Capitolo 35.2: Acquachiara

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Passarono i minuti e dalle spoglie di Aleksandar non ci fu nessuna reazione.

Un breve fremito della sua mano, poi una leggera contrazione del volto. Poco dopo, Aleksandar riaprì gli occhi. La prima cosa che vide fu il soffitto del santuario.

"Una struttura pensata per lasciar passare tantissima luce naturale." Fu il suo primo pensiero.

Alzò la mano verso l'alto come se volesse afferrare un raggio di quella luce. Notò che quello sforzo non gli procurava nessun dolore. Si toccò il petto con l'altra. Le ferite inferte dal pugnale di Breanne erano sparite. Avvertì al loro posto una strana sensazione di vuoto che non seppe descrivere in un primo momento. La prova del nove fu il poter controllare di nuovo il suo corpo: mosse un piede e poi l'altro. Infine puntò i gomiti e si mise seduto. Tra le campate del santuario, alcuni angeli lo osservavano. All'improvviso, avvertì un tonfo. Si voltò. Alyssa giaceva a terra priva di sensi.

«Alyssa!» Esclamò Aleksandar.

Scese dall'altare, ma le gambe gli giocarono un brutto scherzo. Aleksandar cadde a terra. Cercò di rialzarsi, ma fu circondato da alcuni Angeli. Davanti a sé, Alyssa venne soccorsa da alcuni suoi simili. Il filo rosso che legava i loro mignoli si sciolse: il rituale era giunto al termine.

Gli venne intimato di percorrere un sentiero che non seppe dove lo avrebbe portato. La strada era in salita, immersa nel verde dei rampicanti e dei colorati fiori di Iris. A tratti riuscì a scorgere il panorama circostante. Più risalivano e più ad Aleksandar parve di trovarsi all'altezza delle nuvole. La luce del sole le illuminava creando un gioco di luci e colori che lo affascinò. In quel momento gli sembrò di essere parte integrante della raffigurazione che vide nel libro Stiff.

Giunsero nei presso di un giardino su cui si stagliava una sontuosa dimora: vetrate a sesto acuto, pilastri di candido marmo, al centro della struttura troneggiava una cupola d'oro. Aleksandar non seppe definire lo stile architettonico dell'edificio. Ad attenderlo, un nuovo gruppo di angeli. Tra loro spiccava un uomo affiancato da due ragazzine: indossava una tiara dorata sulla fronte e le sue vesti erano bianche con ricami d'oro. I suoi lunghi capelli bianchi erano stati raccolti a coda di cavallo. Tra le mani teneva un oggetto dalla superficie piatta e dalla forma leggermente ovale; un'elaborata cornice argentea su cui era stata posta una pietra blu con sfumature dorate e linee nere. I suoi occhi scrutarono quelli di Aleksandar. Gli angeli attorno a lui chinarono il capo e gli intimarono di fare altrettanto. Aleksandar li imitò.

«Il rituale è stato compiuto. D'ora in avanti sarai al servizio degli angeli e non ti sarà concesso scegliere in base alla tua volontà.» Esordì l'uomo. «Io sono Ashrae Van Mer, sovrano degli angeli.»

Aleksandar trasalì. D'altronde, trovarsi al cospetto del sovrano delle divinità non era cosa da tutti. Se questo era un sogno, non voleva più essere svegliato. Alzò lo sguardo e si vide riflesso nell'oggetto tenuto tra le mani del re degli angeli: realizzò che era uno specchio.

«Dobbiamo parlare.» Ashrae fece cenno ad Aleksandar di seguirlo. Attraversarono il parco che circondava il palazzo del sovrano degli angeli fino a giungere in una piccola cappella circolare dalle grandi vetrate istoriate. Ashrae entrò per primo.

«Avevo dato indicazione ad Alyssa di spiegarti la situazione in cui ti trovavi. Sapevo avresti scelto la morte, lo specchio l'ha riflesso.»

Aleksandar pensò che le parole del re degli angeli fossero enigmatiche. Aveva scelto la vita sacrificando la libertà a scatola chiusa. Non aveva idea che cosa avrebbe comportato. Che cosa avrebbe significato servire gli angeli?

Ashrae si voltò verso il giovane. «Alyssa Van Mer crede che tu sia entrato in contatto con un nostro simile.» Il re degli angeli non attese una sua risposta. «Riteniamo che quest'angelo sia in possesso di un oggetto che non gli appartiene, un artefatto che deve essere riportato nel regno di Acquachiara. Egli si è appropriato della Sfera di Dioptasio. Non conosciamo le sue intenzioni, ma se la sfera dovesse essere utilizzata nel modo sbagliato, la sciagura colpirebbe gli abitanti della terra.»

