34 - Rivelazioni (II)

1.4K 99 71
                                    


Cancro
"La luna calante non è mai di buon auspicio,
in particolare se c'è un Case di mezzo"



Mi ero autoinvitata a casa di Christian. Di nuovo.

Quando varcai la porta della villa, lui stava ancora cercando di dissuadermi dal restare. «Starò male un sacco, Claire» disse, dirigendosi verso la cucina. «Suderò, e poi il vomito... Sicura di reggere?».

Se la metteva così...

«Eri già schifosamente sudato in macchina» cinguettai allegra. «Avrebbero potuto farti fare una doccia dopo quel maledetto esame sotto sforzo».

Christian comparve di nuovo di fronte a me. Mi aspettavo che ribattesse o addirittura che mi tirasse in faccia la sua felpa sporca per vendetta, invece non disse una parola mentre mi porgeva una bottiglietta d'acqua.

Acqua. Giusto: era come se fosse nel bel mezzo di un post sbornia.

In macchina lo avevo beccato due volte a tremare. Gli avevo detto di accostare e che avrei guidato io, ma lui aveva prontamente sottolineato come gli fosse bastata la nostra esperienza nella zona industriale di Peabody. E non aveva tutti i torti.

Mi fece cenno di seguirlo al piano superiore. Doveva essere all'incirca ora di cena ma nessuno si vedeva in quella casa. Sapevo che ogni tanto Alex aveva gli allenamenti di football, ma sapevo anche che non si allenasse tutti i giorni come Christian. Alison, invece, avrebbe dovuto già essere qui.

«Sono tutti fuori a cena». Christian aveva interpretato correttamente i miei pensieri perché accennò alle camere dei fratelli mentre sfilavamo lungo il corridoio. «Il giovedì nostra madre si è inventata questa cosa assurda di cenare insieme».

Lo capivo, ma non glielo dissi. Anche noi cenavamo insieme quasi tutte le sere perché mia madre era fissata con l'immagine della famiglia perfetta, eppure non c'era mai una volta che qualcuno tra noi tre parlasse. Ci limitavamo ad ascoltare in silenzio qualche programma tv demenziale di mio padre o l'ultima inchiesta giornalistica che stava seguendo lei.

Tuttavia, non riuscivo a immaginare Christian, Alex e Alison in una situazione simile. Non quando era evidente che fossero così legati tra loro.

Prima che quei pensieri diventassero troppo ingombranti, cambiai argomento. «Ho un romanzo per tua sorella» dissi, rovistando nella borsa.

Christian mi scoccò un'occhiata infastidita. «Spero che non sia un altro libro con gente alata».

Scossi la testa. «No, questo è un romanzo d'amore: due amici che vivono distanti e si possono vedere solo un mese ogni estate».

Lo sentii emettere un gemito infastidito. «Cristo, non avrei mai pensato di dirlo ma preferivo i tizi alati».

Ridacchiai, seguendolo nella sua stanza e appoggiando il libro sulla scrivania insieme alla bottiglietta. Tutto era come lo avevamo lasciato quella mattina: il letto sfatto, l'accappatoio aggrovigliato nel punto in cui lo aveva sfilato dal mio corpo... Persino la felpa che aveva insistito per farmi mettere la mattina giaceva ancora sul fondo del materasso.

Abbassai gli occhi e cercai di mettere a tacere il cuore che tamburellava veloce. Stare lì in quella stanza amplificava ogni cosa. Era come se improvvisamente l'aria fosse diventata pesante, come se fossi più consapevole di ciò che avevamo fatto e dovessi quindi stare attenta a ogni gesto perché sapevo che l'istinto mi avrebbe portata sempre e comunque da lui.

Cercai di scacciare quei pensieri dalla testa perché non ero lì per quello: ero tornata solo perché Christian stava male.

Tornai a guardarlo in tempo per vederlo afferrare il colletto della felpa con un gesto insofferente. «Ci saranno quaranta gradi qua dentro» si lamentò, facendola scorrere velocemente sulla schiena.

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora