𝒮ℯ𝓈𝓈𝒶𝓃𝓉𝒶𝓈ℯ𝒾

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Quella notte rimasero in giardino finché Emily non si addormentò sul petto di Holden.

Pur dormendo il suo corpo subiva delle scosse, non era un sonno tranquillo.

Quando Holden capì che era entrata in un sonno profondo e il suo corpo sembrava essersi finalmente calmato, la portò a letto facendo attenzione a non svegliarla.

Maria aveva già avvertito tutti che Emily il giorno dopo non sarebbe andata a lezione e le fissò un appuntamento con la psicologa.

Le ragazze della stanza azzurra fecero tutto in silenzio per non svegliarla, sapendo che aveva bisogno di riposarsi e specialmente dormire.

Holden sperò con tutto se stesso che Emily avrebbe fatto la scelta giusta, cioè quella di rimanere, per non dare soddisfazione a quello scarto umano di pensare che ce l'avesse ancora in pugno.

Lui stesso stava lottando con la sua mente per rimanere in quel contesto, anche si stava distruggendo senza parlarne con nessuno.

Emily riuscì a dormire cinque ore filate poi si era svegliata, aveva fatto una doccia bollente e l'acqua si era mischiata con le sue lacrime.

Stava ritornando a sentirsi sporca e in colpa.

Dopo essersi preparata andò in cucina per guardare che lezioni avesse e si accorse che erano tutte cancellate.

Il suo viso rispecchiava come stesse in quel momento.

Gli occhi spenti, il viso serio, le occhiaie, la stanchezza mentale era palese.

Aveva un dolore lancinante allo stomaco, aveva la nausea, non aveva mangiato niente dal pranzo del giorno prima.

Non se la sentiva neanche di mangiare, solo a sentire l'odore del cibo le saliva ancora di più il senso di vomito.

Maria che si era collegata con la casetta per vedere cosa stesse facendo l'americana, la trovò nel giardino a fumarsi una sigaretta.

Si collegò con lei, volendoci chiacchierare.

<Emy>

<Ciao>

<Come stai?> domandò ricevendo in risposta una negazione con la testa.

<Ho avvertito che non andavi a lezione oggi, così ti riposi un po'. Al pomeriggio hai un appuntamento con la tua psicologa>

<Va bene, grazie> sussurrò facendo l'ultimo tiro.

<Mi hanno fatto sentire ciò che hai detto ieri notte>

<Che me ne voglio andare?> domandò ricevendo conferma.

<Perché Emy?>

<Perché sento che sto tornando in quel loop>

<No Emy. Non devi farti sopraffare da quello che c'era scritto su quel foglio. Quanto ne abbiamo parlato? ne hai parlato molto con tante persone no?>

<Si, ma una cosa è parlarne, una cosa è riuscire a superarla>

<Io ho fatto una cosa che penso che ti possa fare bene dopo aver sentito quello che hai detto, anche se lo avrei fatto comunque dopo ieri. Ho avvertito mamma e fratello di quello che è successo e si sono messi in strada. Tra poco dovrebbero arrivare, penso ti possano fare stare meglio e specialmente farti ragionare>

Al pensiero che li avrebbe visti le veniva da piangere.

<Grazie> sussurrò.

<Niente Emy, lo sai che sono qua per te. Ci sentiamo dopo>

Tempo un quarto d'ora e il telefono della casetta squillò, era la redazione che le chiese di raggiungere la scuola.

Ember e Noah erano arrivati agli Studi e venivano accompagnati in una delle sale vuote della scuola.

Nel tragitto si scontrarono con Holden, era felice di vederli perché sapeva che avrebbe fatto tanto piacere ad Emily.

<Ciao Joseph> salutò Ember dandogli due baci sulla guancia.

<Ciao Ember, Ciao Noah> ricambiò i due baci della mamma di Emily per poi dare la mano al fratello.

<Come sta Lily?>

Holden sospirò rispondendo che era stata male e che cercò di rimanerle accanto il più possibile.

<Menomale che c'eri tu Joseph, grazie>

<Non devi ringraziarmi Ember. Emily non merita tutto ciò e se potessi prendere un po' del suo dolore, lo farei>

<Già quello che hai fatto è molto e non è da tutti>

Si salutarono e Noah gli sussurrò un grazie.

Holden non voleva essere ringraziato, perché non aveva fatto niente, anzi avrebbe voluto fare di più.

Fece il tragitto per casa e appena arrivò davanti al portone, esso venne aperto dall'americana.

<Piccolè>

<Jo>

La bionda si avvicinò affondando tra le sue braccia.

<Grazie per avermi portato in camera> sussurrò.

<Anzi, grazie per tutto quello che fai, per me> aggiunse prima che potesse rispondere.

<Non me devi ringraziare piccolè>

Emily alzò il viso e il moro lo abbassò, fondendo i loro sguardi.

Holden le lasciò un bacio sulla fronte e uno sul nasino.

<Ti aspettano delle belle persone in studio>

Emily annuì e si alzò leggermente sulle punte lasciandogli un bacio a stampo.

<Dopo parliamo>

<Certo> rispose contento.

<Di te> aggiunse.

<Io sto bene, pensa prima a te Em>

<Tu hai pensato prima a me però>

<Perché ti- sei una delle persone più importanti per me>

<Anche tu lo sei>

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