Bilancia
"Marte ritorna a influenzare il vostro segno.
Ma sarà l'unico?"«Okay, Claire, osserva bene questo cartello stradale». Laya sventolò sotto il mio naso il libro su cui stavamo studiando. Più guardavo quei disegni, più mi sembravano tutti uguali. «C'è una freccia che torna indietro ed è sbarrata, quindi...».
Trassi un profondo sospiro, allungando le gambe sotto il tavolo da picnic che avevamo colonizzato. «E che ne so» risposi stancamente. Erano quasi due ore che m'interrogava, ma non c'era modo che ricordassi tutte quelle figure. «Che non posso svoltare?» azzardai.
Lo sguardo speranzoso di Laya appassì di colpo. «No».
«Che non posso ritornare sulle mie pessime decisioni, ad esempio mollando scuola guida?» commentai sarcastica.
«Claire...».
«Che non posso svoltare?» ritentai.
Mi guardò di traverso. «L'hai già detto». Laya si sporse di più sul tavolo, picchiettando la figura con l'indice laccato di nero. «Significa che non puoi fare inversione a U» mi corresse, «lo abbiamo già visto due volte, oggi».
Soffocai un gemito, premendomi le mani sugli occhi. Odiavo tutta quella roba. Odiavo dover imparare a memoria una serie di cartelli che mai avrei guardato. Perché sapevo benissimo cosa sarebbe successo una volta che fossi stata alla guida: niente mi avrebbe convinta a spostare gli occhi dalla strada, neanche la consapevolezza che dovessi controllare la segnaletica, di tanto in tanto.
«Facciamo una pausa» riprese tollerante, chiudendo il libro. «Tu hai bisogno di liberare la mente e io ho bisogno di una doppia dose di cioccolato, prima del falò».
Il mio stomaco sprofondò un po' di più. Mi sentivo così in colpa per tutto il tempo che stava perdendo a causa mia. Eppure, era più forte di me: quando provavo a studiare per l'esame teorico, avevo una sorta di blocco. Era evidente che tutta quella questione mi mettesse ansia, anche se ripensare a quando Christian mi aveva permesso di guidare la sua macchina mi dava ancora una scarica di adrenalina.
Istintivamente sollevai lo sguardo, andando a cercare la sua figura all'ombra degli alberi che circondavano la scuola. Il campo da basket era sempre lo stesso: un po' rovinato e inzaccherato dalle prime foglie flosce che abbandonavano i rami. Christian e i suoi amici avevano iniziato a sfidarsi quasi un'ora prima. Da qualche passaggio poco convinto, la competizione doveva essersi accesa perché adesso le loro magliette giacevano ammucchiate a lato del canestro, e Buzz, il gigante della squadra di football, se ne stava sdraiato a terra.
«Claire...».
La voce di Laya mi riscosse da quell'analisi e sollevai il mento per osservarla. Era in piedi con le mani puntellate sul tavolo e un'espressione dubbiosa in volto.
«Ti ho chiesto se vuoi qualcosa alle macchinette» ripeté.
Scossi la testa, ignorando la sua occhiata inquisitoria. «Ho solo bisogno di una pausa» mormorai, «proprio come dicevi tu».
La vidi stringere le labbra. Non era convinta, forse perché si potevano contare sulle dita di una mano, le volte in cui le avevo dato ragione. Tuttavia non aggiunse altro, prima di incamminarsi in direzione della scuola.
Mi strinsi le braccia al petto, mentre la brezza che arrivava da est s'infilava tra gli alberi. In realtà, non avremmo potuto essere lì. Le lezioni erano finite e, da regolamento, avremmo dovuto lasciare il complesso scolastico. Eppure, la Lincoln High aveva sempre chiuso un occhio con i suoi studenti. Sapevano di non mettere a disposizione sufficienti corsi extrascolastici, così il parchetto sul retro veniva usato dai gruppi di studio durante tutto l'anno.
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Stelle avverse
ChickLitClaire ha tre certezze, piccole ma indissolubili: 1. Iniziare l'anno scolastico con Plutone contro è stata una stronzata 🪐 2. Christian Case è un maledetto Figlio del Demonio™ 3. Non c'è alcuna possibilità che collabori davvero con lui... No, nepp...