Capitolo 29: Incompreso

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La strega aveva finalmente un nome: Breanne O'Reill e non avrebbe più lasciato la mente di Edgar. Lo ripeteva tra sé e sé come un mantra mentre passeggiava distrattamente per i corridoi del castello laveniano.

Barrett ed Edward non si erano più curati di lui, le priorità erano diventate altre. Che cosa si sarebbero detti lontani da occhi indiscreti? Avrebbe voluto essere un qualsiasi suppellettile di quella stanza per udire i loro discorsi. Voleva sapere ogni cosa del presunto angelo del Regno dei Cieli e dell'uomo che era con lei.

Il potere del suo arco incantato era in grado di respingere il più potente dei mostri conosciuti. Edgar ricordava perfettamente il momento in cui le sue frecce lo colpirono arrestandone la furia. Non esisteva essere umano in grado di imitarla.

Ella, inoltre, aveva dichiarato di essere alla ricerca di un artefatto: la Sfera di Dioptasio. L'oggetto della discordia che stava gettando nel caos l'intero continente di Valesia era nelle mani della strega. Se non fosse stato per le sue parole, nessuno degli alleati avrebbe mai potuto anche solo lontanamente intuire cosa si celasse dietro alla spaventosa potenza bellica di Alein IV. Informazioni preziose che andavano protette dal nemico.

«Edgar!» Esclamò la voce di una ragazza attirando la sua attenzione.

Il giovane si voltò e ai suoi occhi apparve la figura minuta di Laraine.

Edgar ritornò in sé. Si era abbandonato alle riflessioni senza prestare attenzione a dove fosse diretto e ora si trovava nel giardino interno del castello. Proseguì la passeggiata al fianco di Laraine.

Tra i fiori invernali e gli arbusti spiccavano alcuni alberi posti al centro di esso: un noce, un nocciolo, un tiglio e un melo. Edgar calpestò la neve e alzò lo sguardo verso i rami spogli del tiglio, incuriosito dalla scelta di queste piante. Con molta probabilità, avevano un significato ben preciso.

«Barrett mi aveva informata della tua partenza per Aleksin. Com'è andato il viaggio?» Ruppe il silenzio Laraine.

"Già... Com'era andato il viaggio?"

Edgar si fece scuro in volto. La preoccupazione per la capitale laveniana aveva preso la priorità su ogni cosa costringendo il gruppo a un rinvio del piano di Barrett di stringere un'alleanza con gli alesiani.

«Presto ripartiremo. Siamo dovuti tornare sui nostri passi per accertarci che qui alla capitale non si fosse abbattuta la sciagura del Leviatano. Fortunatamente, c'è ancora tempo.»

Laraine posò lo sguardo interdetto su Edgar. «Come lo sapevi?»

Le parole gli morirono in gola. Si diede dello stupido. Come poteva dirle che lui aveva sognato il destino che attendeva Lavenia?

«Serah mi ha raccontato ogni cosa, sembravi conoscere i nuovi arrivati...» Incalzò Laraine.

Edgar aveva visto l'angelo colpire il mostro con il suo arco incantato e aveva visto Ren finire divorato davanti ai suoi occhi. Edgar sapeva e per questo si sentiva impotente. Strinse i pugni. Avrebbe dovuto raccontarle la verità? Socchiuse la bocca, ma si bloccò. Nella sua mente balenò il ricordo di Barrett che gli intimava di separarsi da lei e di non coinvolgerla ulteriormente nelle sue battaglie.

Il silenzio di Edgar insospettì Laraine. Quella conversazione stava prendendo una brutta piega.

«Ti chiedo di avere fiducia... in me» fu tutto quello che riuscì a dire. Era conscio che non sarebbe bastato a soffocare la curiosità di Laraine, ma in quel momento, il dovere di separarsi da lei prese il sopravvento. Per il bene di Laraine, dovevano dividersi.

Laraine distolse lo sguardo da lui. S'inginocchiò ai lati di una piccola aiuola. Colse un fiore da terra e ne annusò la fragranza. «Dopotutto e come accadde ad Aalborg. Anche in quell'occasione mi chiedesti la stessa cosa. Va bene, Edgar. Continuerò ad avere fiducia in te, anche se... No niente.»

Edgar notò un velo di tristezza aleggiare sul volto della ragazza. Da quando avevano messo piede a Lavenia, c'era qualcosa di diverso in lei. Avrebbe voluto che esternasse le sue preoccupazioni, ma come poteva chiedergli una cosa simile dopo che lui stesso non le aveva detto come stavano realmente le cose? Quello era sintomo che non avevano più nulla da dirsi. Se così doveva essere allora era giunto davvero il momento di separarsi lei.

«In questi ultimi tempi sono successe molte cose, chiederò a Barrett di ridarti la libertà che ti è stata tolta. È ingiusto che tu sia in ostaggio per causa mia. Ti ho causato fin troppi problemi e devi essere molto stanca.»

Laraine fece cenno di no col capo. «Non devi preoccuparti di questo, qui mi trovo bene, ho fatto amicizia con la principessa Serah e Barrett non mi fa mancare nulla, anche se ammetto che viaggiare con te un po' mi manca.» Sorrise malinconica mentre faceva ruotare lo stelo del fiore che teneva in mano.

«Al mio fianco hai corso già troppi rischi. Non sono in grado di proteggerti come vorrei. Come se non bastasse, a stento sai maneggiare un'arma. È troppo pericoloso.»

«Se resto qui potrei finire divorata da un mostro.»

«Fino a quando quell'angelo veglierà sulla città di Lavenia, sarai al sicuro.»

«Mi chiedo se possiamo fidarci veramente di loro...»

Nemmeno Edgar era certo di poter confidare in loro. Tuttavia, quel sogno premonitore non aveva dato adito ad alternative. «A oggi, non abbiamo altra scelta.» Si limitò a dire.

Laraine tacque, si limitò a raccogliere da terra altri fiori e si rialzò, voltò poi le spalle a Edgar e si allontanò.

Si diede dello stupido per averla trattata in quel modo, ma che scelta aveva? La voleva proteggere a ogni costo, anche se questo avrebbe comportato allontanarla per sempre da lui. Aveva commesso un errore con Mia, non si sarebbe ripetuto una seconda volta. Una parte di lui voleva inseguirla, scusarsi, dirle come stavano davvero le cose, mentre dall'altra sapeva che così facendo non le avrebbe portato nulla di buono. Prevalse quest'ultima parte. Era stanco, terribilmente stanco... E incompreso. Fece un profondo respiro e si passò una mano tra i capelli pettinandoli all'indietro.

«Laraine!» Gridò infine, ma la ragazza era già lontana per poter sentire la sua voce.

***

Era chiaro come il giorno che Edgar volesse allontanarla da lui.

"Tenendomi all'oscuro di tutto è convinto che sia l'unico modo per proteggermi."

Non avrebbe provato a far desistere Edgar dal dirle la verità, in fondo era stata coinvolta in questa guerra per qualche scherzo del destino. Se il suo volere era allontanarla, non avrebbe replicato e avrebbe proseguito per la sua strada. Del resto, tutta questa storia non avrebbe dovuto riguardarle fin dall'inizio.

"Lui sta combattendo per la sua gente e per il continente e io ho avuto la presunzione di potergli essere d'aiuto. Non sapevo niente eppure avevo la convinzione di aver capito tutto."

Raggiunse le stanze che Barrett le aveva messo a disposizione come sua ospite, con sé aveva ancora i fiori che aveva colto nel giardino, con un po' di lavanda avrebbe raggiunto il suo scopo...

La Strega del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora