"Ciao liluccia mia, ti era mancato ve? tu me manchi assai invece.
Spero tu abbia letto tutti i pensieri mia che t'ho mandato in questi due anni.
Non riesco a levarme dalla testa la tua immagine nuda sotto di me"Emily si interruppe sentendo un senso di vomito salirle.
Neanche il sesso era piacevole con lui.
Si sentiva solo una merda ogni volta.
Era solo un corpo da scopare.
Rimaneva ferma inerme finché lui non finiva.
Aveva provato a dire no quando non le andava, ma la risposta erano schiaffi e calci scatenati da teorie strane.
Come ad esempio che si facesse scopare da altri quando lui non c'era, parole sue.
Quello era stupro, ma non per la legge italiana.
<Emy, tutto bene?> domandò vedendola con una mano sul petto.
Ma poi quali altri pensieri? non le era mai arrivato niente.
Si stava iniziando ad agitare e il poco ossigeno che riusciva ad inalare iniziava a diminuire piano piano.
Maria senza chiederle il permesso, fece chiamare velocemente Holden in studio.
Dopo nemmeno due minuti, la porta della Sala si aprì di scatto facendo spuntare la figura preoccupata di Joseph.
<Che succede?> domandò non capendo avvicinandosi alla ragazza.
<Em, ei che succede?> domandò dolcemente accarezzandole il braccio.
Emily non riusciva a parlare, ad emettere neanche un suono.
Holden si guardò attorno e notò la busta sul tavolo e lesse il mittente collegando tutti i puntini.
Strinse a sé la piccolina che si lasciò andare al pianto tra le sue braccia.
<Va tutto bene piccolè, andrà tutto bene> sussurrò accarezzandole i capelli.
Dopo poco si staccò volendo continuare a leggere.
<Che dici se magari la finisci di leggere in un altro momento?> domando il romano ricevendo una negazione.
"Ho visto che sei andata a fa quel programma de falliti, non so quante volte te l'ho detto che con sta roba non ce campi.
Ho visto anche che te sei legata co uno che pare un deficiente, non t'ho insegnato proprio niente allora.
Sei mia Emily, mia e basta e sai quanto odio che gironzoli attorno ai maschi, sta abitudine te la devo ancora togliere.
Cos'è? pensavi che non lo venissi a sapere eh?
Vuoi farte mette incinta pure da lui e poi torni da me e mi dici che il figlio è mio? Tanto fa la fine dell'altro>Quelle ultime parole furono un colpo al cuore, tant'è che inizio a sentirsi male seriamente.
Scoppiò a piangere, vedeva tutto girare.
Non riusciva a sentire neanche i richiami del romano.
Holden le tolse la lettera dalle mani e in quel frangente dove la perse d'occhio per cinque secondi, il buio.
Era svenuta cadendo per terra.
Maria chiamò subito aiuto.
<Em, ti prego. Apri gli occhi> ripeteva all'infinito il romano impanicato.
Presto la Sala Relax si riempì di persone e venne anche l'ambulanza.
Holden era spaventato, faceva avanti e indietro per la stanza con le mani nei capelli.
I paramedici riuscirono a farla tornare cosciente, ma vollero comunque farle degli accertamenti in ambulanza.
Emily si guardò attorno confusa per un piccolo momento e poi tutto il mondo le cadde addosso facendole salire di nuovo il panico.
Iniziò ad agitarsi e a piangere.
Holden vedendola piangere, si avvicinò a lei inginocchiandosi per terra e stringendole la mano.
<Sono qui con te, non ti devi preoccupare. Ora ti fanno dei controlli e poi torniamo in casetta> sussurrò accarezzandole il viso.
Holden l'accompagnò in ambulanza e rimase al suo fianco finché non fecero tutti i controlli.
Ora era tutto apposto.
Holden la alzò piano e scesero dalla vettura.
<Andiamo in casetta piccolè mh?> domandò prendendole il viso tra le mani.
Aveva proprio gli occhi assenti.
Sospirò lasciandole un bacio sulla fronte per poi prenderle la mano e dirigersi verso la casetta.
I ragazzi in giardino li salutarono ricevendo solo un sorriso tirato da parte di Holden.
Emily andò dritta verso la sua stanza tirando involontariamente anche Holden con sé.
Voleva solo il suo letto, la luce spenta e il silenzio.
Arrivata davanti al suo letto gli lasciò la mano infilandosi sotto le coperte dandogli la schiena.
Non aveva voglia di parlare con nessuno.
<Piccolè, non ti lascio sola. Vado un attimo di là e torno da te> disse non ricevendo risposta.
Passando per la cucina aveva notato che qualcuno si fosse accorto di qualcosa, Mida, Gaia e Lucia infatti stavano aspettando il ritorno del cantante.
<Cos'è successo?> domandarono preoccupati.
<Na cosa grave, quando se la sente ve la racconta lei. Non me la sento di dirlo io>
<Ma ora come sta?>
<Malissimo, l'ho lasciata sola solo perché v'ho visto che ve ne siete accorti. Mo torno da lei>
<Va bene, se vi serve qualcosa diccelo> rispose Mida preoccupatissimo per la sua amica.
Così fece, il romano tornò da lei sdraiandosi al suo fianco e appoggiandole una mano sul fianco.
Notando la rigidità del suo corpo, pensò che non volesse essere toccata quindi levò la sua mano.
Emily immaginò il suo pensiero e lo tranquillizzò riappoggiandogli la mano dove era.
Era tornata a un anno fa, le sembrava di vivere in un flashback.
La testa parlava parlava, le tornavano in mente tutti le cose subite.
Tutte, non me mancava una.
Non si spegneva, il suo cervello non si spegneva.
Non smetteva di creare scenari.
"Ma se me ne fossi andata prima?"
"Ma se avessi reagito?"
"Ma se avessi parlato con qualcuno"
Erano tutti un "ma se" che rimanevano tali.
Perché la sua vita ormai era distrutta e lei non aveva fatto niente per salvarla.
Per salvarsi.
Per salvare suo figlio.
Forse se lo meritava alla fine.
"Te lo meriti"
Glielo diceva sempre, che se le meritava le botte.
Che se li meritava gli insulti.
"Me lo merito"
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FanfictionDue semplici ragazzi, tormentati da ciò che hanno dentro. Entrambi pieni di paura, ansia e panico. Entrambi presi a schiaffi in faccia dall'amore. TW: attacchi di panico, attacchi d'ansia. violenza domestica, fisica e psicologica. ...