Capitolo 40: Tra le nuvole

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Edgar e Beatriss convennero che fosse necessario partire immediatamente dopo quanto era accaduto durante la premiazione del Palio di Aleksin. Re Johan fece sellare per loro e la guardia personale della principessa i migliori cavalli che aveva a disposizione: degli agili e veloci purosangue alesiani, adatti a cavalcare anche nei terreni più scoscesi.

Inoltre, mise a disposizione due cavalcature anche per i giovani Ren e Yukiko che avrebbero ripercorso il viaggio a ritroso, con il compito di consegnare la risposta del sovrano alesiano a Barrett Wolf. Yukiko sarebbe stata la portavoce della decisione di re Johan Ayne.

«Ser Ren ripone molta fiducia in voi, inoltre vi siete dimostrata una degna suddita del mio regno. Ti affido quindi il compito di portare le mie parole a Barrett Wolf e a re Edward Gray. Io e miei consiglieri non siamo nelle condizioni di poterci assentare dal governo del regno data la situazione di emergenza. Ti affido le mie volontà su questa pergamena, giovane Yukiko.» Le porse un rotolo di cartapecora sigillata con della ceralacca verde che prese tra le mani. La strinse a sé.

«Non vi deluderò.» Rispose determinata.

Nel frattempo, Edgar affiancò il giovane Ren all'uscita del maniero. C'era una cosa che voleva sapere prima di lasciare andare il giovane cavaliere laveniano. «Ebbene? Di cosa avete parlato tu e re Johan?»

«Nulla di rilevante. Si è limitato a offrirmi la sua acquavite preferita riempiendomi di domande su Barrett. Non l'avrei mai immaginato, ma quei due sono uniti da un solito legame di amicizia e di rispetto reciproco.»

Il quel momento, la mente di Edgar divagò immaginando l'incontro tra il giovane e Johan tra chiacchiere e bottiglie di acquavite. 

"No, non riuscirei a immaginare un Ren che non sia pacato e risoluto". 

«Quindi non avete discusso sulla possibile alleanza tra i due regni.»

«Johan aveva già deciso di appoggiare Lavenia qualora lo avesse richiesto. Quando disse di voler prendere tempo era solo una scusa per evadere dai suoi obblighi di regnante.»

«Maledetto Johan. Ti sei preso gioco di me.» Sbuffò, infastidito. Il suo orgoglio era appena stato messo a dura prova. 

Prima di partire, volle dire un'ultima cosa a Ren e Yukiko. «Ho tenuto fede alla promessa fatta a Barrett. Non me ne vogliate se non tornerò indietro con voi.»

«Re Edward non la prenderà affatto bene.» Disse Ren.

Il giovane non si curò della risposta del cavaliere. Aveva piena fiducia in Barrett. Fece cenno di saluto a Ren e Yukiko e raggiunse Beatriss che lo attendeva già in sella al suo destriero. 

«Forte PietraGuzza dista poco più di una giornata di cavallo dalla capitale alesiana. Possiamo solo augurarci che il tempo sia dalla nostra parte.» Asserì la principessa.

La principessa spronò il cavallo al trotto insieme a Edgar e al resto della sua guardia. Oltrepassarono la cinta muraria passando per l'ingresso situata a sud della capitale. Davanti a loro si aprì il caratteristico paesaggio montano alesiano. Le nubi basse ricoprivano il cielo e le vette dei monti, in quella giornata scura non ci sarebbe stato spazio per la luce del sole.

«Proseguendo per questa direzione prenderemo la via che porta al Passo, punto di congiunzione delle due valli, dove sorgono rispettivamente la capitale alesiana e glarissiana. L'importante è iniziare la discesa prima del tramonto, le temperature rigide presenti ad alta quota in questo periodo dell'anno non permettono soste prolungate. Se rimanessimo bloccati lassù a causa della neve o dell'oscurità rischieremo di morire assiderati.»

«Direi allora di non perdere altro tempo» suggerì Edgar.

Attraversarono la valle e seguirono il sentiero montano che li avrebbe guidati fino al passo. Dovettero prestare attenzione alla spessa coltre di neve ghiacciata che ricopriva il terreno, un passo falso e sarebbero potuti scivolare compromettendo la salute delle loro cavalcature. Fortunatamente, la salita si rivelò priva di intoppi. Raggiunta la cima il freddo si fece pungente e le nuvole spesse rilasciarono nuovi fiocchi di neve.

«Dobbiamo sbrigarci, il tempo muta in fretta quassù.» Impassibile di fronte al freddo, Breatriss fece loro strada verso il versante opposto da cui avrebbero imboccato il sentiero che li avrebbe ricondotti a valle, in territorio glarissiano. Quando ridiscesero di quota le nuvole si diradarono mostrando gli ultimi spiragli di luce di un tramonto ormai vicino.

Edgar fermò il cavallo e discese da esso. «Il sole sta calando e siamo quasi a valle, non è prudente proseguire oltre, i cavalli sono affaticati.» Notò però che la principessa non gli stava dando minimamente ascolto continuando per il sentiero. Stizzito, alzò la voce. «Ehi, dico a te! Principessa tra le nuvole!»

Beatriss si ridestò. Tirò le redini del suo cavallo facendolo svoltare. «Scusami, ero sovra pensiero.»

Edgar mise una mano sul fianco e inarcò un sopracciglio, ma la situazione, dopotutto, era comprensibile; l'attesa di conoscere la verità sul re e sulle sorti del regno avevano reso Beatriss taciturna  e con l'espressione di chi aveva per la testa mille preoccupazioni. Decise di non interferire. Legarono le briglie dei loro cavalli su alcuni rami e si accamparono poco lontano dal sentiero.

La serata fu animata per lo più dallo scoppiettio del fuoco. Poche chiacchiere vennero proferite dal gruppo. Tutti cenarono in religioso silenzio eccetto Beatriss. Con sguardo torvo, scrutò la sua razione di cibo senza mettere nulla sotto i denti.

«Se non ti sforzi di mangiare qualcosa non sarà facile riflettere sul da farsi in modo sensato.» Edgar le si sedette accanto. 

«Non ho molto appetito.»

«Posso immaginare come ti senti. Sei preoccupata per tuo padre e per le sorti del regno di Glarissia, ma rimuginarci prima del tempo rischia di diventare controproducente.»

Beatriss annuì col capo, assorta.

Edgar si soffermò con lo sguardo su Beatriss. «Guarda che io non ti porto in spalla.»

«Non è necessario che ti preoccupi per me, so badare a me stessa e so di cosa ho bisogno.» Rispose con fare presuntuoso.

Edgar constatò che non aveva abbandonato quel suo tono saccente e questo era un buon sintomo. Fece spallucce e tornò al suo giaciglio improvvisato per passare la notte.

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