La prigioniera [1]

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Joy e Fridacontinuarono a percorrere silenziosamente il loro cammino, che risultò essere diretto proprio alla zona abitata. La tensione del momento causò un pesante fastidio nel cuore di Joy, che tentò comunque di restare lucida a discapito delle parole della Beta Lunapiena. Erano già passati quindici minuti davvero strazianti, quando alla fine erano riuscite ad arrivare al cospetto delle grandi porte.

Ritrasformandosi in umana Joy seguì la vice su per i gradini, tenendo la testa alta e cercando di scorgere qualche figura di fronte a loro o magari di udire un qualsiasi rumore. Sentì dei passi leggeri ma frettolosi provenire dall'interno della strana reggia. Ad un tratto, infatti, la porta si spalancò dall'interno e ne emerse piuttosto velocemente la figura di Dream, con i capelli stranamente spettinati e il viso stanco, peggiorato dagli occhi gonfi d'ira ed orrore. Indossava l'armatura con i loro soliti colori: nero ed amaranto.

Il suo fisico, nonostante il suo corpo snello tremasse, assomigliava ancora a quello di una dea. Senza aspettare i saluti di nessuno, lanciò un'occhiata di intesa a Frida e saltò le scale con decisione per poi iniziare a correre verso la seconda area dove le luci erano ancora accese. Alcuni guerrieri la seguirono e, dietro di loro, si accodarono anche l'Omega Marren, Ezra e infine Aireen e Cyrer, che presto fecero gesto a Frida e Joy di avvicinarsi alla folla. Jocelyn ne fu sorpresa. "Dov'è Arcan?" pensò. Tutti avevano un'aria allibita ma nessuno sembrava essersi accorto dell'assenza del tanto temuto guerriero lycan. Che fosse già arrivato al villaggio?

Solo una voce si udì, prima che Dream si tramutasse. «La zona dei lavoratori», urlò l'Alpha accecata dalla rabbia. «È sotto attacco, quei poveretti sono stati massacrati!», dopodiché, oltre agli ululati provenienti dal villaggio dei poveri contadini e dei fabbri, che diventavano sempre meno percepibili, regnò il silenzio. Il sottofondo di quegli attimi di terrore fu creato dalle zampate aggressive dei soldati lycan sull'erba fresca, spezzettato solo dagli ululati mostruosi di Dream.

Raggiunsero l'area stabilita quando era ormai troppo tardi. Grandissimi lupi, che ormai sembravano cani smembrati, si trascinavano sul terreno in fin di vita, lasciando dietro di loro scie scarlatte e dal cattivo odore, prima di accasciarsi completamente e chiudere gli occhi, aspettando che il buio li reclamasse. Altri erano niente più che cadaveri umani che presentavano degli strani fori rossastri in varie zone del corpo. Sembravano sgonfi di ogni goccia della loro vitalità e il resto della loro pelle era di un bianco latteo o completamente grigia. Molti si contorcevano e urlavano. Alcuni medici si precipitarono su di loro con unguenti speciali, antidoti ed erbe curative. Joy non aveva mai visto così tanta morte con i suoi occhi. Gli ultimi, i sopravvissuti e i feriti, vedendo arrivare i rinforzi, uscirono allo scoperto del luogo in cui si erano precedentemente nascosti. Tremanti, si avvicinarono ai guerrieri e si strinsero a loro. Vennero accolti subito con coperte e vestiti caldi, ma soprattutto tante medicine. Lì si era appena conclusa una carneficina.

Uomini, donne e bambini morti furono raccolti dal terreno, tra le grida e i pianti della popolazione. Vennero caricati su alcuni carretti e trascinati verso il cimitero da una coppia di lycan adulti e coperti di ferite. Con orrore, Joy riconobbe tra le tante vittime il corpicino di uno dei due gemellini che aveva visto tempo prima giocare e divertirsi con l'altro, uno di quei lupacchiotti dal pelo ramato e arruffato. Chinò la testa quando il fratellino lo raggiunse e prese la sua mano congelata tra le sue, piangendo.

La madre lo portò dentro casa, disperandosi, per poi ritornare e abbracciare il figlio, chiamando il suo nome ad alta voce. «Seth!», urlava la donna. Un uomo corse ad abbracciarla e la donna affondò il viso nel suo collo. «Seth, non puoi farmi questo!» Quando rialzò la testa, i suoi occhi avevano assunto una forte sfumatura viola. «Devono pagare! Tutti! Hanno preso il mio bambino!» Persino il marito della donna aveva gli occhi di quel tremendo colore. Di sicuro la rabbia e il dolore si rimescolavano nei loro cuori.

Poi, un altro rumore, un ringhio furioso, arrivò dall'ingresso del villaggio. Un lupo grigio stava fermo sulla soglia della cittadina. Si trattava di Arcan, che si contorse e tornò alla sua forma umana. Nonostante ciò, mostrò i denti. I canini erano stranamente più lunghi del normale, perciò chiuse subito la bocca incurvando le labbra in una smorfia nervosa.

«Cosa è accaduto qui?!?», urlò in maniera disumana. La sua voce sembrò rimbalzare contro gli edifici semidistrutti.

Dream stava parlando con uno dei contadini, che tremava dal freddo e dallo sconforto. Sua moglie era stata appena uccisa. L'Alpha si voltò a guardare il guerriero e fece qualche passo verso di lui. «Dov'eri?», gli urlò contro. «Avevano bisogno di ogni aiuto possibile, anche del tuo», lo accusò.

«Sembravi assente anche tu», ribatté sicuro Arcan, sempre pronto a giustificarsi. «Ti conviene non puntarmi il dito contro, se sei colpevole tanto quanto me».

Dream fece finta di non ascoltarlo. «Il villaggio è stato attaccato. A quanto pare si tratta di...», provò a dire, ma la voce di Jocelyn si sovrappose alla sua.

«... vampiri», sussurrò, con gli occhi spalancati e persi, la ragazza. Si lasciò andare, sedendosi pesantemente sui gradini di un'abitazione con le luci accese. Le scie di sangue erano ben visibili anche su quella porta.

Dream non si infuriò per essere stata interrotta, capì a pieno cosa stava provando in quel momento la ragazza. Non aveva mai visto un campo di battaglia. Arcan, invece, si caricò di ira, forse fin troppo.

«Quelle luride sanguisughe la pagheranno! Hanno osato assediare il mio territorio, dunque andranno incontro alla mia ira». La sua frase era molto teatrale, sembrava addirittura studiata e recitata a memoria, ma nessuno sembrò accorgersene, oltre all'Anima di Lupo.

Poi, un'altra voce giunse dall'angolo più remoto del villaggio, ai piedi della collina della forgia. «Alpha! Alpha! Ne abbiamo catturato uno!», urlò una guardia.

Subito Dream dimenticò la chiacchierata e corse fino al limitare del villaggio, dove, sul retro di una piccola fattoria, trovò una delle truppe strette intorno ad una figura. Stavano tenendo dalle braccia e dalla fronte un piccolo draculiano, all'apparenza una femmina, il viso era coperto da una marea di riccioli biondi e si intravedevano solo due occhietti rossastri tendenti al bordeaux. Subito dopo la leader arrivarono anche i guerrieri ufficiali e Jocelyn. Solo quando la draculiana si voltò verso di loro e spalancò le fauci soffiando come una vipera o un gatto arrabbiato, rivelò il suo volto.

A quel punto, Joy perse un battito. Non poteva essere vero.



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