Capitolo 46.1: Faccia a faccia

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Edgar e Beatriss spronarono il cavallo senza sosta fino a raggiungere il maniero glarissiano diroccato ai piedi del massiccio del monte Tamaro. Travolsero tutti i nemici che gli si pararono contro senza mai guardarsi indietro, determinati a trovare Alein IV.

Percorsero una strada tutta in salita e scavata nella roccia fino a giungere a un ponte di pietra che univa due costoni di roccia altrimenti divisi da un burrone. Ad attenderli, quattro armigeri benicassiani di guardia.

Edgar balzò giù da cavallo e Beatriss lo seguì a ruota.

Il giovane estrasse la spada e attese i soldati benicassiani: anticipò il fendente del primo menando una stoccata che gli arrivò dritta in pieno ventre non lasciandogli scampo. Fu il turno del secondo; parò l'attacco e fece per contrattaccare, ma un terzo soldato s'intromise nello scontro. Edgar indietreggiò, ma fu colto alla sprovvista da un quarto soldato, schivò un fendente che gli arrivò vicinissimo in viso. Tuttavia, il soldato non riuscì a rincarare la dose: Beatriss gli arrivò alle spalle e con un montante a due mani gli apri uno squarcio alla schiena. Il soldato collassò su se stesso.

«Per un soffio, me la sono vista davvero brutta» disse Edgar.

«Risparmia il fiato per il prossimi nemici.» Rispose risoluta la principessa.

Gli ultimi due armigeri rimasti li affrontarono insieme. Edgar e Beatriss pararono i rispettivi affondi nemici. La giovane volteggiò su se stessa e sferrò un attacco orizzontale che recise l'armatura di maglia e procurò un profondo taglio al ventre del soldato mentre Edgar deviò il colpo nemico per poi menargli un fendente letale dalla spalla destra al fianco sinistro.

Era fatta, l'ingresso del maniero era stato liberato. Prima di riprendere l'avanzata si concessero un momento di respiro.

«Più soldati umani incontriamo, più sono convinto che al maniero incontreremo Alein IV.» Edgar fissò inquieto la lama insanguinata della sua spada.

«C'è qualcosa che non mi convince in tutto ciò. Ho un brutto presentimento.» Beatriss volse lo sguardo verso la valle che separava la capitale dalla foresta e dai monti. Gli uomini del generale Baaron erano ormai giunti in città, facendo piazza pulita dei soldati benicassiani.

«Ora che ci penso, non abbiamo incontrato molta resistenza.»

Breatriss strinse le mani al petto come se volesse rivolgere una preghiera alla Dea. «Mi auguro solo che vengano coinvolti meno civili possibili.» Voltò poi le spalle a Edgar e proseguì fino al portone che li separavano dall'ingresso della dimora barniana.

«Non credo troveremo qualcuno propenso ad aprirci.» Edgar fissò la grande porta di legno massiccio e solido ferro battuto. Si accorse solo in un secondo momento che nel frattempo Beatriss si era allontanata tentando la scalata verso la nuda roccia con l'intento di raggiungere una finestra del maniero.

«Tenace la principessa.» Edgar la imitò. Ruppero la bifora più vicina a loro e vi balzarono dentro atterrando sopra un soppalco di legno. Il rumore di vetri in frantumi attirò inevitabilmente l'attenzione di altri due soldati nemici. Edgar li affrontò avendo la meglio, infine ripresero la ricerca del loro obiettivo. Percorsero guardinghi un ampio atrio collegato alla sala grande, luogo un tempo adibito a ricevimenti e feste. Pilastri costruiti con robusti blocchi di pietra sorreggevano ampie arcate a sesto acuto da cui pendevano candelabri e drappi rossi e gialli: i colori della casata Barnos. Tutto appariva inviolato, come se il tempo si fosse fermato in quel luogo. Solo alcuni soldati di ronda tenevano alta la guardia; Edgar e Beatriss sfruttarono i pilastri per nascondersi, sfuggendo così alla loro vista.

«Dall'esterno non l'avrei mai detto, ma questo posto è davvero incredibile.» Edgar volse lo sguardo verso le grandi volte dell'edificio.

«Avrete tempo per ammirarlo una volta che avremo liquidato Alein IV, ora andiamo.»

«Hai idea di dove possa trovarsi?»

«Un luogo da dove può tenere sotto controllo tutto e tutti e da dove può fuggire facilmente in caso di intoppi: la torre del re.»

***

Leonide Regan scrutò dall'alto della torre del re l'infuriare della battaglia. Sorrise, compiaciuto.

«Hanno scelto come campo di battaglia la capitale stessa, si stanno giocando il tutto e per tutto.»

«Phillip Vàlera lo aveva previsto» disse una voce femminile alle sue spalle.

Leonide sorrise. «Motivo per cui abbiamo preparato una sorpresa per i nostri ospiti.» Si voltò verso la sua interlocutrice e rivide se stesso. «Sono impressionato dalle tue capacità creative, Breanne. Direi che è identico a me.»

«La sfera può questo e altro» proferì la copia di Leonide.

«È disturbante però sentirlo parlare con la tua voce.»

«Non temere, userò un filtro creato da Phillip per imitare la tua.»

«Splendido. Non chiedevo di meglio.»

«Secondo le mie previsioni, i glarissiani raggiungeranno presto il palazzo.»

«Non ci resta che attendere il loro arrivo.»

«Phillip ti ha già dato istruzioni su come lasciare il palazzo reale di Glarissia. La via di fuga è libera. Non sarà un tracciato semplice, ma questo ti permetterà di raggiungere il porto da una via segreta. Lì ti attende un piccolo contingente di uomini per la ritirata.»

«È un vero peccato non poter restare qui a godermi lo spettacolo ancora per un po'.» Leonide si apprestò ad abbandonare la torre. «Il tuo ruolo è solo un diversivo. Il tempo sufficiente per fare in modo che i tuoi fantocci arrivino in rinforzo agli uomini già presenti per radere al suolo l'intera città. Rimarrà solo cenere e finalmente, anche il regno di Glarissia verrà piegato sotto la mia volontà.»

«Ogni tuo desiderio è un ordine, Leonide.»

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora