Il trono [1]

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A discapito della continua confusione di Joy a riguardo della sua nuova vita, nelle ore seguenti all'avviso di Dream, Joy seguì la lezione senza distrarsi. Ad ogni nuova spiegazione dell'Alpha fu subito pronta a indicare con l'indice i paragrafi ai quali si stava riferendo sul libro delle Specie e a capire ogni argomento con rapidità. Ogni tanto alzò la mano e fece qualche domanda, che fosse per conoscere le abitudini nutritive dei lycan o la loro longevità, o anche magari per scoprire quali fossero i ranghi più elevati ai quali aspirare. Non che le importasse salire al comando, naturalmente, ma volle comunque soddisfare la sua sete di curiosità. Fu inoltre felice di notare Jason prendere coraggio e, di volta in volta, intervenire nella lezione per schiarirsi le idee. La ragazza al suo fianco, Fanny, ascoltò senza obiettare e trascorse molto tempo a spostare gli occhi da Dream a lui, il che la incuriosiva decisamente di più rispetto alla storia del Branco Lunapiena.

Il resto della classe sprofondò nel silenzio fino al termine delle lezioni, più per paura della leader che per interesse personale. Infatti, terminate le lezioni, non persero tempo a riversarsi al di fuori della biblioteca schiamazzando e ponendo centinaia di domande ad Ashton. Joy provò una piccola fitta al cuore quando quella visuale richiamò alla sua memoria i ricordi della sua vecchia classe, ma riuscì presto a tornare alla realtà e dissuadersi dal passato quando venne affiancata da Jason.

«Ehy... Jocelyn, giusto?», chiese cordialmente, portando le mani dietro la testa mentre camminava alquanto imbarazzato. Lì, alla luce del sole mattutino ed ormai estivo, Joy riuscì a rilevare meglio i suoi lineamenti. Non lo aveva ancora visto in piedi e si sorprese di notare quanto in realtà fosse alto. In termini di statura, la superava di una mezza dozzina di centimetri. Il suo fisico era molto slanciato, infatti, e ben allenato. A quanto pare il ragazzo, prima di essere tramutato in lycan, praticava sport o frequentava una palestra per tenersi in forma. L'aderente tuta nera e amaranto metteva infatti in risalto i suoi muscoli, non troppo sviluppati ma ben visibili, che tuttavia Joy evitò di fissare a lungo per non cadere nel più totale imbarazzo. Semplicemente terminò di camminare e si avvicinò al coetaneo, lasciando ricadere le mani lungo i fianchi.

«Sì, indovinato», sorrise appena, felicemente pronta ad intraprendere un'altra conversazione con lui per conoscerlo meglio. «E tu ti chiami Jason», ricordò immediatamente.

Lui annuì appena. «Puoi chiamarmi solo J, se ti va. I miei amici e familiari mi hanno sempre chiamato così...». In quel momento anche lui sembrò perdersi nei suoi pensieri e soffrirne moltissimo.

Jocelyn decise che non lo avrebbe fatto annegare nel suo dolore. Non voleva che si sentisse come lei. «Allora tu puoi chiamarmi Joy, per lo stesso motivo», propose avvicinandosi di più a lui in modo che si distraesse e si sfogasse con lei. Parlare dei propri problemi sarebbe stata un'ottima cura per espiare ogni sofferenza.

La sua tecnica funzionò e poco dopo Jason le sorride. «Joy. Un bel soprannome. Assomiglia molto al mio!», evidenziò.

Lei si lasciò andare ad una breve risata. «Così come le nostre storie, a quanto pare. Entrambi siamo stati umani. Questi... lycan... mi fanno paura».

«Credo sia normale. Una gigantesca creatura dalle sembianze di lupo non è qualcosa che si vede tutti i giorni». Il suo tono suonò come stanco e arrendevole, come se ormai si fosse abbandonato all'idea di essere bloccato lì, incapace di tornare a casa. «A proposito», domandò poi, «Come ci sei finita qua? Ho sentito qualche voce su di te, ho subito capito chi fossi», volle sapere, curiosamente.

Joy si sentì alquanto imbarazzata a dover raccontare la sua storia ad un estraneo, ma sospirò e decise di non evitare la discussione. Gli narrò la sua versione dei fatti, senza includere dettagli come il ritrovamento da parte dell'amica Serena, che anzi preferì non citare affatto per evitare di scoppiare in lacrime, o il disagio provato ogni qual volta qualcuno dei suoi coetanei l'osservava con disgusto a causa del suo corpo coperto da cicatrici. Nominando questo evento, si controllò istintivamente le braccia e notò che molti dei segni rossi residui dalla lotta si erano pian piano sbiaditi come se fossero appartenuti ad un orribile incubo da dimenticare al più presto.

Wolf Souls- VampiresDove le storie prendono vita. Scoprilo ora