La tempesta [2] - FINE

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Erano passati molti giorni dalla battaglia contro Arcan ed i draculiani, forse addirittura un mese. Il tempo volava ed era impossibile definire che giorno fosse, poiché a causa degli impegni che ognuno si era preso all'interno del Branco, ormai nessuno aveva tempo per dare un'occhiata al calendario.

Ripensandoci, Jocelyn credeva di aver sognato tutto. Era convinta che il Zanna Rossa fosse ancora vivo da qualche parte e che magari la stesse cercando. Improbabile, perché nessuno sarebbe riuscito a sopravvivere ad una caduta del genere, forse solo Joy, che ormai aveva scoperto molti dei suoi poteri. Impossibile sapere se ce ne fossero stati altri ancora sconosciuti, poiché variavano da Anima in Anima. Forse lei era la più particolare e la più potente che fosse mai esistita.

Ma ormai non doveva preoccuparsi di scoprire altro su di lei, perché sapeva il necessario e questo la confortava. L'unico suo pensiero era rivolto a Dream, che quel giorno sarebbe stata dimessa dalla cura a cui il nuovo mago l'aveva sottoposta. Si trattava di un infuso di erbe curative che le veniva dato due o tre volte al giorno, così come al resto dei feriti. Inoltre, alcune reclute che non avevano partecipato alla battaglia si erano offerte volontarie per donare un po' di energia all'Alpha, sotto la guida ed il consiglio di Jason, che era diventato un simbolo importante dello studio degli incantesimi. Jocelyn era stata premiata ed aveva ricevuto molti complimenti. Ormai era una recluta guerriera formidabile, raro per una ragazza della sua età, e le mancava solo il titolo assegnato da Dream stessa, da Frida e da Marren.

Joy stava andando a trovare l'Alpha proprio in quel momento. Voleva essere sicura che stesse bene e magari ne avrebbe approfittato per riaccompagnarla a casa. Per la strada, la ragazzina incontrò anche Silas ed Alois, che passeggiavano insieme mano nella mano. Avevano iniziato a frequentarsi proprio dopo la battaglia. Tutti erano sicuri che sarebbero stati una coppia incantevole. Joy li salutò a gran voce e con un sorriso a trentadue denti, e loro ricambiarono sereni. Alois le sorrise voltandosi in sua direzione e scuotendo i capelli rossi, come se volesse parlarle, magari per ringraziarla. Joy si fermò per ascoltarla, ma l'altra arrossì impacciata, come se avesse dimenticato le parole. Riafferrò la mano di Silas e riprese a camminare. La mora ridacchiò, fece spallucce e continuò per la sua strada, senza chiedersi cosa l'amica avesse voluto chiederle.

Con lo sguardo, tra le tante persone letteralmente appostate dietro al capanno delle cure, che era stato tirato su dai guerrieri più abili, cercò la sua Alpha. Irvine e Lex, due dei fratelli maggiori della leader, avevano contribuito a costruirlo, mentre Zachariah era ferito, non troppo gravemente, ma abbastanza da essere stato ricoverato per un paio di giorni. Ormai era tornato alla sua vita di sempre.

Lex aveva fatto visita molte volte alla sua sorellina, implorandola di scusarlo per il suo comportamento. L'uomo aveva una forte simpatia per Arcan e scoprire cosa era davvero non era stato un bel colpo per lui. Il pensiero che aveva quasi costretto la sua adorata sorella, tenace e furba, a sposare un traditore come lui gli provocava una terribile sensazione di malessere e gli aveva recato notti insonni e pianti silenziosi. Dream lo aveva perdonato e benedetto, spiegandogli che anche i lycan commettono errori, essendo per metà umani. Non c'era bisogno di preoccuparsi, perché stava bene e si sarebbe ripresa del tutto. Certo, era passata almeno una settimana dalla loro discussione commovente - che il mago aveva raccontato a Jocelyn di nascosto, sapendo quanto fosse imbarazzante per Dream parlare di argomenti toccanti come quello - ed ora la leader era decisamente migliorata, riprendendosi meglio di quella volta in cui combatté al fianco di Joy contro i due draculiani più forti, finendo per essere morsa. Non si poteva però negare che a lei fosse concessa una cura decisamente più seguita e controllata rispetto agli altri superstiti, ma Dream stessa aveva chiesto di curare prima quelli più gravi di lei. Di sicuro, l'unica ferita aperta che l'Alpha poteva dire di avere era lo squarcio che aveva subito nel suo orgoglio. Si era diffusa la voce che la leader non facesse che piangersi addosso tutto il giorno, parlando di quanto inutile fosse stata. Le parole che ripeteva sempre erano diventate come una filastrocca:

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