23 - Svolta (II)

1.5K 118 105
                                    


Sagittario
"Certe forze più provi a combatterle
più loro feriscono te"


Continuavo a fissare le mie mani strette in grembo, mentre l'autobus cittadino superava i campi di granoturco che costeggiavano Hobart Street.

Otto minuti.

Otto minuti ferma su quel sedile. Otto in più di quelli che avrei tollerato. Tuttavia, non avevo alternative: ero a piedi e non avevo ancora una patente. Mai come in quel momento mi maledissi per il modo in cui mi lasciavo sempre bloccare dalle mie paure. 

Christian aveva tirato un pugno a Greg.

Greg, l'amico di sempre che aveva messo in giro un mucchio di dicerie sul mio conto.

Rabbrividii, affrettandomi ad afferrare lo zaino non appena sentii i freni dell'autobus gemere.

«Buona giornata, Claire». Il vecchio Roy, l'autista, mi salutò con un cenno della mano, ma riuscii solo a far ciondolare la testa nella sua direzione prima di saltare giù dall'ultimo gradino.

Avevo la sensazione che il mio cervello non fosse in grado di ragionare, era diventato una tabula rasa nel momento stesso in cui avevo visto il pugno partire. Mi ero lanciata verso di loro per fermarli e farli ragionare, ma Alex mi aveva fermata. Un forte ronzio aveva preso possesso dei miei timpani e avevo seguito le successive azioni come se neppure si stessero svolgendo davanti a me.

Christian che veniva bloccato da Logan e Buzz.

Alex che mi ripeteva di andarmene e tornare in classe.

Philip che aveva cercato di distrarre gli insegnanti.

Era stato tutto inutile. Christian era stato allontanato dalla scuola ed era per quello adesso mi trovavo lì. Per assecondare quell'unica necessità che sentivo, da quando avevo visto la sua schiena superare le porte scorrevoli dell'atrio: verificare che stesse bene.

Ancora in trance, suonai il campanello della villa dei Case. La porta si aprì e il volto di Susy, la governante, fece capolino. Mi guardò in silenzio per qualche secondo, poi sospirò rumorosamente. «È di sopra» si limitò a dire, facendosi da parte.

La rivolsi un sorriso tirato, perché parlare era impossibile. Il cuore mi scalpitava in petto e prese a galoppare ancora più velocemente quando superai a due a due i gradini che portavano al piano superiore. Il corridoio era deserto ma la cosa non mi stupiva: Alex e Alison dovevano essere ancora a scuola. Abbassai la maniglia dell'ultima porta con i battiti che mi rimbombavano nelle orecchie e lo stomaco che sobbolliva d'agitazione. Mi sentivo una corda tirata al suo limite, ancora un millimetro e mi sarei rotta.

Tutto, però, sparì quando lo vidi.

Christian era esattamente dove pensavo che fosse: in penombra, seduto sul bordo del suo letto, con il capo chino e gli avambracci appoggiati alle gambe. Non sollevò lo sguardo quando entrai e non lo fece neppure quando richiusi la porta alle mie spalle. Sapevo che mi aveva sentita arrivare, ma probabilmente non mi voleva lì.

Decisi di ignorare quel pensiero e lo raggiunsi a passi esitanti, continuando a fissare il suo volto nella speranza che mi guardasse. I suoi occhi, però, rimasero puntati sul legno lucido del parquet. Indossava ancora la giacca verde e bianca della squadra, anche se ero piuttosto sicura che avesse ricevuto una sospensione per ciò che era capitato a Greg.

Come se lo avessi detto ad alta voce, le sue mani ancora chiuse a pugno fremettero. Ebbi l'impulso di toccarle. Di avvicinare i miei polpastrelli a quelle abrasioni che avevano colorato le sue nocche di rosso. M'imposi di rimanere ferma, però. Non volevo riportare l'attenzione su ciò che era successo, ma solo assicurarmi che stesse bene. Christian, però, continuava a ignorarmi, con il capo insaccato tra le spalle e i muscoli delle braccia ancora in tensione.

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora