L'Assemblea [1]

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Jocelyn, spaventata dall'idea di essere fiutata da un nemico o da una specie simile, tornò al campo sotto forma di umana, camminando all'incirca per mezz'ora e arrivando al villaggio in tarda mattinata, quasi all'ora di pranzo.

Le persone, compresi guardie e guerrieri, sembravano tutte un po' agitate. Evidentemente la notizia della liberazione della prigioniera si era diffusa velocemente, come Jason aveva profetizzato. Appena rientrata al villaggio, la ragazza non poté non notare una grande massa di persone raggruppata intorno alla casa dei leader. Davanti alla porta, sul pianerottolo in cima ai gradini, quattro persone cercavano di far calmare i cittadini. Non era difficile capire di chi si trattasse: Arcan, in forma ferale, e ovviamente Aireen, Frida e l'Omega, un'altra ragazza di nome Marren che, a quanto si diceva in giro, era la sorella minore di Dream.

Joy non ebbe neanche il tempo di guardarsi intorno che qualcuno le afferrò il braccio e prese a trascinarla verso l'aggrovigliamento di gente. Nel voltarsi, la ragazza riconobbe il viso di Cyrer, stranamente corrugato in una smorfia preoccupata. «Cyrer! Che fai?!?», urlò la giovane, spaventata.

«Solo Fenis sa per quanto ti ho cercata! Non riuscivo a trovarti da nessuna parte! Dream vuole vederti... e sembra molto, molto arrabbiata», rispose con affanno la guerriera. Non era affatto difficile comprendere quanto la situazione fosse grave e Jocelyn, già cosciente di essa, tentò di reprimere con ogni sua forza le gocce di sudore freddo che esigevano di colare sulla sua fronte.

Intanto, sui gradini di fronte all'accesso alla grande casa dei leader, la folla si lamentava, urlava e spintonava per vedere cosa stesse accadendo o semplicemente per fare un passo avanti. Arcan, ringhiando sommessamente, guardava tutte le persone comprese nel suo campo visivo con apparente odio e disprezzo. Sembrava anche piuttosto amareggiato. Ad un tratto un uomo adulto, circa sui trent'anni, si fece largo tra la folla carico d'ira e puntò il dito contro la Beta.

«Avete perso la testa per caso? Liberare una prigioniera potenzialmente fatale, roba da matti! Io ho una famiglia, i miei figli devono vivere senza aver paura di un prossimo attacco!», sbottò gesticolando con le braccia, mentre la folla lo acclamava e applaudiva ad ogni sua parola. Molti gridarono di volere vendetta per i familiari caduti a causa di Serena e dei suoi simili, altri sostenevano la stessa tesi dell'uomo panciuto. Pian piano si stava sollevando una potenziale rivolta ai danni di tutto il Branco.

Arcan drizzò le orecchie e socchiuse gli occhi: l'uomo si stava avvicinando alle porte dell'ingresso della struttura. Lentamente bloccò il suo cammino, fermandosi di fronte al paesano. "Devo chiederti di fare un passo indietro. La situazione è sotto controllo, tornatene a casa e dì ai tuoi figli di non preoccuparsi. La guardia ufficiale del Branco e i suoi leader si stanno già occupando della questione, che verrà risolta prima ancora che tu possa accorgertene", ringhiò il possente lupo grigio, mostrando la punta delle lunghe zanne affilate.

L'uomo sembrò ignorarlo. «Spostati, ragazzino. Sei talmente giovane che potrei essere tuo padre. Dream dev'essere davvero disperata se ha scelto te tra i suoi guerrieri migliori», soffiò acidamente l'adulto, suscitando quindi la più totale rabbia nell'animo del guerriero corvino dinnanzi a lui.

Il lycan grigio, perdendo la sua poca pazienza, saltò addosso all'uomo con l'intento di fargli veramente molto male. Subito, l'altro si tramutò in lupo, un possente bestione dal pelo castano grande all'incirca quanto Arcan. Quest'ultimo iniziò a graffiare il ventre dell'avversario e a chiudere le zanne sul vuoto, essendo intenzionato a mordergli il collo. Quello sotto di lui subito si ribaltò, cercando di graffiarlo con gli acuti artigli, ma il suo colpo non andò a segno. Intanto, i guerrieri più responsabili cercavano di porre fine al combattimento, senza ottenere risultati. Arcan riuscì di nuovo a far perdere l'equilibrio all'adulto e sollevò la zampa anteriore destra per porre fine alla sua vita o almeno sfigurargli il viso. Una lezione che il grassone non avrebbe mai dimenticato e che quasi sicuramente avrebbe messo a tacere la folla. Una mossa utile, ovvio, ma niente affatto legata ai metodi di Dream o dei suoi seguaci.

Jocelyn, preoccupata dalla vista della scena, si sentì in dovere di interferire e iniziò a correre e a spintonare le persone raggruppate in folla mentre Cyrer la richiamava. Stava per gettarsi tra i due litiganti, quando accadde qualcosa di davvero inaspettato.

Un lycan cinereo, quasi bianco e dalle zampe e il volto bigi, si intromise nella rissa. Con una zampata allontanò Arcan dall'uomo ferito, che adesso si stava tramutando in umano e strisciava via perdendo zampilli di sangue dal torace e dallo stomaco. Il lupo che gli aveva salvato la vita era grande circa la metà di quello davanti a lui, ma sembrava deciso a impedirgli di scatenare il panico. Dimostrava grande coraggio e serietà, nonostante non sarebbe mai stato in grado di competere contro Arcan, che lo guardava con odio, avendolo riconosciuto. Jocelyn non impiegò molto a capire di chi si trattasse.

Il lycan tornò comunque in forma umana. Jason, il ragazzino di appena quindici anni, si voltò verso la folla con sguardo serio.

«Vi è vietato entrare all'interno della residenza. Dream ha convocato un'assemblea e desidera ricevere solo la Beta, l'Omega, l'Anima di Lupo e i suoi guerrieri fidati...», si fermò voltandosi verso il lupo grigio, «... escluso Arcan», sentenziò. Evidentemente Cyrer aveva parlato anche con lui, nel tentativo di trovare Jocelyn. Detto questo individuò e sorrise all'amica, che lo guardava fiera e sorridente in prima fila nella calca. Ricambiò il sorriso e si spostò per permetterle di passare, seguita da Cyrer, impressionata dal coraggio del ragazzo, mentre Marren e Frida aprivano le porte a coloro che erano stati elencati dal ragazzo.

Joy si fermò per un secondo accanto al giovane, lo guardò per poco e poi lo abbracciò. «Grazie, J. Ci vediamo più tardi», gli disse.

Jason la strinse a sua volta. «Ti aspetto»,rispose e sciolse l'abbraccio. Joy annuì e mosse un passo dentro la residenza. Pochi secondi dopo, le grandi porte si richiusero alle sue spalle.

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