Capitolo 18.2: Verso Lavenia

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Ci vollero ancora due giorni di viaggio prima di riuscire a scorgere la capitale laveniana. Era una mattina fredda, ma il cielo prometteva bene. Il bosco lasciò spazio alla radura. Le nubi a poco a poco si diradarono e alcuni timidi raggi di sole illuminarono la brughiera e la città. Laraine ne rimase incantata. La capitale laveniana sorgeva nei pressi di un grande lago celeste dove al centro sorgeva un maestoso castello.

«Sembra uscito da una fiaba, è davvero un panorama mozza fiato.» Disse Laraine.

«Sì, è davvero molto bello.» Rispose Ren. «E farò di tutto affinché rimanga immutato.»

Attraversarono la pianura e giunsero alle porte della capitale soltanto a metà mattina. La città era in pieno fermento e pullulava di vita. In questo luogo la guerra era ancora un racconto difficile da immaginare. Le ricordò Arcadia, la sua città natale e le salì la malinconia. Finalmente avevano raggiunto il loro obiettivo, erano a Lavenia, ma le cose avevano preso una piega inaspettata.

Percorsero a cavallo una delle vie principali fino a raggiungere una grande piazza. Non passò inosservata la statua di pietra posta al centro di essa. Raffigurava un uomo dai lunghi capelli, indossava una tunica stretta in vita da una cintura e delle calzebrache. Impugnava una spada in una mano e nell'altra esibiva la testa di un grosso serpente. Laraine ammirò la scultura, impressionata dalla cura per i dettagli. Altri visitatori si soffermarono a osservarla più da vicino. Tra loro, anche due viandanti incappucciati. Incuriosita, Laraine posò lo sguardo su di loro finché non proseguirono oltre.

Presero una nuova via dove al termine, si stagliò, davanti ai loro occhi, il grande lago celeste. Un lungo ponte sorretto da robuste arcate di pietra separava la città di Lavenia dal castello. Percorsero il ponte immersi nell'azzurro del lago. Laraine non smise di guardarsi attorno un solo istante. L'incantevole bellezza del luogo fece passare in secondo piano tutte le preoccupazioni.

Quando arrivarono ai piedi del castello, trovarono la via bloccata dalle lunghe inferiate di un cancello. Davanti a loro, un uomo di mezza età. Indossava un kimono verde sbiadito sotto una lunga giacca dello stesso colore. Ai piedi, solo un paio di infradito. Accanto a lui, una ragazzina dai lunghi capelli celesti. Indossava un vestito regale e due fasce dorate ai lati del capo le trattenevano i capelli. Laraine notò la sconvolgente somiglianza con Mia Gray. Ad accompagnarla, una giovane donna in abito talare, con molta probabilità, la sua tutrice.

I cavalieri arrestarono la loro corsa e scesero da cavallo. Tolsero i loro elmi e si inginocchiarono ai piedi dell'uomo in kimono.

«Potete rialzarvi.»

La ragazzina al suo fianco corse dal giovane cavaliere capo spedizione e gli saltò al collo. «Ren sei tornato! Come sono contenta.»

Il cavaliere le rivolse un timido sorriso.

«Principessa Serah, un po' di contegno per cortesia! Non è così che si comporta una futura regina.» la richiamò all'attenzione la tutrice.

«Tutrice Serena, non siate così severa con lei, è ancora una bambina.» Le disse divertito l'uomo in kimono.

«Nobile Barrett, non dovete essere così accondiscendente con la principessa, finirete per viziarla.» Rispose impettita la donna.

Barrett ignorò di proposito l'ultimo commento della tutrice e si rivolse ai cavalieri. «Avete svolto un ottimo lavoro. Come sempre, avete dimostrato di tenere alto l'onore di Lavenia.» Lanciò poi un'occhiata al prigioniero. «Lui dev'essere Edgar Gunther. Edward Gray desidera incontrarlo al più presto.» Infine, posò lo sguardo su Laraine. «E questa ragazza?»

A rispondere, fu Ren. «È la complice.»

«Allora le voci erano vere. Avrò parecchie domande da rivolgerle dato che ha aiutato nella fuga l'assassino. Ora seguitemi, re Edward Gray ci attende.»

Dopo queste affermazioni, Il cuore prese a martellarle nel petto. Si volse alla ricerca dello sguardo di Edgar, ma vide che il giovane era teso; si stava preparando al suo esordio alla corte del re di Lavenia.

L'enorme cancello si aprì. Edgar e Laraine varcarono la soglia scortati dai cavalieri laveniani e da Barrett, per la seconda volta ostaggi di un regno straniero.

***

Regno di Benicassia, palazzo reale

Breanne scrutava la sfera verde che teneva in grembo. Il minerale di cui era composta rifletteva timidamente la fioca luce della candela posta in un tavolino al suo fianco. Con l'indice ne sfiorò delicatamente la superficie sferica e priva di imperfezioni come una lenta carezza.

«Oh, Tediana...»

Tediana era stata la sua guida, la sua maestra di vita. Doveva a lei tutto il suo sapere. Purtroppo, però, ella era tragicamente morta davanti ai suoi occhi, più di diciassette anni fa, lasciandola sola a questo mondo.

Prima di lei, era stata Tediana a custodire la sfera per moltissimo tempo ed ella ne conosceva ogni segreto.

In punto di morte, le mise tra le mani il manufatto. Ricordava ancora vividamente quegli istanti in cui si consumò la tragedia. Grosse creature alate dalle sembianze demoniache posero fine alla vita della sua guida e del suo villaggio natale. Quei mostri non erano giunti fino a lì per caso, qualcuno li aveva liberati e quel qualcuno Breanne lo avrebbe scoperto.

«Troverò chi è stato, dovessi arrivare ad uccidere con le mie mani chiunque osi intralciarmi...»

Si rialzò dalla cassapanca su cui era rimasta seduta fino a quel momento e si affacciò alla finestra del suo appartamento, posto all'ultimo piano del palazzo reale benicassiano. Fuori regnava l'oscurità. Nemmeno la Luna aveva fatto la sua comparsa preferendo rimanere celata dietro le nuvole. Volse lo sguardo al cielo.

Nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, ella non era rimasta con le mani in mano: Diciassette lunghi anni di premeditazione e ora, finalmente, il suo piano avrebbe visto la luce.

Mancava solo l'ultimo tassello per completare l'opera. Solo così Breanne avrebbe ottenuto la sua vendetta.

"Sento che è vicina..."

Immersa nell'oscurità della notte e in balia dei suoi pensieri, Breanne non aveva scordato la missione che le era stata affidata. Indossò un lungo mantello nero, nascose il volto sotto il cappuccio e si apprestò a lasciare le sue stanze.

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora