Capitolo 31.2: Tradimento

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Quando Edgar riaprì gli occhi, vide che anche coloro che erano presenti al banchetto, stavano riprendendo conoscenza.

«Mi sento ancora parecchio intontita.» Yukiko si rialzò ancora barcollante.

«Chiunque ci abbia teso una trappola è stato bravo.» Appurò Barrett grattandosi il mento. «Siamo stati colti alla sprovvista e questo non lo tollero. Se non posso nemmeno fidarmi dei miei collabora-»

«Dov'è finita Laraine?» Chiese Serah interrompendo le considerazioni del Primo Consigliere del re.

«Laraine?» Edgar si rimise in piedi. «Possibile che...» posò lo sguardo sul cibo avanzato. «È stata lei, non ho alcun dubbio». Gli sguardi dei presenti puntarono tutti su Edgar.

«Da lei non me lo sarei mai aspettato» disse Barrett.

«Deve aver creato un sonnifero che poi ha nascosto nel cibo. Lei conosce molto bene le erbe medicinali.»

«Ma perché dovrebbe aver fatto una cosa simile! Laraine è mia amica!» Disse Serah impettita.

"Perché dovrebbe averlo fatto?" Lo sguardo mesto rivilto ai fiori, quell'atteggiamento accondiscendente. Aveva premeditato ogni cosa, ma perché?

Senza dire una parola, si precipitò fuori dagli appartamenti di Barrett lasciando di stucco i presenti. "Sei una stupida, Laraine!"

Tutta la lucidità mentale di Edgar svanì come fumo al vento. Non c'era tempo per fermarsi e ragionare, doveva trovarla, non voleva che corresse alcun pericolo. Forse era ancora in tempo. Chiese di lei a ogni armigero, a ogni domestica, a ogni uomo o donna che incontrò sulla strada, ma nessuno parve averla vista.

«Dove sei, Laraine?» Le aveva appena dato della stupida, ma la verità era che l'unico stupido era stato lui.

"Aveva cercato di dirmelo, ma ho ignorato il suo malessere, io non sono riuscito a comprendere il suo stato d'animo."

«Laraine!» Gridò, ma non gli giunse nessuna risposta.

"Ho sbagliato dal primo giorno che l'ho incontrata, sarebbe stato meglio per entrambi separarci fin da subito, ma la verità è che non ne sono mai stato capace. Perché in fondo, avevo bisogno di lei."

Quel giorno, mentre era in fuga dalla città di Arcadia, sapeva che non avrebbe fatto molta strada in quelle condizioni. Era gravemente ferito e il medicinale di Alixandra aveva esaurito i suoi effetti. Vagò alla ricerca di una soluzione quando scorse un negozio. Attraverso le vetrate in frantumi, notò alcune fiale e boccette: era un'erboristeria. Tuttavia, non fu solo quello a convincerlo a metterci piede. Il suo istinto gli disse che lì avrebbe trovato qualcuno di cui avrebbe potuto fidarsi. Il suo istinto ci aveva visto lungo. Laraine gli aveva prestato soccorso e grazie alle sue cure era guarito dalle ferite fisiche. Tuttavia, con il suo modo di essere, Laraine aveva un dono ancora più prezioso: lo aveva aiutato ad alleviare il dolore delle ferite interiori, quelle di un animo tormentato per aver perso ogni cosa. Avrebbe potuto lasciarla in un qualsiasi villaggio che avevano incrociato lungo la strada e invece l'aveva portata con sé. Le aveva promesso che a Lavenia sarebbe stata al sicuro, ma la verità era che di luoghi sicuri ne avevano attraversati a bizzeffe. Lei gli aveva creduto ed era sempre stata al suo fianco. Le aveva mentito e ora stava pagando le conseguenze di questa scelta egoista.

Giunse ai giardini interni del castello, affaticato per la lunga corsa. Poggiò le mani sulle ginocchia. Il respiro affannoso si condensò in piccole nuvole di vapore.

«Lei non è più qui.» Disse una voce familiare.

Edgar alzò lo sguardo. «Tu...»

L'angelo si palesò «lei ormai è lontana.»

«Come lo sai? L'hai vista?»

L'angelo rimase in silenzio.

«È colpa mia.» disse Edgar. «Ho pensato solo a me stesso non curandomi del suo stato d'animo. Lei aveva bisogno di me e io non ho fatto nulla per aiutarla.»

«Ormai è tardi per i ripensamenti, lei ora è libera. Tuttavia, se pensi di conoscerla almeno un po' potresti essere in grado di ritrovarla. Tu sai il motivo per cui lei ha lasciato la fortezza. Se rifletti potresti essere ancora in tempo per farla desistere dalle sue stesse intenzioni.»

Ma lui davvero poteva saperlo? No, la verità era che di lei, in fondo, non sapeva nulla. Per lui era sempre stata l'erborista di Arcadia che, fino a poco prima del suo arrivo, altro non faceva che condurre una vita ordinaria e senza troppe pretese. Non conosceva il suo passato e nemmeno aveva mai provato a chiederglielo. «Non immaginavo che stesse premeditando la fuga, non ne sapevo niente...»

L'angelo si prese un momento per riflettere. «Come tu sei rimasto vittima di un sogno premonitore, anche quella ragazza deve aver visto qualcosa che potrebbe avverarsi nel prossimo futuro» disse infine.

Edgar trasalì. «No, non è possibile. Lei non può essere come me.» Si rifiutò di credere alle parole dell'angelo.

«Potrebbe aver sognato il futuro che l'attende.»

Edgar si lasciò cadere sulle ginocchia «Maledizione!» picchiò il pugno a terra. Era inutile mentire a se stessi. Qualcosa in Laraine era cambiato e lui non lo aveva capito. Erano dunque così simili?

Nel frattempo sopraggiunsero anche Ren, Yukiko e Serah.

«Principe Edgar, finalmente vi abbiamo trovato» disse Serah. «Avete degli indizi su Laraine?»

Edgar fece cenno di no col capo.

«Che cosa facciamo? Forse siamo ancora in tempo per fermarla.» Intervenne Ren.

In fondo al suo animo sentiva di essere stato tradito. Avrebbe voluto che Laraine gli confidasse le sue vere intenzioni. Perché non dirgli che voleva partire? Tuttavia, se l'avesse fatto, lui l'avrebbe accettato o avrebbe provato a fermarla? L'avrebbe fermata perché lui, in fondo, aveva ancora bisogno di lei. Al contrario di lui, Laraine lo conosceva molto bene. Era riuscita a mettere a nudo le sue emozioni. Aveva pianto sulla sua spalla, si era mostrato debole e Laraine lo aveva confortato. Cosa che lui non era stato capace di fare con lei. Era arrabbiato e profondamente deluso, ma con quale diritto lui doveva fermarla? Alyssa era stata chiara: Laraine era una persona libera e lui non era nessuno per privarla della libertà.

Con questo gesto, la Laraine voleva dimostrare di volersi assumere la responsabilità delle sue scelte. Utilizzare un sonnifero era stata la sua dichiarazione d'intenti. Alzò lo sguardo al cielo. Un fiocco di neve si adagiò sulla sua guancia: Il calore della sua pelle lo tramutò in una goccia che gli rigò la guancia come una lacrima. Altri fiocchi di neve iniziarono a cadere. Si prese del tempo. Voleva essere sicuro della scelta che stava per compiere. Infine si pronunciò.

«No, ci recheremo ad Aleksin. Ora lasciatemi solo.» Sarebbe andato avanti per la sua strada, così come Laraine avrebbe percorso la propria. Aveva preso la sua decisione.

Serah, Ren e Yukiko non replicarono e ascoltarono la richiesta di Edgar. Rimasto solingo, L'angelo gli si avvicinò. I suoi passi lasciavano delle orme leggere sulla neve ghiacciata. Si fermò a pochi passi da lui. «La mia è solo una supposizione, ma quella ragazza potrebbe avere qualcosa che ci accomuna.»

Edgar alzò lo sguardo verso di lei, interdetto. «Qualcosa che accomuna... noi?»

«Tu lo hai visto il Leviatano, no è così?»

Edgar annuì.

«L'influenza della Sfera di Dioptasio è molto forte sugli angeli, sono certa che tu abbia avuto una premonizione di cui ricordi molto bene i dettagli e in quella premonizione hai visto me fronteggiare il mostro. Devi sapere però, che non tutti gli angeli sono in grado di prevedere il futuro. Solo coloro che sono stati benedetti dall'Albero della Vita possiedono il dono della veggenza. Tutti gli altri custodiscono le memorie del passato.»

Edgar non riusciva a comprendere le parole dell'angelo, che cosa voleva comunicargli?

Lo sguardo dell'angelo si posò su Edgar. «Sei forse uno di noi?»


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