La fedeltà [3]

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«La stanza dovrebbe essere questa», sentenziò Jason, guardando una porta chiusa dinnanzi a loro.

Jocelyn prese ad agitarsi. In fondo alle scale si potevano udire gli urli e i ringhi di Arcan che provava a liberarsi. I suoni che emetteva non sembravano umani. Erano strazianti, come se racchiudessero il ruggito delle più inquietanti belve del mondo. Si udì un rumore secco, come se qualcosa si fosse rotto: il ghiaccio. Arcan stava per raggiungerli.

«Dobbiamo trovare la chiave!», esclamò agitata Jocelyn. Presto si mise a correre di fronte alla porta, controllando vari tavoli, finché non sentì J trattenere una risata. Joy lo osservò sconvolta domandandosi il perché ridesse in un momento del genere. Eppure, le sue labbra si incurvarono all'insù prima che si voltasse frontalmente.

«Non c'è tempo di trovare la chiave, tu che dici?» La domanda era fortemente retorica. Serrò i pugni e Joy li osservò diventare clave di pietra. In men che non si dica, le nocche rocciose di Jason si infransero contro la porta. Questa si ruppe proprio al centro ma non si sradicò totalmente. J infilò la mano nel buco che aveva creato e girò la maniglia dall'interno, ormai distrutta. La porta si aprì ed i due poterono entrare nella stanza. Non c'era molto tempo per osservare cosa li circondasse, ma entrambi videro il pavimento di pietra e legna, così come pareti e tetto. Varie fiamme illuminavano la camera stretta e lunga. Seguendone ognuna lungo il suo corso, gli occhi raggiungevano due iridi celesti, stanche e socchiuse. Morbidi fili di capelli biondi ricadevano ai lati di un viso pallido e quasi bianco, appartenente alla persona in quel momento più importante. L'obiettivo della missione: Dream.

La povera Alpha era incatenata ad un palo di legno ed aveva mani e caviglie strettamente legate. Dei segni rossi le solcavano la pelle giusto in prossimità delle catene ma, eccetto che per questo, non sembrava ferita. Era in condizioni decisamente migliori dei poveri prigionieri ritrovati in fondo alla torre. Tutto ciò parve molto strano. L'Alpha, il capo dei Lunapiena, l'entità suprema del Branco, sembrava stare abbastanza bene. Jocelyn spalancò gli occhi e la raggiunse correndo, mentre Jason sprangava la porta con una barra lignea che fece fluttuare fino al luogo desiderato, con un semplice schiocco di dita.

«DREAM!», urlò Joy con le lacrime agli occhi. Gli sforzi del Branco, di Fanny e di Serena non erano stati vani. Lei era viva, il suo mentore era lì di fronte, che la guardava incredula piegando la testa su una spalla.

«Jocelyn?», domandò la donna. Aggrottò le sopracciglia e poi scosse il capo impaurita. «No no, dovete andarvene. Perché siete venuti qui? Non capite?», balbettava muovendo il corpo in modo serpentino.

Joy non le badò poiché aveva calpestato qualcosa di strano. Alzò lo stivaletto prima che potesse rompere l'oggetto e lo osservò meglio. Era una stravagante siringa con dentro dei rimasugli di un liquido azzurro fluorescente. Si chinò a raccoglierlo ma Dream riuscì ad allungare i piedi e toglierglielo di mano con un brusco calcio.

«Se ti pungi con quello non potrai trasformarti in lycan per le prossime ore. Credimi, so cosa si prova. È insostenibile», spiegò meglio, in tono confuso e stanco. Joy annuì spaventata. Incapace di trasformarsi sarebbe morta nel giro di qualche minuto. Non conosceva la magia e non sapeva come difendersi.

«Possiamo sbrigarci?», intervenne Jason. Qualcosa cercava di sfondare la porta. Ed era qualcosa di molto, molto arrabbiato. «Non abbiamo tutta la notte!», gridò ancora. Ci stava mettendo tutto se stesso per non far oltrepassare la soglia al nemico.

Jocelyn si guardava intorno portandosi le mani ai capelli ormai ricci e sporchi. Come poteva liberare l'Alpha? Non aveva le chiavi del lucchetto che la teneva incatenata al palo.

«Reclute, dovete ascoltarmi! Andate via! È una trappola!», continuava a ripetere lei intanto, ma nessuno le prestava attenzione.

"Dobbiamo stare calmi. Non c'è nessuna trappola! Raggiungeremo il tetto e poi Serena ci porterà...", Joy si bloccò mentre pensava. "Serena...", ricordò, ed ebbe una fitta al cuore. "Serena è morta. Come faremo a scappare?" Strinse gli occhi ed abbassò il viso. Subito dopo rivolse la sua attenzione verso J, fischiando. Il ragazzo comprese subito. Alzò l'indice della mano destra ed una scarica verde smeraldo colpì per miracolo il lucchetto.

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