5 - La prima paura (III)

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Vergine
"Non frenatevi in questa giornata.
A meno che non siate alla guida di una Ford Mustang"

Era passata una settimana da quando Christian mi aveva portata con lui dal tatuatore, ma non ero ancora riuscita a ricambiare il favore, dato che aveva finto di essere troppo occupato con gli allenamenti di football per pensare al compito del professor Nolan.

Sapevo che fossero solo un mucchio di bugie, perché Effie lo aveva visto più volte al nostro parchetto a fare due tiri. Senza maglietta, aveva sottolineato, come se la cosa potesse interessarmi in qualche modo.

«Non vedo perché dovresti lamentarti». Laya ripeté quella frase per l'ennesima volta. Oggi sembrava che avesse assunto una modalità particolarmente polemica, probabilmente aveva litigato con la sorella per qualche vestito rovinato. «Non volevi neppure farlo questo lavoro di gruppo».

Incastrai la cannuccia tra le labbra. «Perché voglio ricattarlo con una sua paura» ammisi. Era da una settimana che volevo vendicarmi e stavo diventando impaziente. Lanciai uno sguardo di fuoco al cucciolo di golden retriever seduto al tavolo con noi. «Ovviamente tu non dirai nulla, vero Philip?» lo minacciai.

Da quando lui e Laya avevano iniziato il loro progetto - del quale entrambi erano assurdamente vaghi – si sedeva con noi a tutte le pause. Non che m'importasse, perché diluivo volentieri l'altra presenza ingombrate che aveva iniziato a raggiungerci al nostro tavolo. Alex continuava a fare da corriere tra me e Alison, anche se l'ultima volta si era rifiutato di consegnare alla sorella un libro che contenesse le parole "caldo" e "fuoco" nel titolo. Mi aveva ricordato che Alison aveva solo tredici anni, come se la stessi portando sulla cattiva strada con i miei romanzi rosa.

«Ovviamente non dirò nulla» rispose Philip, guardandosi attorno. «Ma credo che oggi sia il tuo giorno fortunato».

Avrei voluto chiedergli perché fosse il mio giorno fortunato, ma proprio in quel momento un'ombra si proiettò sul mio pasticcio di zucchine. Christian appoggiò le nocche sul tavolo, sbilanciandosi nella mia direzione con aria impaziente. Mi osservava con un sorrisino divertito che mi mise subito di cattivo umore. Avevo immaginato che mi stesse evitando perché terrorizzato all'idea di affrontare una sua paura, ma dalla sua espressione non sembrava affatto preoccupato.

«Hai lezione oggi pomeriggio?» domandò, mentre l'angolo della sua bocca formava un ghigno.

«No?» azzardai.

Risposi proprio così, come se fosse una domanda. Fino a pochi istanti prima ero del tutto convinta della mia posizione di forza, ma ora non ne ero più molto convinta.

«Fatti trovare pronta tra mezz'ora» ordinò, staccando le mani dal tavolo e muovendo qualche passo all'indietro. «Ci vediamo fuori».

Non risposi e sollevai un sopracciglio. Perché avevo la sensazione che il mio piano infallibile stesse andando in fumo? Ad ogni modo Christian non sembrava in attesa di una conferma. Semplicemente si voltò e uscì dalla mensa sotto gli sguardi languidi del tavolo delle cheerleader.

C'era qualcosa che mi stava sfuggendo. Forse la sua prima paura era un qualcosa di assolutamente ridicolo. Come dover affrontare un branco di cuccioli di cane, o cucinare delle polpette.

Ero talmente persa nei miei pensieri, che feci solamente un gesto distratto con la mano quando Laya e Philip si alzarono. Quei due ormai erano talmente in simbiosi che iniziavano a inquietarmi. Era assurdo che Nolan li avesse convinti a collaborare in quel modo e mentalmente mi segnai di indagare sul loro compito.

Una borsa sbattuta sul tavolo mi fece trasalire. Sollevai gli occhi in tempo per vedere le inconfondibili mani di Madison Pierce stringersi attorno a una bottiglietta di acqua francese. Ci guardammo a lungo, lei mentre masticava rumorosamente una gomma e io mentre giocherellavo con il cibo nel mio piatto. Esattamente quale motivo spingeva l'ape regina della scuola, nonché capo delle cheerleader a sedersi al tavolo con me?

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora