Scorpione
"Saturno scombina i vostri piani.
Attenti, però, a non farvi coinvolgere in progetti peggiori""Stai attenta".
Rilessi per la milionesima volta quelle parole stampate su carta. Nell'ultima ora avevo formulato una miriade di possibili teorie. Che quel biglietto fosse lo scherzo di cattivo gusto di uno dei miei compagni di classe? Che in realtà fosse un avvertimento serio? Poteva essere, certo, ma non mi veniva in mente nessuno che potesse lasciare un messaggio anonimo di fronte a casa mia. O meglio, forse un nome c'era...
Il rumore scricchiolante di ruote sulla ghiaia mi fece sollevare il viso. Un veicolo stava risalendo il viletto dei Case. Era una Ford Mustang qualcosa, un'auto che avevo imparato a conoscere piuttosto bene nelle ultime settimane.
Strinsi il foglietto tra le dita, saltando giù dalla staccionata. Non m'importava che fossero a malapena le sei del mattino e che con quella mossa avessi sicuramente attivato il dispiegamento di sensori nel giardino dei Case. Il sonno, mischiato all'adrenalina, era un cocktail esplosivo che stava decidendo al posto mio.
L'auto si fermò con uno stridio e il viso assonnato di Christian assunse un'espressione confusa, quando mi vide balzare nella sua direzione. Si bloccò con le nocche ancora strette allo sportello e la maglietta tirata sul bicipite in tensione. Quell'indecisione durò un solo istante, ma fu sufficiente affinché la mia mano raggiungesse il suo torace. Gli schiaffai il bigliettino sul petto. «Spiega» snocciolai veloce.
La prima cosa che vidi sul suo viso quando mi ritrassi fu lo smarrimento. Un attimo dopo, aveva già afferrato il foglietto. Una seconda portiera sbatté, ma la udii appena. Ero troppo impegnata ad analizzare la sua espressione, per far caso al resto: il modo in cui i suoi occhi si erano mossi veloci per assorbire quella manciata di lettere, la vibrazione del tendine quando la presa attorno alla carta si era fatta più serrata. «Cosa cazzo è?» chiese, sollevando il viso.
Lo sfidai ripagandolo con la medesima espressione torva. «Dimmelo tu».
Solo in quel momento sembrò capire la mia insinuazione. Il suo sguardo si fece di ghiaccio. «Questo...» iniziò, sventolando il foglio, «...non è mio».
«Sicuro?».
Non sapevo neppure io perché non gli credessi, in effetti non era un modus operandi da Christian Case. Eppure il dubbio che fosse una delle sue mosse per incasinarmi la testa non riusciva a lasciarmi.
«Claire». Christian pronunciò il mio nome come se fosse un avvertimento e non aspettò che rispondessi prima di fare un passo verso di me. Aveva un'aria così seria che non riuscii a fare niente di diverso dal rimanere immobile, mentre lui si avvicinava. «Se avessi qualcosa da dirti, lo farei e basta».
Il suo fastidio sembrava sincero... Lo sembrava davvero. Quindi perché non mi sentivo sollevata?
Sventolò di nuovo il foglietto davanti ai miei occhi. «Da dove arriva questo?».
Il mio primo impulso fu quello di mentire. Neanche avevo identificato una scusa credibile per uscire da quella situazione, che all'improvviso mi venne in mente mia madre e la sua tendenza a nascondere la polvere sotto al tappeto. Volevo fare la stessa cosa: tornare indietro e fingere che andasse tutto bene. Tuttavia, una voce alle mie spalle m'impedì di rispondere.
«Christian...».
Mi voltai di scatto e il mio sguardo si scontrò con la stessa ragazza che avevo visto alla fiera. Fasciata nel suo completo da cheerleader, fece ondeggiare la lunga coda di cavallo mentre inclinava il viso.
«Va tutto bene?» domandò.
Una mano invisibile mi strinse lo stomaco. Così forte e improvvisa, che fui grata di udire la risposta secca di Christian: «Sì».
STAI LEGGENDO
Stelle avverse
ChickLitClaire ha tre certezze, piccole ma indissolubili: 1. Iniziare l'anno scolastico con Plutone contro è stata una stronzata 🪐 2. Christian Case è un maledetto Figlio del Demonio™ 3. Non c'è alcuna possibilità che collabori davvero con lui... No, nepp...