24 - La svolta (III)

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Capricorno
"I rimpianti non ti donano, Claire Cooper"


Avevo baciato Christian Case.

Era quello, ciò che continuavo a pensare mentre fissavo il suo armadietto dall'altra parte dell'atrio rumoroso della Lincoln High. Avevo baciato Christian Case e gli avevo permesso di spingersi oltre. Gli avevo permesso di accarezzarmi, di far germogliare bisogni, desideri e speranze che neppure avrei pensato di volere.

Gli avevo permesso di baciarmi e poi di toccarmi e sconvolgermi come nessuno prima di lui aveva mai fatto.

Gli avevo permesso di vedere la parte più vulnerabile di me.

Il ricordo delle sue labbra sul mio collo mi fece rabbrividire. Abbassai la testa, appoggiandomi all'anta del mio armadietto. Avevo la sensazione che mi mancasse il fiato. A dire la verità, mi mancava ogni volta che ripensavo a ciò che era successo in camera sua il giorno prima.

«Smetteranno di parlarne».

La voce di Effie mi fece sobbalzare. Si appoggiò accanto a me, schiacciando la schiena contro il suo armadietto e fissò con sguardo glaciale una matricola che aveva osato osservarci troppo a lungo.

«Certo» riprese, non appena la poverina sparì dalla nostra visuale, «sarebbe stato più facile se Christian non avesse spaccato la faccia a Greg, ma ormai...». Fece un gesto distratto con la mano.

«È ancora fuori dalla squadra?» chiese Laya, ficcandosi in bocca una caramella. 

Anche lei stava osservando la folla formatasi all'altro capo dell'atrio. Quel giorno si stava rivelando una vera tortura: avevo passato le prime due ore a credere che tutti mi stessero fissando per quello che avevo fatto con Christian. Era come se temessi di avere un neon attaccato alla fronte, che descriveva in maniera piuttosto esplicita ciò che era successo in camera sua. Quando passavo, la gente bisbigliava e metà classe aveva passato l'ora di letteratura a studiarmi da lontano. Molto più probabilmente, però, tutti mi stavano ancora fissando per il pugno che aveva spaccato il labbro a Greg.

Non sapevo neppure come, ma la scuola intera aveva infatti capito perché quei due avessero litigato. Per me, era questo che si vociferava nei corridoi; a un tono così insistente, per altro, da surclassare l'evento della settimana: la festa di compleanno di Madison. Se non mi fossi sentita così in imbarazzo, avrei quasi trovato divertente la narrazione in cui Christian veniva descritto come il difensore del mio onore.

Mordicchiai il labbro inferiore, tornando a concentrarmi sulle mie amiche. «Sì, credo che sia ancora sospeso».

Non avevamo più parlato da quando Alex era piombato in camera sua. Avevo capito giusto due parole: "mamma" e "incazzata", e mi era bastato per decidere di scivolare fuori dalla sua stanza prima che si scatenasse l'inferno. Lui non mi aveva cercata, io neppure. Ma onestamente non mi aspettavo niente di diverso.

Laya emise un fischio basso che mi strappò da quei pensieri. «I Leoni non saranno contenti» commentò, scartando una nuova caramella. «Devono affrontare i terzi in classifica, nel prossimo turno».

Un'ondata di disagio mi risalì lungo lo stomaco. Non potevo pensarci in quel momento, anzi, non volevo pensare a niente che avesse a che fare con Christian Case. Cancellare quello che era successo tra di noi mi sembrava la soluzione più logica, anzi, la più responsabile. Avrei dovuto farlo molto prima, subito dopo quel maledetto bacio fuori da casa sua.

«Non voglio pensarci» sussurrai, scrollando le spalle per interrompere quel dibattito interno. Tutto quello che volevo era che la smettessero di fissarmi. «Devo andare a lezione. Ci vediamo dopo?».

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora