7 - La festa

1.7K 133 190
                                    

Pesci
"Regola della serata: one tequila, two tequila, three tequila, floor"


Le feste a casa di Philip erano un eccesso di alcol, persone e musica. Avrei voluto dire di esserne abituata, ma quella era la prima volta che venivo invitata. Beh, in realtà avevo l'impressione che chiunque potesse entrare, ma in genere preferivo evitare tutta quella gente. Ero lì solo per il mio progetto con Christian. Ero lì perché non ero riuscita a smettere di pensare alla sua reazione in quello spogliatoio, neppure per un attimo.

«Sapete perché qua in America fa freddo?». Philip era sbragato su un divano da quaranta minuti e non la smetteva più di raccontare pessimi indovinelli. «Perché è stata scoperta».

Alzai gli occhi al cielo, quando sentii Laya ridere accanto a me. «Vuoi unirti al suo club d'adorazione?» le chiesi divertita, indicando una decina di ragazze appollaiate sui divani vicini.

Lei fece una smorfia, ma non ebbe modo di rispondere, perché Effie ci raggiunse a passo di marcia. Stava lottando contro la gonnellina a fiori che le avevo prestato. «Questo posto mi fa venire l'orticaria» dichiarò, tirandola per l'ennesima volta verso il basso. Non eravamo riuscite a farle abbandonare le sue immancabili ballerine – una cosa orrenda che indossava da quando avevamo dodici anni – ma aveva un portamento così elegante, che sarebbe risultata la più slanciata anche con un sacchetto della spazzatura addosso. «Possiamo andarcene?» piagnucolò.

«Devo trovare Christian, prima» replicai, guardandomi attorno. Era tutta la sera che mi evitava. Ogni volta che malauguratamente ci eravamo ritrovati nella stessa stanza, era sparito in un secondo.

Una gomitata contro il fianco mi fece strizzare gli occhi. «Echeccazzo, Laya» mi lagnai, massaggiandomi il busto.

«Scusa» si affrettò a replicare, «ma ho trovato il tuo partner».

Feci una smorfia. «Smettila di chiamarlo così» bofonchiai. Tuttavia, non riuscii a impedire ai miei occhi di seguire la linea tracciata dalla sua mano, fino al lato opposto della stanza.

Christian se ne stava pigramente appoggiato al bancone della cucina, con la schiena ricurva e i polsi incrociati. Era circondato da un gruppetto di ragazzi che non conoscevo e, dalla mia posizione, era impossibile sapere di cosa stessero parlando.

«Devi muoverti, se vuoi finire questo progetto». Laya mi tirò l'ennesima gomitata, facendomi sobbalzare.

«Vuoi uccidermi?» le domandai preoccupata. 

Lei sfoderò un finto visino angelico. «No, se posso evitarlo».

«Allora smettila di colpirmi».

Effie s'inserì tra di noi. «Time out, ragazze» disse mimando una grossa "T" con le mani. «Cerchiamo di andarcene il prima possibile, okay?».

Annuii, continuando a massaggiarmi il fianco. Non avevo tempo per ragionare, perché se Christian mi avesse vista, avrebbe finito per dileguarsi di nuovo. Mi fiondai dall'altra parte della stanza, ma ero così concentrata sul non perderlo di vista che, quando arrivai di fronte a lui, il mio cervello era una tabula rasa. Non sapevo da dove iniziare, così mi limitai a posare le mani sul bancone. «Avete vinto» dichiarai, sporgendomi verso di lui.

Christian doveva essersi accorto del mio arrivo, perché, prima di rispondere, continuò a osservare il bicchiere davanti a sé. A giudicare dall'odore, era qualcosa di più forte della birra, ma lui continuava solo a rigirarlo tra le mani, come se non fosse convinto di berlo. «Abbiamo vinto» confermò infine, portandolo alle labbra velocemente.

Restai per un po' in silenzio, mentre il rumore della festa attorno a noi si alzava. Credevo che avrebbe aggiunto qualcosa, ma Christian tornò a ignorarmi come se sapesse che c'era qualcosa in sospeso tra di noi.

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora