Il piano [2]

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In men che non si dica, era arrivata la sera. Lo stomaco di Jocelyn era in subbuglio a causa dell'ansia, e la testa carica di pensieri.

"Forse è meglio ritirarsi", meditò un attimo la ragazza, ma poi scosse la testa, rendendosi conto di aver appena pensato ad una stupidaggine.

L'incontro con i suoi amici sarebbe stato alle sette e trenta ed era quasi ora. Jocelyn corse verso il luogo prestabilito, all'ombra di un vecchio albero poco lontano dalla reggia, dove avrebbe trovato Jason, Silas, Moses, Thorley e Katara. Stranamente, oltre al fatto che questi ultimi tre erano assenti all'appello, quando arrivò sul luogo dal lato opposto della strada sbucò un lycan rossiccio che Joy conosceva bene.

«Alois?», domandò confusa mentre l'altra tornava umana.

La ragazza sospirò e si passò una mano tra i capelli, sistemandoseli e facendo notare come risplendessero alla luce delle lanterne e della luna. «Mi hai fatto riflettere, questa mattina, Joy», spiegò la rossa imbronciata. «Credo proprio che il Branco abbia bisogno di più guerrieri possibile... ed io sono una guerriera piuttosto brava, mi conviene partecipare. E mi sembra il minimo per rivendicare la mia famiglia.

Quei maledetti devono pagare per il loro errore. Ho deciso che combatterò fino alla morte, se necessario», aggiunse quindi, alzando un pugno arrabbiata.

Silas comparve accanto a lei e fischiò. «Mi piacciono le ragazze determinate, e credo proprio che tu sia una di quelle», commentò facendole l'occhiolino con aria provocante.

Alois trattenne un sorrisino e si voltò verso Jocelyn, che senza preavviso la strinse in un abbraccio privo di alcuna timidezza. «Ne sono veramente felice», disse solamente, per poi allontanarsi di due passi. «Dunque, credo abbiate parlato tutti con i caposquadra. Qual è la situazione?»

Ognuno spiegò in quale condizione si trovasse. Jason era ovviamente finito nella squadra B, Silas nella D ed Alois avrebbe accompagnato Joy nella squadra A. La conversazione non durò per molto ma, prima di avviarsi al ritrovo delle squadre sotto il comando di Frida, Jocelyn pretese di parlare con J. Lui la seguì in un angolo appartato della strada, un po' confuso.

«Qualcosa non va?», chiese appunto poco dopo.

«Proprio così», sbuffò lei.

Jason le sorrise. «Hai paura? Se non te la senti puoi rimanere qui», domandò.

Jocelyn inspirò profondamente ed espirò poco dopo. «No», esitò a dire. «Devo... devo venire con voi. So che ho causato io questa guerra e sono io a dovervi rimediare», chiarì.

Jason le prese una spalla e la scosse leggermente. «Non è assolutamente vero. Dici così solo perché qualche mese fa hai ucciso due draculiani senza troppa fatica...»

Joy lo interruppe con uno sguardo. Ne aveva fatta, di fatica, in realtà. E trovarsi davanti una migliaia di draculiani come quelli sarebbe stato, per l'appunto, cinquecento volte più faticoso e pericoloso. Tutt'altro che facile.

«Comunque», riprese Jason, «non ti permetto di dire così. Cyrer mi ha parlato della circostanza e ti capisco. Credi che io non abbia paura? Forse sono più spaventato di te ma, quando saremo arrivati là fuori, gli inquieti non ci saranno di nessun aiuto, anzi: ci rallenteranno e renderanno tutto più difficile, forse facendo anche saltare il piano prestabilito. Quindi, ti prego...», stavolta fu lui a prendere un grosso respiro, «... non posso vederti morire, non solo perché sono affezionato a te, ma anche perché so che puoi farcela. Ti farò io da scudo, se sarà necessario, perché io credo in te. Sei la più forte di tutti noi, sei l'Anima di Lupo. E non una delle tante Anime di Lupo: tu sei in assoluto la migliore», spiegò guardando l'amica con occhi più dolci che mai. Joy lo fissò con gratitudine ma anche con tanta curiosità.

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