Capitolo 44: Un piano per la riconquista

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«Così questa sarebbe la capitale glarissiana.» Edgar alzò lo sguardo verso gli edifici davanti a lui e verso i colli che li sovrastavano colpito dalla particolarità del luogo.

«La capitale sorge su tre alture a ridosso di un monte. Lì è diroccata la fortezza Barniana, la dimora della dinastia Barnos e dove ha sede il governo del paese.» Spiegò Benedict. «Il nostro obiettivo si trova alla tua sinistra, ovvero la torre posta sulla cima del rilievo anche noto come il colle del marinaio.»

Edgar seguì con lo sguardo le indicazioni di Ben. «Più che una torre è un vecchio faro.» Constatò.

«Un tempo era quella la sua funzione, ma Glarissia non è più una città portuale da molti secoli.»

«Dobbiamo quindi recarci lassù» disse Edgar mentre fissava il loro obiettivo. 

"Il faro fungerà da diversivo. Il piano architettato da Baaron e Benedict è ambizioso, ma potrebbe davvero funzionare".

Dopo la liberazione di Benedict avvenuta nelle prigioni di Niblen, Beatriss ed Edgar si recarono nuovamente a forte Pietraguzza. Quella notte, fu il generale stesso ad accoglierli...

«Scortate il Primo Consigliere nelle mie stanze e procurategli tutto ciò di cui ha bisogno affinché riacquisti un aspetto dignitoso e che si confaccia al suo ruolo.» Ordinò il generale ai suoi uomini. Raggiunse poi un nuovo gruppo di soldati e impartì altri ordini. Edgar e Beatriss, notando un certo fermento, chiesero al generale i progressi sulla riorganizzazione delle forze armate.

«Durante la vostra assenza sono giunti i messaggeri di quattro guarnigioni. Presto giungeranno i comandanti con il loro seguito. A dare ulteriore supporto, infine, è giunta una squadra facente parte della élite di Johan Ayne.» Le parole di Baaron vennero interrotte dalle grida di un armigero appostato sulla cima di uno dei torrioni.  «Compagine in vista proveniente da ovest, sono alleati!»

Non fu l'unico annuncio che arrivò nella notte. Giunse un'altra guarnigione, stavolta proveniente da est, altri due battaglioni arrivarono nei due giorni successivi. Quando tutti furono all'appello, Baaron convocò il consiglio di guerra. Il piano, elaborato da Benedict e il generale, prevedeva quanto segue: alcuni volontari si sarebbero infiltrati nella capitale di giorno senza dare nell'occhio, quando sarebbe giunta la notte avrebbero avuto il compito di eliminare gli armigeri piazzati di vedetta sul colle del marinaio, avrebbero poi lanciato il segnale appiccando un incendio alla torre. L'esercito glarissiano avrebbe così avuto il via libera per marciare verso la capitale. Ai volontari sarebbe infine spettato l'ultimo compito, ovvero aprire le porte della capitale approfittando del trambusto che avrebbe causato l'incendio alla torre.

«Leonide Regan ci ha sottratto la capitale con l'inganno, noi useremo l'astuzia per riprendercela» aveva detto il generale Baaron. Non restava che scegliere i volontari. Il fallimento o il successo del piano sarebbe dipeso unicamente da loro. Benedict, che per tutto il tempo se ne stette con le braccia conserte e con lo sguardo torvo, si fece avanti decidendo di accollarsi la responsabilità della sua stessa strategia. Edgar si propose di aiutarlo nell'impresa.

Benedict, che quella sera indossava un'armatura completamente nera, così come il lungo mantello. Lo scrutò dall'alto in basso. «Non è necessario che uno straniero presti la sua spada per il popolo di Glarissia» gli aveva detto. 

Benedict aveva ragione. Perché si era offerto volontario per una causa che non era sua? Tutto quello che riuscì a dire in quel frangente fu: «il nostro nemico è comune.» La verità era che, con molta probabilità, Leonide non era mai stato così vicino dopo i fatti di Arcadia. Avrebbe dato tutto se stesso, tutto ciò che era in suo potere per arrivare fino a lui.

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