Toro
"A volte cadiamo in errori semplici, come credere che l'orizzonte sia la fine del mondo"«Poi le ho detto: se non la smetti di rubarmi i vestiti ti taglio tutti i capelli». Laya chiuse l'armadietto con una manata, prima di voltarsi nella mia direzione. Eravamo schiacciate nell'atrio della Lincoln High, come ogni volta che Danvers veniva sommersa da una delle sue solite settimane di pioggia. Odiavo quando accadeva perché mi sembrava di essere rinchiusa in una scatoletta di tonno. «La mia abuelita ovviamente ha sentito tutto e sono finita in punizione fino a data da destinarsi» completò, inspirando teatralmente. «Odio mia sorella».
Effie le lanciò un'occhiata incuriosita, mentre sistemava la coda alta con cui aveva fissato i suoi capelli. «Non so, forse dovresti provare a vivere per qualche giorno con mio fratello». Era l'unica tra noi ad aver avuto voglia di indossare una gonna, nonostante l'umidità che aveva avvolto la città. Osservai per un istante i miei leggings neri. Se non avessero avuto degli unicorni rosa, quel giorno sarei uscita direttamente con i pantaloni del pigiama. «I maschi fanno davvero schifo» aggiunse scuotendo la testa.
Sentii Laya sostenere ancora la sua argomentazione per cui le sorelle più piccole erano decisamente peggiori dei fratelli grandi, ma non riuscivo a seguire i loro discorsi. Il mio sguardo continuava a scartare a destra, dove sapevo che avrei visto comparire quella stessa persona che mi evitava da due giorni, proprio da quando mi aveva parlato dell'HCM.
Individuai Christian nell'esatto istante in cui vidi spuntare i Leoni di Danvers dal corridoio della palestra. Dovevano aver appena finito una sessione di allenamento mattutino perché Philip si stava ancora passando una salvietta sui capelli umidi, mentre Logan faceva bella mostra del suo fisico scolpito indossando solo una maglietta a mezze maniche.
Non erano loro, però, il mio obiettivo.
Ignorai entrambi e mi fiondai verso l'altro lato del corridoio, proprio nel punto in cui Christian aveva iniziato a trafficare con il suo armadietto.
«Molla il football» sibilai, appoggiandomi accanto a lui.
L'angolo della sua bocca si sollevò, ma la sua attenzione rimase fissa sui libri che stava facendo passare. «Ciao, secchiona».
Storsi il naso ma non mi lasciai distrarre. «Sono seria, Christian: smettila di giocare».
Il suo sguardo mi trovò, prima di tornare svogliatamente al suo armadietto. «Perché dovrei?».
Mi avvicinai in modo che potesse sentirmi solo lui. «Ho verificato: l'HCM è una malattia genetica degenerativa che potrebbe fermare il tuo cuore se non stai attento». Inspirai, cercando di mettere a tacere il mio di cuore, che correva così forte da scavare un buco nel mio petto. «Molla il football».
La sua mano si bloccò e vidi i muscoli del suo braccio contrarsi. Quando tornò a parlare, però, la sua voce era ferma e controllata. «Ma che brava, vedo che sai usare Google».
Il suo tono ironico era sbagliato. Il fatto che non mi stesse prendendo sul serio era sbagliato. Tutto, in quella conversazione, era sbagliato.
«Chris» lo supplicai. Non m'importava di averlo chiamato con lo stesso diminutivo di quando eravamo piccoli e non m'interessava neanche di sembrare disperata. Volevo solo che mi ascoltasse. «Non puoi giocare se rischi la vita».
Un pesante silenzio s'insinuò tra di noi. «Non rischio la vita» disse in tono monocorde.
Scossi la testa. «Non puoi saperlo. Le pastiglie arginano solo il problema, ma non sarà così per sempre». Estrassi il cellulare, anche se non ci era permesso tenerlo nelle ore di lezione, e mi guardai attorno per assicurarmi che nessuno ci stesse ascoltando. «Ho fatto delle ricerche» ripresi, «le pareti del cuore continueranno a ingrossarsi e il flusso sarà sempre più discontinuo. Il coach deve saperlo e...».
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Stelle avverse
ChickLitClaire ha tre certezze, piccole ma indissolubili: 1. Iniziare l'anno scolastico con Plutone contro è stata una stronzata 🪐 2. Christian Case è un maledetto Figlio del Demonio™ 3. Non c'è alcuna possibilità che collabori davvero con lui... No, nepp...