Claire«Arrivo» urlai, correndo per le scale della casa dei miei genitori come una matta.
Da quando io e Christian avevamo ricominciato a parlare, mi ero ritrovata più spesso del solito nella mia vecchia stanza. Tornata da New York, avevo detto ai miei che non volevo più stare lì perché sentivo troppo il vento e non riuscivo a dormire.
Era una bugia.
Non riuscivo a sopportare i ricordi che si abbattevano come onde sulla mia coscienza.
Quel giorno, però, quando Logan mi aveva scritto che sarebbe arrivato con un po' di ritardo per colpa dei gemelli, la soffitta era stata un richiamo troppo forte da ignorare.
Rivedere il mio vecchio letto, il bagno dove Christian si era preso cura di me, i vestiti che aveva commentato quando fingevamo di stare insieme per far uscire allo scoperto Madison... Ne avevamo passate tante. Sapere che in quel momento lui fosse nella casa di fronte alla mia a parlare con Alex di ciò che era successo, mi gonfiava il petto di sollievo e agitazione insieme. Non sapevo come avrebbe preso la notizia che anche suo fratello conosceva la storia sbagliata di tutta quella vicenda legata alle scommesse e agli steroidi. Speravo solo che almeno Alex riuscisse a mantenere la calma come sempre.
Il campanello suonò ancora e mi catapultai sull'ultimo gradino con un saltello. Spalancai la porta e Logan era lì. «Ehi» mormorai agitata, osservandolo.
Lui al contrario non mi stava guardando. Fissava le sue scarpe sportive con un po' troppo interesse; un'attenzione così ostinata che quando finalmente sollevò il viso, fui quasi stupita del sorriso tenero che gli piegò le labbra. «Ciao, stellina».
Era stato solo un sussurro, due parole semplici che si erano perse nel vento fastidioso che avvolgeva Danvers da giorni, ma quel saluto impacciato era bastato a ricordarmi che quella non fosse una visita di piacere. Già, dovevamo parlare, solo che nessuno di noi due si stava muovendo.
Restare immobili davanti a quell'ingresso mi bagnava la lingua del sapore dell'imbarazzo, tanto che il cuore mi raggrinzì come una prugna secca. Volevo bene a Logan, non potevo pensare che d'ora in poi le cose sarebbero state così strane tra di noi.
Lottai contro quella sensazione e mi sporsi per dargli un veloce abbraccio. «Dai, entra».
Impacciata, mi voltai velocemente per fargli strada nel mio salotto. Non erano molte le volte in cui era venuto a casa mia, ero sempre stata io a passare del tempo da lui, mi ero sentita più libera di essere me stessa in quel modo.
Le sue parole del giorno prima, però, scelsero di frustarmi proprio in quel momento.
"È questo il tuo piano? Saltare dal mio letto al suo per non vivere nella merda di casa che hai?".
«Claire...».
La voce di Logan mi riscosse. Feci un piccolo saltello, rendendomi conto solo in quel momento che mi ero bloccata di fronte al divano.
Mi guardò in silenzio, vedevo quanto fosse preoccupato, il suo sguardo era spento, non era il solito Logan.
Però si avvicinò comunque.
Dopo aver rilasciato un respiro nervoso, mi passò un braccio attorno alle spalle. «Mi dispiace per ieri» disse, attirandomi a sé.
Avevamo ripetuto quel gesto così tante volte da non poterle neppure contare, e altrettante volte mi ero sentita bene, mi ero sentita protetta tra le sue braccia. Perché adesso non faceva più lo stesso effetto?
«Non volevo dire quelle cose» proseguì, prendendo un respiro, «non le penso neanche, ma vederti con lui, con la sua maglietta addosso...». Un sospiro tremulo lasciò le sue labbra. «Cazzo, hai idea di quanto mi ha ucciso?».
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Stelle avverse
ChickLitClaire ha tre certezze, piccole ma indissolubili: 1. Iniziare l'anno scolastico con Plutone contro è stata una stronzata 🪐 2. Christian Case è un maledetto Figlio del Demonio™ 3. Non c'è alcuna possibilità che collabori davvero con lui... No, nepp...