Capitolo 48: La Strega

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Centinaia di fili invisibili all'occhio umano collegavano le mani di Breanne alla Sfera di Dioptasio. La strega muoveva questi fili immaginari consentendo ai suoi soldati fantoccio di muoversi. I suoi pupazzi di terracotta venivano costruiti con argilla e ferro nelle segrete del palazzo reale Benicassiano. Questo era il massimo che era riuscita a ottenere con il suo potere. Breanne non era stata benedetta dall'Albero della Vita e quindi non le sarebbe mai stato concesso di utilizzare il vero potere della Sfera, ma se avesse avuto lo specchio tra le mani, le cose sarebbero state differenti. All'improvviso, tutti questi fili si spezzarono e Breanne perse il controllo della battaglia che infuriava a Glarissia. Non era più necessario sprecare altre energie. Questa volta era stata sconfitta.

Furiosa, scattò in piedi. «Maledizione!» Il grido rabbioso di Breanne venne percepito fino all'esterno dei suoi appartamenti, ma nessuno si sarebbe avvicinato a lei per fare domande, non se voleva avere cara la pelle. In preda alla frustrazione, gettò a terra i manoscritti e le fiale sopra il tavolo al centro del suo laboratorio provocando un fragoroso rumore.

«Che siate tutti maledetti!»

***

Laraine ascoltava lo sfogo dell'angelo appena fuori dai suoi appartamenti. Era stata attirava dalle urla della donna come ogni persona che lavorava e viveva nel cupo palazzo benicassiano. Nessuno però, era intervenuto; tutti si erano voltati dall'altra parte facendo finta di niente. La paura per la strega era tanta e la curiosità troppo poca per vincerla.

«Se non si fossero messi in mezzo quei dannati cavalieri daleniani avrei reso la vita di quei glarissiani un inferno!» Gridava ancora Breanne.

"Avrei dovuto capirlo subito che sorella Breanne stava mentendo, non avrebbe mai mantenuto la promessa di non prestare i suoi poteri a Leonide. Sono stata una sciocca a crederle."

Dentro di lei crebbe il desiderio di intervenire. "Se non la fermo, altri innocenti moriranno."

Che cosa poteva fare? L'unica possibilità che aveva era sottrarle la sfera, soltanto in questo modo avrebbe perso il controllo sui suoi burattini e Leonide sarebbe stato il comandante di un mucchio di coccio inutilizzabile. Come poteva riuscirci? La sfera era divenuta ormai parte di Breanne. La teneva sempre con sé e non se ne separava mai.

"Devo trovare un modo per sottrargliela. Non voglio essere parte di un'inutile vendetta tra angeli. Per colpa loro, gli esseri umani della terra stanno soffrendo. Non è giusto, non abbiamo il diritto di decidere del loro destino."

Per troppo tempo era stata a guardare inerme, era ora che anche lei facesse valere la sua voce in capitolo. Si fece coraggio e aprì la porta degli appartementi della Strega.

«Non ti hanno insegnato a bussare?» Le urlò contro Breanne.

Il cuore le salì in gola. «Sorella, ero preoccupata per voi, ho sentito le vostre grida dal corridoio e...»

«Fa silenzio, Celia. Non dire una sola parola.» Disse isterica la strega.

Laraine si ammutolì. Breanne la fissò con sguardo truce, trucco viola sbavato. Vista così faceva davvero paura.

L'angelo fece un profondo respiro come a voleri ritrovare la calma perduta. Farfugliò alcune parole che Laraine non comprese. Poi si affacciò all'ampia vetrata del suo studio che dava sul lato ovest del palazzo reale benicassiano.

«Non è ancora finita. Sul continente è stato versato moltissimo sangue e il suo odore oramai è giunto ad Acquachiara. Sento che gli angeli del Regno dei Cieli hanno voltato il loro sguardo verso la terra con apprensione ed è solo questione di tempo prima che giunga qui il loro signore.» Fece una breve pausa e un sorriso malefico comparve sul suo viso. «E io lo aspetterò a braccia aperte.»

«Qual è il mio ruolo in tutto questo?»

«Ho già detto che tu mi aiuterai a smascherare l'angelo cattivo, l'hai già dimenticato?»

«Con quali mezzi? Da sola non ho poteri.»

«Il Signore degli angeli porterà con sé il manufatto che da millenni custodisce. Questo perché non se ne può separare. Il mio obiettivo è nientemeno che l'oggetto che si porta appresso. Quando l'avrò ottenuto, la sfera diverrà tua e insieme predirrai il mio futuro cosicché possa cambiare il mio destino qualora mi sia avverso, trovare l'angelo che bramo e ucciderlo.»

"Il suo obiettivo è sempre stato lo specchio!" Laraine fissò sconvolta la strega.

"Ma certo, la stirpe O'Reill ha il pieno controllo su di esso. Breanne è la custode della Sfera e non ha pieni poteri su di essa, ma non è così per lo Specchio. Lo vuole utilizzare per controllare il loro spirito". Rabbrividì.

"E io, che sono una Van Mer, una volta che avrà il pieno controllo su di me, mi cederà la sfera ordinandomi ciò che più le aggrada. È inaudito. Non posso permetterglielo, devo fermarla. Ora o mai più!"

Si avvicinò a Breanne puntando lo sguardo dritto sulla sfera. "Devo farcela, devo sottrargliela!"

All'improvviso, la investì un forte dolore al capo e le mancò il pavimento sotto i piedi; Laraine cadde a terra, stordita dal violento colpo al capo che Breanne le aveva inferto. «Stupida mocciosa, cosa credevi di fare?» L'ammonì la strega.

La ragazza si puntellò sui gomiti e si rialzò, barcollante. «Non si era forse capito? Voglio fermarti. Ormai ho capito il tuo piano, io per te non sono poi così tanto diversa dalle tue bambole di coccio e latta. Piuttosto che fare ciò che mi ordini, preferisco morire, ma prima di lasciare questo mondo, farò ciò che dovevo fare fin da subito: sottrarti la sfera.»

Breanne sorrise. «Non aveva senso nasconderlo, prima o poi l'avresti capito. Ebbene sì, hai indovinato. Speravo di lasciarti in libertà vigilata ancora per un po', ma il tempo è stato tiranno. Sai, ho adorato la tua ingenuità, così come la dualità che è in te. L'animo di un angelo e quello di un'umana che vivono in simbiosi all'interno di un corpo così fragile. Purtroppo però non posso permetterti di ostacolarmi, perciò ti chiedo di farti da parte fino a quando non avrò ottenuto lo Specchio di Labradorite.»

Una presenza alle spalle colse di sorpresa Laraine. Una guardia fantoccio la immobilizzò stritolandola tra le sue braccia in una morsa di ferro.

«Lasciami!» Laraine cercò di divincolarsi, ma il risultato che ottenne fu che il soldato serrò la presa più forte. Sfinita, si arrese. Breanne le si avvicinò porgendole la sfera. «Non essere impaziente, Celia. Presto sarà nelle tue mani.» Un sorriso di scherno comparve sul volto della donna, «ma per ora è giusto che tu rifletta sugli errori commessi da una cella di prigione.» Fece poi cenno al soldato di lasciare la stanza.

«A presto, mia dolce e piccola Celia» disse Breanne mentre la ragazza veniva portata via.

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora