Capitolo 9: Il Gran Consiglio del re

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Gli otto membri del Gran Consiglio del re presero posto attorno al grande tavolo rettangolare posizionato al centro della sala dove venivano prese le decisioni più importanti del regno di Arcadia. Dave si sedette nello scranno che gli spettava in qualità di tesoriere del re. A seguito dell'occupazione benicassiana, Hagen era diventato l'ombra del nemico e questo consiglio era divenuto mera formalità. A dettare legge, ora, era Alein IV. Di fianco a lui sedettero rispettivamente il governatore delle terre del nord e il primo consigliere del re. Il posto riservato a Hagen era ancora vacante così come l'ottavo scranno posizionato di fronte a lui. Si levò un leggero brusio in attesa dell'arrivo del sovrano di Arcadia. Dave ascoltò le parole dei presenti.

«Hagen ci ha convocati per la questione riguardante la fuga del principe Edgar Gunther» Disse Werther Lowe, governatore del sud.

«Il comandante della guardia cittadina Pixi ha già emanato l'ordine di cattura del principe Edgar per tutti gli otto regni.» Rispose Giarrett North, anziano governatore dell'ovest.

«Avete sentito le voci che girano? Pare sia riuscito a fuggire dalla capitale con l'aiuto di una popolana.»

«Chiunque lo aiuterà nella fuga verrà accusato di favoreggiamento e condannato a morte.»

«È un uomo pericoloso. Nemmeno gli uomini da lui addestrati sono in grado di tenergli testa.»

«Edgar Gunther è l'assassino della principessa Mia Gray. Dev'essere trovato e punito come merita, solo così eviteremo di inimicarci il re di Lavenia.»

«Abbiamo la protezione di Alein IV. Lavenia difficilmente leverà le armi contro Arcadia. Scendere in guerra contro di noi equivalrebbe a dichiarare guerra al regno di Benicassia.»

Dave provò disgusto verso i presenti e un senso di frustrazione. Nessuno di loro era presente quando la principessa spirò. Nessuno di loro aveva il diritto di giudicarlo. Edgar non avrebbe mai fatto del male a Mia. Su questo Dave ne aveva l'assoluta certezza. Volse lo sguardo verso la sedia rimasta vacante di fronte a sé. Quel posto, fino a poco tempo prima, era appartenuto al suo migliore amico. Si augurò che lo sforzo che aveva compiuto insieme ad Alixandra per consentirgli di fuggire non fosse stato vano e che Edgar fosse ormai lontano da Arcadia.

Finalmente, dopo una lunga attesa, una guardia reale posta all'ingresso, ufficializzò l'arrivo di Hagen. Tutti i membri del Gran Consiglio si alzarono in piedi. Le grandi porte della sala grande si aprirono. Hagen Gunther fece il suo ingresso insieme a Tarias e a un uomo che Dave non aveva mai visto prima: indossava abiti di pregiata fattura e occhiali da vista, corti capelli biondo cenere che a poco a poco stavano virando al brizzolato e una barba rada a contornargli un viso arcigno.

Il nuovo arrivato prese il posto di Edgar.

Hagen si sedette sul trono al centro della tavola. Indossava un lungo mantello rosso foderato di pelliccia che dalle spalle toccava fino a terra. Appoggiata sopra una massa definita di riccioli castani, la corona d'oro e smeraldi, simbolo di potere e autorità sovrana del regno di Arcadia. Dunque Hagen aveva mantenuto il controllo sulle decisioni del regno. Con molta probabilità rientrava nel patto stretto tra i due: Arcadia diventava un regno vassallo di Benicassia a patto che Hagen rimanesse al suo posto. Taras si mise alla sua destra, sguardo austero e mano destra sull'elsa della spada.

Dave lanciò uno sguardo fugace al nuovo arrivato. Solo dopo qualche istante realizzò chi fosse, Trasalì. "Phillip Vàlera, il Primo Consigliere del re di Benicassia".

Alein IV non era uno sprovveduto e voleva rimanere costantemente aggiornato sullo stato delle decisioni prese da Hagen.

Hagen ordinò che gli venisse portato un calice di vino rosso. Dopo averne degustato un sorso, finalmente si pronunciò. «Andrò dritto al punto. Il motivo per cui vi ho convocato con sollecitata urgenza riguarda la fuga di Edgar Gunther. Qualcuno di voi ha agito alle mie spalle, tradendo la mia fiducia. Rimarremo seduti attorno a questo tavolo fino a quando il colpevole non uscirà allo scoperto, dovesse costarmi l'intera giornata.» Ruoto il calice distrattamente poi aggiunse con velata ironia. «Ebbene, parola a voi, miei fidati consiglieri. Avrete una sola possibilità per dissipare ogni mio sospetto.»

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