L'ululato [1]

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Nonostante fosse estate, nella grandissima radura bigia situata tra le due valli dell'est, il freddo era pungente. Era forse la paura che raggelava le vene dei prigionieri, mentre il forte odore di sangue si addensava, disturbando le menti dei pochi superstiti. Molti dei lycan Lunapiena erano riversi sull'erba ormai privi del loro barlume di vita. Erano ammassati l'uno sopra l'altro, come cataste di lerciume lasciate a marcire tra i vicoli di una cittadina buia. Il resto, quelli ancora in vita, erano invece stati scortati fino alle celle. Molte delle donne furono rapite dai draculiani. I bambini non furono altro che risorse per i guerrieri assetati di sangue o utili servi e scudieri. Gli uomini e le donne più coraggiose cercavano di ribellarsi, sfortunatamente senza successo.

Poi, in prima fila, ecco lei. Capelli lisci e biondi, legati dietro la nuca in una coda di cavallo alta e maestosa come la criniera di un leone e gli occhi del colore del ghiaccio, freddi e severi, ma giusti e sinceri come ogni buon leader dovrebbe essere. Eppure lei, Dream, non si era resa abbastanza utile. Il suo popolo, il suo Branco: nulla rimaneva più, tranne che qualche fortunato fuggitivo o una centinaia di guerrieri orgogliosi. Centonovantatré erano i sopravvissuti che i draculiani avevano contato qualche minuto prima. Pochissimi, in confronto al reale numero di lycan Lunapiena. E Dream continuava a pensare al fatto che la colpa fosse solo la sua. Era l'Alpha. Il suo popolo si fidava di lei. E se prima era lei il possente lupo incaricato di tenere le redini del Branco, adesso era diventata un ottuso e debole cagnolino tra le braccia del nemico.

Era riversa sul terreno, incapace di muoversi o di ribellarsi. Le sue mani erano legate tra di loro con una catena di ferro. Un draculiano alto e muscoloso le passò accanto e la guardò distratto. Quando la riconobbe si fermò accanto a lei, abbassandosi sui talloni.

«Alpha», sorrise mostrando i suoi occhi rossi. Aveva i capelli mori lunghi sulle spalle. «Il capo sarà felice di sapere che sei viva. Ti stava cercando», le spiegò. Con una mano le afferrò un braccio e la tirò su, facendola schiantare contro un muretto di pietra. Lei, non riuscendo a muoversi, poté solo tossire un po' di sangue e trattenere un lamento. Mai avrebbe dato soddisfazione al nemico: si sarebbe mostrata impassibile e forte. Il draculiano usò l'indice della mano destra per alzarle il mento con poca grazia. «Peccato che ti voglia tutta per lui», rise maliziosamente. Anche il suo seguito, un gruppo di cinque o sei vampiri, si scatenò in una risata malefica.

Dream era talmente furiosa che abbassò la testa con uno scatto serpentino e azzannò il dito del draculiano. «Bada a come parli», lo minacciò con voce roca. Poco dopo voltò appena il viso, senza distogliere lo sguardo da lui, e sputò disgustata il viscido liquido verdastro che le aveva bagnato le labbra. Il sangue marcio del nemico era nauseabondo.

Il vampiro si tirò indietro lanciando un urlo di dolore, per poi guardarsi il dito. Dream lo aveva morso così forte che se fosse stato un umano avrebbe sanguinato molto più a lungo. «Ti farò passare la voglia di fare la spiritosa, stupida lupa!», rispose a tono. Subito dopo colpì la donna con un calcio diretto al fianco. Lei cadde ma ancora non urlò. Il suo viso era sporco di cenere e terra. Prima di catturarla, i nemici avevano dato fuoco a gran parte del villaggio Lunapiena e lei, nel tentativo di salvare l'irrecuperabile, portava ancora i segni della lotta, tra cui una serie di bruciature non troppo gravi. Era stata trascinata via prima di poter tentare di domare le fiamme, divenendo così una detenuta.

«Portatela via, dal capo», ordinò il vampiro. Lanciò un'occhiataccia alla lycan e si allontanò.

Un gruppo di soldati nemici si riversò sull'Alpha, che di nuovo svenne, sentendosi mancare il fiato. Quando sentì ridere, riaprì gli occhi. Tutto attorno a lei era buio, non sapeva dove si trovasse.

«Per anni ho aspettato questo giorno. Ne ho anche perso il conto, ma guardati... sei qui, sei arrivata», osservò qualcuno, all'apparenza un giovane uomo, con una voce fin troppo familiare ed il tono compiaciuto.

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