L'ultimo Zanna Rossa [4]

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La luce prese ad ingigantirsi e a diventare calda. Joy non ci mise molto a capire che si trattava di fuoco e immaginò subito chi lo avesse creato. La ragazzina si allontanò con una capriola sul fianco e si rifugiò dietro il tronco di una betulla. Lo strillo acuto che aveva lanciato Arcan - di nuovo trasformato nell'orribile mostro dalle braccia bianche - era straziante e fu costretta a coprirsi le orecchie con entrambe le mani.

Il ciuffo aureo di Jason comparve dal cespo dal quale Joy aveva avuto accesso alla riva del fiume. Aveva portato entrambe le braccia avanti ed ora dai suoi palmi chiari le fiamme divampavano contro l'avversario che si dimenava come un pesce in rete. Involontariamente, il ragazzo bruciacchiò dell'erba alta e colpì alcune foglie della chioma di un albero, riuscendo comunque a non causare un incendio. Quando Arcan cadde finalmente a terra, il fuoco si ritirò come in automatico scomparendo tra le dita pallide del ragazzo, che non doveva assolutamente sprecare la sua carica di magia.

Il corpo di Arcan era lievemente ustionato, ma il rossore andò via via scomparendo mentre le ferite marcescenti e ustionate si rimarginavano. Era uno spettacolo orribile da vedere. Il mostro urlava e si contorceva al suolo, immergendo a volte braccia e testa nell'acqua del fiume.

Jason scivolò rapidamente verso Jocelyn e la guardò con gli occhi spalancati e stracolmi di preoccupazione. Allungò una mano in sua direzione per aiutarla ad alzarsi. «Dio mio Jocelyn, come ti sei ridotta?», domandò frettoloso mentre lei teneva stretta la sua mano e si alzava in piedi.

Difatti la ragazza non si era neppure resa conto dei suoi capelli bagnati dal sangue sul retro della testa e che vari tagli le ricoprivano la pelle. Non era comunque il momento adatto a preoccuparsi di lei, perché Arcan si era rigenerato e, con urlo che avrebbe fatto accapponare la pelle al più temerario degli uomini, si volse a Joy e Jason e li indicò con uno dei suoi artigli, che poi strinse agli altri sulla mano trasformandola in un pugno. La sua era stata una silenziosa minaccia di morte.

«Okay, questo non va bene!», tremò Jocelyn. Tirò a sé J all'ultimo secondo, perché nell'istante dopo il nemico si avventò sul tronco davanti al quale si trovava prima Jason, non solo distruggendolo ma sradicandolo completamente con il minimo sforzo. «Non possiamo batterlo!», gridò la ragazza. In un battito di ciglia Arcan l'aveva di nuovo caricata, ma lei era riuscita a spiccare un salto, fino a cadere dietro un cespuglio, dove adesso si trovava anche Jason.

«Ci deve essere un modo», replicò lui, non volendole dare ragione.

Un ulteriore attacco del nemico colpì in pieno J, scaraventandolo lontano. Sfortunatamente, il volo del ragazzo fu bloccato da un piccolo muro di pietre sporgenti. Cercando di fermarsi il biondino portò indietro le mani, ma il braccio sinistro cadde su un grosso masso e prima che lo stesso Jason potesse rendersene conto, le ossa dell'avambraccio e della mano scricchiolarono per poi produrre un dolore terribile. J non si trattenne dall'urlare e con fatica alzò il braccio. Era un po' deformato, probabilmente le ossa si erano spezzate, ma al momento non era quello di cui doveva preoccuparsi, poiché se fosse sopravvissuto, al villaggio un buon mago lo avrebbe curato ed ingessato a dovere. Guardando davanti a lui vide la creatura grigia e verde ringhiargli contro e il suono stridulo del suo verso selvaggio parve una grave avvisaglia. La mente del ragazzo era in confusione e la testa gli girava come un vortice. A causa di ciò non si rese conto che il mostro adesso era proprio di fronte a lui e lo stava colpendo con i suoi artigli. Quando il dolore raggiunse con rapide scariche il cervello di Jason, lui finalmente riuscì ad alzare la mano destra e a lanciare un incantesimo contro l'avversario. Lingue di fuoco rosse e gialle sprizzarono dai palmi come fuochi d'artificio, riuscendo ad allontanare la bestia, almeno temporaneamente.

Joy si stava avvicinando per dare una mano, ma non aveva idea di cosa fare.

«Trasformati!», le urlò Jason con tutta la voce che gli era rimasta.

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