69 - Confronto (III)

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C H R I S T I A N


Fu l'ansia a svegliarmi quella mattina. Quando aprii gli occhi avevo la gola serrata e il petto mi faceva male da quanto il mio cuore stava battendo veloce.

Mi voltai sul lato, ma lei, Claire, era lì.

Quando la mia mano trovò il suo fianco e i miei occhi si posarono sul suo viso addormentato, una bolla di tensione mi scoppiò in gola. Inspirai, provando a rallentare il battito che mi comprimeva il torace. Cristo, mi ero davvero trasformato in un patetico bastardo. Tanto valeva che mi tagliassi le palle e gliele consegnassi direttamente.

La osservai, imbronciata persino nel sonno, con le labbra morbide leggermente contratte e le sopracciglia che avevano formato un cuscinetto morbido al centro della fronte. Persi subito la battaglia con il mio ego e mi sporsi per lasciarle un bacio proprio in quel punto. Non se n'era andata, Claire era rimasta.

Sfiorai la sua pelle morbida e inspirai il profumo familiare di fiori per convincermi che quello non fosse un sogno, ma la realtà. Per quanto ancora mi sarei svegliato terrorizzato di non trovarla lì?

«Chris...».

La voce assonnata e seducente di Claire sembrò arrivarmi direttamente all'inguine. Chiusi gli occhi, con la bocca ancora appoggiata alla sua fronte e m'impegnai a scacciare qualsiasi pensiero indecente dalla mia testa.

Quando tornai ad appoggiarmi accanto a lei sul materasso, avevo quasi recuperato il mio autocontrollo. Quasi.

«Ciao» mormorai, incontrando i suoi occhi chiari e acquosi. Averla nel mio letto con le guance arrossate e la mia maglietta della squadra mi fece seccare la gola. «Non volevo svegliarti».

Claire si rannicchiò su sé stessa, tirando la coperta fin quasi al mento. «Non fa nulla» sussurrò, strizzando gli occhi. «Stai bene?».

La guardai divertito. «Me lo stai chiedendo sul serio?». Mi ero svegliato con lei nel mio letto, non era scappata e avevamo passato la notte a recuperare i due anni che eravamo stati separati. Davvero mi chiedeva se stavo bene?

«Le tue mani» biascicò, nascondendo uno sbadiglio. Guardai le mie nocche, erano ancora rosse e alcune di quelle croste non sarebbero passate inosservate al prossimo allenamento con il coach. «Hai fatto a botte con qualcuno?».

Osservai ancora per un secondo le mie mani, prima di lasciare che il mio sguardo tornasse su di lei. «Solo con il muro». Claire aggrottò la fronte. «Ha vinto lui» ammisi.

«Mmh, okay» sussurrò. Quella replica aveva un tono strano, quasi esitante.

La guardai con attenzione e più il mio sguardo rimaneva su di lei, più le sue guance si tingevano di rosso. Dio, avrei voluto darle il mondo, ma dovevo fare le cose bene questa volta. Niente casini, niente reazioni che potevano farla scappare. Morsicai il labbro inferiore quando mi accorsi che in pratica erano i consigli che mi aveva dato mio fratello settimane prima. Perfettino del cazzo.

Tornai a concentrarmi su Claire, che se ne stava ferma a ricambiare il mio sguardo senza mai sottrarsi. La stavo mettendo in imbarazzo, ma non si tirava indietro. Adoravo che quel lato di lei non fosse cambiato.

Mi allungai per sistemarle i capelli dietro l'orecchio. Quando la sfiorai, la sentii trattenere il respiro ma finsi di non farci caso. «Tutto okay?» le domandai, cercando di interpretare il suo tono.

Claire restò zitta, ma dopo qualche secondo la vidi annuire lentamente.

Decisamente non la reazione che speravo.

Inspirai, cercando di controllare i nervi tesi. «Ti sei pentita di ieri?» le chiesi piano.

S'irrigidì e mi guardò cauta. «Perché?» sussurrò. «Tu ti sei pentito?».

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