C H R I S T I A N
Sull'altro lato della strada, Madison era svogliatamente appoggiata alla macchina sportiva che guidava. Aveva uno Starbucks in mano e le sue gambe lisce sparivano sotto una gonna molto più corta di quelle che indossava di solito. Quello, e il fatto che continuasse a sistemarsi i capelli, mi faceva capire che non avesse la minima idea del perché le avevo scritto.
La guardai ancora ritoccarsi le labbra con il rossetto. Era bella e provocante, e a me non suscitava un cazzo.
Risistemai lo specchietto e scesi dall'auto. Ero calmo come poteva esserlo solo chi aveva passato la notte nel cesso a vomitare e a pensare a quale testa sarebbe saltata per quel casino con gli steroidi. Non ero arrivato a nessuna conclusione, però. Non sapevo ancora chi avesse cercato di fregarmi e, soprattutto, come fossero arrivati a me, ma forse non ero riuscito a pensarci con lucidità.
Quando mi ero svegliato in preda alla nausea, avevo trovato Claire ancora nel letto con me. Doveva essere crollata presto a causa di quella giornata assurda, perché avevo trovato la busta del take-away intatta sulla mia scrivania.
Non ero mai stato uno di quelli che stavano lì a guardar dormire la ragazza con cui scopavano, ma il problema con Claire era che, anche se non la guardavo, anche se cercavo di allontanarla dalla mia testa, i miei pensieri puntavano costantemente nella sua direzione. E alla fine mi ero ritrovato a guardarla dormire per ore, come un coglione.
Infilai le mani nelle tasche dei jeans, abbassando il viso mentre una sferzata di vento mi colpiva. Madison s'illuminò quando mi vide, ma non era una stupida: le bastò notare la mia espressione seria per far sparire il suo sorriso esagerato.
«Christian» mi salutò circospetta. Aveva l'aria di una che si era appena pentita di aver passato un'ora a rendersi uno schianto.
Mi fermai davanti a lei. «Madison».
La vidi staccarsi dallo sportello dell'auto. «Perché sono qui?».
Sorrisi. Il fatto che fosse sempre diretta era una delle cose che mi erano piaciute di lei all'inizio. Il fatto che fosse anche una manipolatrice in cerca di attenzioni aveva distrutto tutto il resto. «Ho bisogno di sapere da chi hai comprato gli antidolorifici per la gara dello scorso anno a Boston» replicai senza giri di parole.
Non se lo aspettava. L'avevo vista nascondere per mesi bugie e mezze verità, dietro a un atteggiamento sfacciato. In quel momento, però, vidi solo lo spaesamento sul suo viso. «Non so di cosa tu stia parlando».
Inarcai un sopracciglio. «Io credo di sì».
«No». Sbatté gli occhi assumendo un'aria divertita. Giusto, avevo dimenticato che fosse anche un'eccellente bugiarda. «Non ricordo neanche di quale gara stai parlando, ne abbiamo fatte così tante».
«Andiamo, Madison». Stavo iniziando a perdere la pazienza. «Ero con te in quell'albergo quando ti sei fatta male».
Era caduta alla vigilia dei regionali di cheerleading. Un salto troppo in alto, si era sbilanciata e aveva perso l'equilibrio. Certo, la caduta non aveva intaccato la caviglia, ma per chiunque altro avrebbe significato la fine dei giochi. Madison invece aveva gareggiato comunque.
La osservai continuare la sua recita. Sbatté le ciglia e aggrottò la fronte. «Non ricordo». Dio, era così credibile che le avrei fatto un applauso se non mi avesse fatto incazzare così tanto.
«Hai pianto per mezz'ora, Madison!». Pensava davvero che me ne fossi dimenticato? O forse non mi credeva abbastanza intelligente da aver fatto due più due? «Sono stato io ad andare in reception a chiedere il ghiaccio» ripresi, «io che ti ho consigliato di fare una lastra per sicurezza».
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Stelle avverse
ChickLitClaire ha tre certezze, piccole ma indissolubili: 1. Iniziare l'anno scolastico con Plutone contro è stata una stronzata 🪐 2. Christian Case è un maledetto Figlio del Demonio™ 3. Non c'è alcuna possibilità che collabori davvero con lui... No, nepp...