73 - L'ultima paura (II)

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Claire


Effie si sporse dalla sedia accanto al mio lettino per far in modo che la sua voce si sentisse oltre il ronzio delle macchinette accese.

Contro ogni ragionevole dose di buonsenso, avevo deciso volontariamente d'imbucarmi in uno studio di tatuaggi.

Se ci ripensavo adesso, sdraiata sulla carta a strappo, con la puzza di disinfettante che mi graffiava arrogantemente le narici e una musica rap che ripeteva le stesse quattro parole da dieci minuti, non sapevo proprio cosa mi fosse preso.

Un'ultima paura.

Era stato quello l'accordo tra me e Christian. In quel momento lui stava affrontando la sua famiglia per dire ai suoi fratelli tutta la verità, mentre io me ne stavo lì ad aspettare che la ragazza piena di piercing tornasse con il mio stencil.

Forse avevo un po' barato.

Certo, avevo sempre paura degli aghi e probabilmente sarei svenuta nel giro di trenta secondi, ma quello che stavo facendo io era molto meno impegnativo di quello che stava affrontando lui.

Forse, se fossi stata davvero coraggiosa, avrei affrontato la mia vera paura: ammettere a me stessa e a Christian che lo amavo.

«Terra chiama Claire». Effie mi sventolò la rivista che stava leggendo sotto al naso. «Vuoi perderti l'oroscopo?».

Cassie diede un morso al croissant che aveva sgraffignato all'entrata. «Credete davvero in queste cose?» ci domandò curiosa.

Mi limitai a sorridere e a scuotere la testa. «Non davvero, ma era una tradizione che avevamo con una nostra amica».

Laya non era più nelle nostre vite ma sapevo che stesse andando alla grande. Una parte di me avrebbe sempre sofferto per quello che aveva fatto, ma adesso ero abbastanza matura da capire che era stata solo la sua sofferenza a spingerla.

«Parla per te». Effie girò la pagina con fare altezzoso. «Io ci credo eccome».

Vidi Cassie strabuzzare gli occhi e tutte e tre scoppiammo a ridere.

«Dai, leggili» proposi, stiracchiando il collo per cercare la mia tatuatrice. Era stata intercettata da altre due ragazze e non sembrava intenzionata a tornare. «Così so se scappare».

Sembrò trovarla una buona idea, perché Effie fece scorrere immediatamente l'indice fino al mio segno zodiacale. «Mmh, qua dice di ricordarti che sei più forte della tempesta e che ogni battaglia merita di essere combattuta». Fece una smorfia digrignando i denti. «Non benissimo, insomma».

Chiusi gli occhi, no decisamente non quello che volevo sentire. «Fingiamo che sia un augurio positivo alla fine di questo periodo» tentai.

«Dai, prova con il mio». Cassie s'inserì nella conversazione con più eccitazione di quanta ne avrei immaginata. Qualcuno voleva forse dirmi che la razionale rossa accanto a me aveva un debole per le stelle? «Sono acquario» aggiunse veloce.

Tornai a chiudere gli occhi, godendomi le chiacchiere senza impegno delle mie amiche. Quando vivevo momenti come quelli – momenti in cui potevo rilassarmi e abbassare la guardia – restavo stordita per quanto mi suonassero strani e sconosciuti. Era come se avessi passato gli ultimi anni con una frenesia che mi scoppiava dentro, tenendomi costantemente sull'attenti e adesso non sentire quella sensazione mi faceva focalizzare solo sulla sua assenza.

Davvero potevo smetterla di guardarmi le spalle?

«Qua dicono che sarà un periodo intenso per te» disse Effie, picchiettando il dito sul foglio. Il verso contrariato di Cassie mi fece sorridere. Anche per lei l'ultimo anno non era stato particolarmente facile. «A quanto pare un grosso cambiamento sta per sconvolgere la tua vita. Però, ehi, potrebbe essere positivo».

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