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Pesci
"Ciò che vuoi e ciò di cui hai bisogno
non sempre sono la stessa cosa"


«Giuro, non so come possa essere successo...».

La voce di Alison dall'altro capo del telefono era talmente acuta da farmi percepire con chiarezza il suo livello di panico.

Svuotai la sacca della palestra, spargendo i vestiti sul pavimento. «Stamattina era sul tuo comodino e adesso è sparito?» le chiesi, ripetendo le parole che aveva pronunciato poco prima.

«Sì, ti giuro Claire, io non perdo mai nulla, ma quando sono tornata a casa da scuola ho cercato il libro e non c'era più».

Lasciai perdere la borsa e portai una mano sul viso, stropicciandomi le tempie. Alison era la persona più responsabile che conoscessi, a parte Effie ovviamente. Non c'era possibilità che avesse perso quel libro. «Sicura di non averlo portato da qualche parte?» azzardai.

«Ho ribaltato casa» replicò con un lamento, «non è mai uscito dalla mia stanza, lo giuro». Sentii un brusio in sottofondo, una musica che partiva e poi s'interrompeva. «Adesso sono a danza, ma stasera controllo di nuovo. Mi dispiace così tanto, Claire».

Agitai la mano al cielo, anche se non poteva vedermi. «Non preoccuparti» la tranquillizzai, «è solo un libro, e poi sono sicura che salterà fuori presto». Ne ero sicura perché mi sarei occupata personalmente della cosa. Il mio sesto senso, infatti, non credeva alle coincidenze. Avevo bloccato Christian da tre giorni e mi ero quasi sorpresa del fatto che avesse accettato la mia decisione. A scuola, non aveva più provato a parlarmi, anche se continuavo a imbattermi in lui ogni volta che cambiavo classe. No, qualcosa mi diceva che non fosse affatto una casualità.

Alison si scusò ancora un paio di volte, prima che riuscissi a chiudere la telefonata. Cinque minuti dopo, stavo già percorrendo a passo di marcia il vialetto dei Case.

Ero così indignata che i sassolini di ghiaia schizzavano da tutte le parti, mentre raggiungevo la porta d'ingresso. Sapevo che stava capitando di nuovo: la rabbia risuonava dentro di me come una marea lenta e incontrollabile, che m'impediva di rimanere ferma. A quanto pareva, Christian non era l'unico ad aver problemi a controllarsi. Se fossi andata avanti così, sarei finita quasi sicuramente in terapia per colpa sua. Mentalmente appuntai di inviargli tutte le parcelle per un rimborso.

Suonai il campanello e, neppure un istante dopo, Susy, la governante, aprì la porta.

«Buongiorno Claire». Mi sorrise con quel suo modo di fare dolce e materno che mi faceva venire in mente il luna park, lo zucchero filato e il profumo di lenzuola pulite. «Vuoi accomodarti?» mi domandò cordiale.

Le stampai un bacio sulla guancia, superandola velocemente. «Sono di fretta» la informai, «devo rimettere al suo posto un Case».

Alle mie spalle, la sentii ridacchiare. «Scendete a fare merenda, dopo che lo avrai strigliato» disse mentre raggiungevo le scale.

Salii i gradini a due a due, superando la camera di Alex, poi quella di Alison, fino ad arrivare alla fine del corridoio. Dalla porta socchiusa, filtrava una luce debole ma sufficiente a farmi capire che ci fosse qualcuno al suo interno. La spalancai di colpo, trovandomi una scena che mai mi sarei sognata di vedere: Christian, stravaccato sul letto, con in mano un libro.

No, non un libro. Dovetti correggere immediatamente i miei pensieri, perché quello era il mio libro.

«Lo sapevo» strillai, afferrando la prima cosa che mi capitò sotto mano. Era una felpa nera, appoggiata malamente allo schienale di una sedia. La tirai contro Christian, cercando di beccarlo, ma lui non si spostò neanche. Guardò la felpa insaccarsi ai piedi del letto, prima di puntare di nuovo i suoi occhi su di me.

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora