Claire
"Credo di aver fatto un casino. Richiamami".
Guardai per l'ennesima volta il messaggio che avevo inviato ad Alex, lo stesso che era rimasto senza risposta da ormai un'ora.
L'avrei strozzato. Aveva giurato di avermi raccontato tutto, che tra di noi non c'erano segreti perché lui mi aveva coperto le spalle e io avrei fatto lo stesso. Poi, però, di punto in bianco, saltava fuori che Christian non sapeva nulla delle pillole che Alison aveva ingerito.
«Sei strana».
Sobbalzai sulla sedia, tornando a mettere a fuoco il viso di Alison e la stanza luminosa che aveva scelto. Era la più grande dell'istituto, così ampia che non aveva faticato a inserire un piccolo angolo per la pittura e una serra che si estendeva fino alla libreria.
Passioni. Era quella la chiave per riagganciarla alla vita. L'aveva detto la psicologa ad Alex, in uno dei primi incontri. Lui le portava gli acquerelli, io la riempivo di libri, proprio come facevamo prima, anche se io ormai non leggevo neanche più.
Estrassi dalla borsa l'ultimo volume di una delle nostre autrici preferite. «Angeli contro Demoni e Nascosti che devono rivendicare il loro posto nel mondo». Scrollai il libro. «Scusa, non sono strana, sono solamente stanca».
Alison prese il libro e lo mise da parte come se lo avesse accettato solo per cortesia. A Cassandra Clare non sarebbe affatto piaciuto quel comportamento.
«Lo hai incontrato, vero?» mi chiese curiosa. «Christian non è stato abbastanza veloce e vi siete visti».
Abbozzai un sorriso. «Felice di sapere che anche lui cerca di evitarmi. La cosa è reciproca».
«Claaaire». Alison allungò il mio nome come faceva sempre quando era arrabbiata con me. «Non potete, che so, parlare?».
Piegai di lato la testa. «Immagino che lo avrai chiesto anche a lui, quindi tengo buona la sua risposta».
Sapevo che Christian non voleva parlare con me, e non volevo farlo neanche io. Per lui ero una stronza che era scappata a New York, mentre per me era uno stronzo che si era scopato qualsiasi essere vivente di sesso femminile non appena ero tornata a Danvers. E il caso era chiuso.
Alison si lasciò cadere tra i cuscini. «Vi rendete conto che la passione che avete voi due, dopo anni senza parlarvi, è più forte di quella che hanno metà delle coppie che conosciamo?».
Le rivolsi un sorrisino pigro. «Quante coppie conosci, scusa?». Alison era in quella clinica da quasi due anni e ogni tanto la punzecchiavo per quello. La sua psicologa sosteneva che finché non esageravo troppo, le faceva bene essere stimolata da qualcuno di cui si fidava.
«Claaaire» ripeté nervosa, «non stiamo parlando di me».
«No, stiamo parlando di te che potresti venire con me a mangiare una macedonia al piano di sotto, invece di buttarti sull'ennesima lettura».
Ridacchiò. «Puoi dire la parola "gelato", non mi fa paura. Al massimo, non lo mangio».
Abbozzai un sorriso di scuse. «Fa paura a me la parola "gelato", dopo aver pensato di essere intollerante al lattosio per un mese».
Alison scoppiò a ridere e il fatto che fosse così serena da poter parlare della sua malattia e addirittura scherzare su di essa, mi dava la misura di quanti passi in avanti avesse già fatto. Era più consapevole, più serena. Tuttavia, non me la sentivo comunque di renderla partecipe dei casini che c'erano al di fuori da quella clinica. Era il suo porto sicuro e non sarei stata io a portarglielo via.
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Stelle avverse
ChickLitClaire ha tre certezze, piccole ma indissolubili: 1. Iniziare l'anno scolastico con Plutone contro è stata una stronzata 🪐 2. Christian Case è un maledetto Figlio del Demonio™ 3. Non c'è alcuna possibilità che collabori davvero con lui... No, nepp...