Ashrae scelse di non utilizzare mezzi termini. Fu così diretto che Aleksandar realizzò solo dopo qualche istante ciò che il sovrano aveva proferito. «Che cosa accadrebbe a loro?» Chiese d'impeto.

«Gli umani verrebbero completamente assoggettati al potere della sfera» disse una voce familiare alle sue spalle. Aleksandar si voltò: Alyssa si era unita alla conversazione. Fu sollevato nel vedere che stesse bene.

«Un potere oscuro si cela dietro gli artefatti degli angeli, per questo è bene che restino lontani dalla terra o quantomeno evitare che i loro poteri vengano sfruttati.» Aggiunse Ashrae. «La tua missione da oggi sarà trovare la sfera. È plausibile che chi ti abbia condotto fino alle rovine del Villaggio di Tediana sia l'angelo che stiamo cercando.»

Se le parole di Alyssa e Ashrae erano vere, l'oggetto sferico in possesso di Breanne custodiva un potere enorme e andava recuperato. Tuttavia, se esso aveva il potere di controllare i movimenti delle vittime designate, Aleksandar non aveva nessuna speranza di potergli sfuggire. Ripensò agli ultimi istanti in cui la sua vita cambiò per sempre. Di certo Breanne aveva utilizzato i poteri della sfera contro di lui. Tuttavia, esisteva un limite ai poteri che poteva sfruttare?

«Farò ciò che mi chiedete. Del resto, mi avete fatto intendere che non ho altra scelta.» Si limitò a dire Aleksandar.

«Alyssa ti accompagnerà durante il viaggio. È nel tuo interesse che lei resti in vita.»

«Deduco ci sia una cosa riguardante il rituale a cui mi avete sottoposto che non so ancora.»

Da quando aveva lasciato il santuario, quella strana sensazione al petto non lo aveva abbandonato un solo istante. Era come se il suo corpo fosse diventato un guscio vuoto, come se non avesse organi interni o un cuore pulsante.

«Se dovesse perdere la vita, il filo invisibile che vi lega si spezzerebbe e tu moriresti. D'altro canto, se fossi tu a morire, Alyssa riacquisterebbe la sua natura di Angelo che il rituale ha sigillato. Da un lato vi aiuterà a non essere percepiti dagli angeli, ma dall'altro potrebbe complicare le ricerche, per questo ci affideremo alla tua conoscenza. Una decisione che abbiamo preso soppesando vantaggi e svantaggi.»

«Probabilmente se l'angelo non avesse percepito la mia presenza al santuario del villaggio, avrei potuto recuperare il manufatto.» Intervenne Alyssa. «Ma del resto, non avrei avuto motivo di ritardare la tua chiamata ad Acquachiara.»

«La vostra priorità è recuperare la sfera. Potete andare.» Concluse Ashrae liquidando entrambi.

Alyssa fece un breve inchino e uscì. Aleksandar rimase dov'era.

«C'è ancora qualcosa che vuoi dirmi?» Chiese Ashrae.

Aleksandar fece un piccolo inchino di cortesia e lasciò la sala. C'erano ancora dei punti oscuri, come il motivo per cui un oggetto così pericoloso fosse finito sulla terra e perché si trovasse proprio nelle mani di Breanne.

Fuori ad attenderlo c'era la sua nuova compagna di viaggio. «Partiremo immediatamente, il tempo di prendere le ultime cose.»

Si diedero appuntamento nel piccolo specchio d'acqua situato ai piedi della roccaforte degli angeli. Aleksandar si affacciò nel lago e notò che rifletteva il paesaggio rigoglioso che li circondava senza lasciare intravedere il suo fondo. Immerse una mano e raccolse dell'acqua. Il suo gesto non produsse nessuna increspatura. Guardò il suo palmo e si vide specchiato.

Nel frattempo giunse Alyssa. Indossava un mantello bianco e rosso e con sé aveva un arco. Notò che aveva portato i suoi effetti personali: un piccolo borsello nero affibbiato a una cintura, il suo mantello e la sua bisaccia. Glieli porse e Aleksandar li indossò. Gli fece infine cenno di seguirlo.

«Gli specchi d'acqua ci permettono di raggiungere il vostro mondo e viceversa.» Spiegò Alyssa. «Giungeremo a Valesia prima che tu ne sia consapevole.» S'immerse nello specchio fino alle ginocchia «non perdiamo altro tempo.» Concluse.

Aleksandar rimase senza parole. Sembrava quasi impossibile che si potesse raggiungere la terra ferma da una pozza d'acqua stagnante. Era riluttante all'idea di immergersi in quello stagno, non sapeva per quanto ci sarebbe rimasto e l'idea di rimanere senza ossigeno lo stava terrorizzando. A quanto pare però, non aveva altra scelta. Vide Alyssa scomparire sotto i suoi occhi. Si fece coraggio e la imitò.

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