44 - Orizzonte (I)

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Acquario
"Perdere la capacità di sorprendersi è sciocco,
quando l'universo ci ricorda costantemente delle sue infinite possibilità"




Avevo preso la decisione giusta, decidendo di mandare a Nolan quella relazione.

Ne fui più che mai convinta, quando mi svegliai per l'ennesima volta in un letto non mio. Il solo pensiero di dover affrontare mia madre con le sue mille domande su dove fossi stata e sulla mia media mi aveva spinta di nuovo a evitare di tornare a casa.

Beh, quello e la possibilità d'incontrare Christian, a essere precisi.

La sua immagine, mentre lasciava il locale con quella ragazza, mi aveva perseguitata per tutta la notte. Non bastava che mi avesse umiliata, cacciandomi non appena avevamo finto di fare sesso. No, aveva dovuto fare la sua uscita di scena con una bottiglia di whiskey e una brunetta mezza nuda alle calcagna.

Vedere le loro mani intrecciate, il modo in cui lui le sorrideva, lo sguardo carico di promesse... Non aveva mai guardo me, in quel modo. Io al massimo potevo aspirare solo a mezzi sorrisi ironici, occhiate torve e commenti crudeli. Sarebbe sempre stato così con lui e io non sapevo dirgli di no, perché per me lui era l'unico mentre io ero solo una delle tante.

Sbattei velocemente le palpebre, concentrandomi sul soffitto in legno sopra di me piuttosto che sul senso di panico che mi aveva attanagliato lo stomaco.

Avrei voluto correre da lui, la sera prima. Non era razionale, lo sapevo, mi aveva trattata così male che avrei dovuto cancellarlo dal mio mondo all'istante, ma la realtà dei fatti era un'altra. Avrei solo voluto abbandonare l'orgoglio, umiliarmi se necessario, insomma fare qualsiasi cosa pur di non lasciarlo andare via con lei. Ma poi mi ero ricordata della mail che avevo spedito a Nolan: una bozza pronta da così tanto tempo che, forse, un pochino di bene me lo volevo, se avevo capito di dover uscire dal vortice distruttivo di Christian, prima che lui distruggesse me.

«Posso entrare?».

Logan fece capolino dalla porta, portando con sé due tazze fumanti.

Non me l'ero sentita di chiedere aiuto ad Alex. Dormire da lui avrebbe significato finire nella camera di Christian, ancora prima che il resto del mondo si addormentasse. Conoscevo i miei limiti e lui era il mio limite assoluto. Qui, invece, ero al sicuro.

«Entra pure» mormorai, stropicciando la felpa larga che mi aveva prestato per dormire. Sentire il suo profumo addosso, anziché quello di Christian, era un pugno nello stomaco, ma m'imposi di cancellare quel pensiero. Logan non si meritava il mio cattivo umore. «Grazie ancora per avermi ospitata qui» iniziai ansiosa, «ieri non me la sentivo proprio di tornare a casa».

«Scherzi?». Mi passò una tazza. Logan era sempre così rilassato e tranquillo che riusciva a calmare anche me. «Te l'ho detto che mia madre ti avrebbe adorata».

Abbozzai un sorriso. «Ha fatto davvero i biscotti al cioccolato?».

Annuì divertito, sedendosi accanto a me. «Una vagonata».

Finimmo per ridacchiare tutti e due, mentre ci guardavamo da sopra la tazza fumante. Le cose con Logan stavano diventando strane pur rimanendo allo stesso tempo davvero semplici. Ridevamo, scherzavamo, ci comportavamo come due buoni amici, ma poi lui se ne usciva con qualche gesto che mi confondeva. Faceva di tutto per toccarmi, per cercare il contatto fisico ed ero consapevole che la colpa fosse in gran parte mia: la sera prima avevo aspettato che Christian tornasse dal bagno per fargli credere che non m'importasse nulla di lui. Sapevo che la mia amicizia con Logan lo irritava, così avevo usato la sua confessione contro di lui.

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora