Capitolo 43: La prigione di Niblen

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Edgar e Beatriss cavalcarono giorno e notte diretti al passaggio nascosto che avrebbe permesso loro di raggiungere le prigioni di Niblen.

Si diressero a sud affrontando sentieri impervi, resi scivolosi dal ghiaccio o di difficile transito a causa della neve. Quando, secondo Beatriss, furono vicini all'obiettivo, lasciarono le cavalcature a debita distanza e proseguirono a piedi per evitare di essere seguiti o che il nitrito dei cavalli potesse attirare l'attenzione di qualcuno e scoprire il passaggio segreto. Raggiunsero la cavità naturale non senza qualche difficoltà: la neve aveva ricoperto ogni centimetro di quel terreno confondendo la stessa principessa che quei luoghi conosceva bene. Dovettero più volte ritornare sui loro passi.

La grotta era un tripudio di stalattiti e stalagmiti calcaree di ogni forma e genere. Le pareti rocciose erano intervallate da piccole fessure che durante la bella stagione permettevano alla luce del giorno di illuminare la cavità interna, ma ora, molte di essere, erano state ostruite dalla neve e dal ghiaccio.

Edgar accese una torcia e si guardò attorno. «Non ho mai visto nulla di simile.» Si separò da Beatriss e cominciò a esplorare il luogo toccando con mano le stalagmiti.

«Cerchiamo di stare uniti, qui dentro è facile perdersi.» Lo ammonì Beatriss.

«Mi chiedo solo come tu abbia scoperto questo luogo.»

«Quando ero piccola non stavo mai ferma, ero sempre alla ricerca dell'avventura. Esploravo sentieri montani, valli e grotte. Mio padre non approvava, ma dovette rendersi conto che era l'unica cosa che mi tenesse viva. Un giorno, insieme ad altri ragazzini, scoprimmo per puro caso questo luogo, ci addentrammo in profondità e giungemmo alle rovine di quello che ci parve un forte. All'epoca non sapevamo ancora che si trattassero delle segrete di Forte Niblen. Intimoriti e per paura di essere scoperti, tornammo sui nostri passi e giurammo a noi stessi che non lo avremmo rivelato a nessuno. Più tardi facemmo delle ricerche e scoprimmo che questo luogo era stato tempo addietro battuto dai contrabbandieri e dalla povera gente.»

L'oscurità iniziò a farsi sempre più insidiosa e l'aria sempre più rarefatta. Edgar perse totalmente l'orientamento e la cognizione dello scorrere del tempo. La luce della torcia si fece sempre più fioca per la mancanza d'ossigeno.

Divenne irrequieto e la cosa non passò inosservata agli occhi della principessa che lo rassicurò. «In questo momento ci troviamo sotto il monte che sovrasta le rovine del forte, ti sentirai mancare il respiro, ma non devi lasciarti sopraffare dal panico, siamo vicini all'obiettivo.»

Beatriss arrestò il passo e fece cenno a Edgar di avvicinarsi. «Devi sapere che le prigioni di Niblen sono situate nelle fondamenta del forte. Una parte di esse sono scavate nella roccia che a causa di alcuni cedimenti strutturali crollò portando con sé una parte del forte. Dopo la riconversione del luogo a prigione, il forte è stato nuovamente reso agibile, ma si è deciso di non intervenire nella zona crollata che è rimasta così abbandonata. Spero tu non abbia timore di sporcarti perché strisceremo sulla terra per parecchi metri.» Beatriss raggiunse il punto in cui la parete rocciosa era crollata, si accucciò nei pressi di un piccolo cunicolo e vi entrò. Edgar la seguì. Alzò lo sguardo e la visuale non gli dispiacque affatto. Beatriss lo notò.

«Ehi tu! Non ti azzardare a guardare.»

Edgar distolse lo sguardo, stizzito. «Non sto affatto guardando.»

Percorsero lo stretto passaggio battibeccandosi a vicenda fino a quando giunsero ai sotterranei del forte. Una fievole luce filtrava dall'uscita del cunicolo che era stato sbarrato da un masso. Beatriss scostò la pietra e finalmente poterono uscire. L'aria si fece nuovamente respirabile.

La principessa si passò una mano sulla divisa pulendola dalla polvere alla bene e meglio. «Ci troviamo sotto il forte, a quanto pare questa stanza funge da vecchio deposito. Qui vicino troveremo le segrete. Non so cosa aspettarmi, non mi sono mai spinta così oltre.»

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