🪢1. τροπή

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Il fragore della battaglia risuonava nitido nelle immagini proiettate dalla lumacamera sulla parete sconnessa della cabina.
Il tempo era buono, una brezza salmastra e tiepida entrava dagli oblò e dalla porta aperta, il mare era calmo da diversi giorni e il rollio della barca ne risultava pressoché impercettibile.
Il contrasto tra il clima esterno e quello che si respirava tra i membri della ciurma era evidente.
Alla vista di quelle immagini si contraevano le mascelle, venivano digrignati i denti, aggrottate le fronti e serrati i pugni; qualcuno versava lacrime in assoluto silenzio, altri battevano i piedi o quello che li sostituiva ad altri ancora mancava il fiato.
Non si guardavano tra loro: i loro occhi fissi sullo schermo non osavano migrare altrove per non perdersi nemmeno un secondo di quell'azione cruda e sfrontata che vedeva il loro capitano- loro padre- contrastare i membri dell'istituzione più importante del pianeta.
Gli schianti e gli scrosci rimbombavano per tutta la stanzetta e a ogni colpo inferto fumo, cenere e terra sporcavano l'obiettivo della lumacamera e l'azione diventava sempre meno chiara.

«Che cazzo ha questa cosa?» Un omone peloso e nerboruto si fece strada tra i compagni e afferrò tra le tozze mani callose il guscio celeste della lumacamera, scrollandolo energicamente e facendo vibrare tutte le immagini.

«Finiscila testa di rapa! Non lo vedi che fai solo peggio?» Lo rimproverò con voce stridula una donnetta dalla pelle cerulea.
«Togli quelle manacce, rimbambito!» Continuò la signora e così dicendo acchiappò con un salto sgraziato il povero animale, che ormai terrorizzato si era spento e rintanato.
«Dannazione Gordo! Hai rovinato la visione a tutti, ora ci vorranno ore per convincerla a uscire di lì.» Lo rimbeccò un ragazzino esile con i capelli corvini tutti scompigliati.
«Già ci siamo persi più di mezz'ora per colpa di quel cretino di un pagliaccio!» Aggiunse con tono timido un grosso procione seduto in disparte su un barile.
«Sì infatti! Sei contento ora brutto babbeo?» Urlò una voce femminile in fondo alla stanza, alla quale fecero eco altri numerosi e rumorosi insulti che risuonarono per tutto il vascello da poppa a prua.
Poi il silenzio.

«Uèèèèèè.»
«Ecco, l'avete svegliata.» Bofonchiò una donnona con il naso da squalo e alta più di due metri, mentre teneva in braccio un fagotto che sembrava avere le dimensioni di una casa per criceti in confronto a lei.
«Shhh piccolina, tranquilla.» Cullò la bambina dolcemente, intanto che tutti tenevano la bocca ben chiusa osservandola con aria preoccupata.
La creatura aveva la pelle bianca come il latte e i capelli corvini e non poteva avere più di tre anni.
Poi udirono un tonfo e dopo dei passi.
«È tornata.» Commentò con tono rasserenato la donna dalla pelle di cielo.
Si voltarono tutti verso la porta e la tensione si dissipava man mano che i passi si avvicinavano.
La porta venne spalancata e comparve una ragazza. Era alta e atletica, il viso dai tratti dolci era incorniciato da una cascata di ricci neri e i suoi occhi color ambra scrutavano preoccupati tutti i presenti.
Le labbra color rosa acceso erano serrate intorno a una sigaretta quasi finita, che la donna lanciò sul ponte prima di entrare.
Al solo guardarla i volti della ciurma si rabbuiarono.

«Non ce l'ho fatta.» Confessò con voce mesta.
«Capitano, hai fatto del tuo meglio.» La consolò un ometto smilzo con grandi occhiali viola.
«Oars jr se la caverà vedrai.» Aggiunse un ragazzo altissimo dai capelli verdi sparati in aria.
«Lo penso anche io Nina, in fondo è più gigante dei giganti.» Pronunciò una voce gracchiante.
«Ma sì capitano, adesso aggiustiamo la lumacamera e vediamo come finisce di menare quegli stronzi.» Gongolò Gordo.
«Dalla a me disgraziato. Se speri di convincerla tu, non sarà uscita nemmeno per la prossima guerra.» E così dicendo la signora fece un altro salto e se la riprese.
«È già arrivato sul posto?» La ragazza sgranò gli occhi.
«Sì e si stava dando un gran daffare prima che quel citrullo spegnesse tutto.» Rispose una donna dalla testa glabra indicando Gordo.
«Non è colpa mia, volevo solo vedere meglio.» Si difese l'uomo, poco prima di essere di nuovo preso di mira da motteggi e pernacchie.

«Uèèèè.»
«Oh ancora? Si era appena riaddormentata, fatela finita di fare chiasso per Dio!» Li biasimò la donna-squalo.
«Oh Gela non preoccuparti, la riprendo io adesso che sono qua. Grazie mille.» Affermò Nina tendendo le braccia alla donna.
«Figurati capitano, quando vuoi.» Le sorrise.
La bambina smise immediatamente di piangere alla vista della madre, le abbozzò un ridolino e le infilò una manina paffuta tra i capelli.
Nina la strinse a sé ondeggiando, i suoi occhioni neri e umidi si chiusero di nuovo tra le braccia amorevoli della donna e si riaddormentò in pochi minuti.
«Diventa sempre più bella.» Commentò Gela intenerita.
«Di certo ha preso da me.» Osservò fiera Nina, mentre le accarezzava delicatamente le gote puntinate di lentiggini.

«È ripartita.» Urlò Gordo trionfante, mentre alla sua destra la soddisfatta signora riprendeva posto sulla sua ruvida cassa di birra.
Il buonumore durò giusto il tempo di riposizionare la lumacamera, dopodiché solo dolore, silenzio e lutto.

Molti furono i feriti quel giorno e molte vite andarono perse.
La guerra per la supremazia venne vinta dal Governo Mondiale a costo dell'intera Marineford, innumerevoli soldati uccisi e un membro della Flotta dei Sette- Gekko Moria- dato per morto.
Tra le vittime più ricordate dei pirati di Barbabianca c'era proprio loro padre- uno dei quattro imperatori-,Little Oars jr e Ace pugno di fuoco.

The worst generationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora