata in quella squallida locanda ad Aleksin. Ti atteggiavi da arrogante e altezzosa. Avendoti conosciuta in quella veste, ho detestato quando mi sconfiggesti al palio, ma poi ho visto come hai reagito di fronte a quel soldato a terra e privo di vita. Non ti sei data per vinta, determinata a riprenderti ciò che ingiustamente ti stava venendo portato via. A quel punto mi convinsi che eri una donna forte e pronta per affrontare la più difficile delle sfide a cui Alein ti stava sottoponendo. Tuttavia, quando ci siamo recati a forte Niblen per liberare Benedict, hanno preso il sopravvento i tuoi sentimenti, ti sei mostrata fragile. Sei brava a parole ma non a fatti, ti lasci sopraffare dalle emozioni e talvolta non riesci a controllarle.»

«Mi stai facendo la predica? Cosa vorresti dire? Arriva al sodo.» Rispose Beatriss mostrandosi sempre più spazientita.

Edgar si voltò verso di lei e le andò in contro. «Ti sto solo spiegando perché Baaron e Benedict hanno deciso di escluderti dal piano. Se hai voluto a tutti i costi liberare Benedict è perché in fondo sei consapevole di ciò che sei davvero e hai paura di prendere decisioni avventate. Hai ancora bisogno di una persona al tuo fianco che mitighi le tue scelte.»

«Non dire assurdità, brut-» Adirata per quelle parole, Beatriss fece per mollargli un ceffone, alzò la mano, ma Edgar fu più rapido e le bloccò il braccio.

«Lasciami, maledetto! Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo!» Urlò.

«Questa ne è la prova.»

Colta alla sprovvista, Beatriss distolse lo sguardo. Udì poi un lieve fruscio, si voltò di nuovo verso il giovane, sorpresa. Senza dire nulla, Edgar prese il fodero della spada legata alla cintola e gliela porse. «A ogni modo, non ho il diritto di giudicarti, perché io non sono poi tanto diverso.»

«Perché vuoi darla proprio a me?»

«Non possiamo entrare nella capitale armati, capirebbero le nostre intenzioni. Per questo vorrei che la tenessi tu. Consideralo un pegno. So quanto hai bisogno di Benedict ora che tuo padre non c'è più. Per questo farò tutto ciò che è in mio potere per portare a casa la pelle di entrambi. In ogni caso si vede che Ben è un guerriero di prim'ordine e non avrà bisogno di me.» Le disse Edgar con una nota di ironia nella voce.

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