I sopravvissuti [1]

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Gli sguardi dei tre parlavano fin troppo chiaro. Qualcosa non andava esattamente bene. Assomigliavano ad un Branco di bambini sorpresi dalla madre mentre combinavano una marachella, anche se Katara era la più tranquilla e fu la prima a calmarsi completamente.

«Già di ritorno?», domandò Silas, grattandosi il mento, sul quale alcuni peletti andavano a formare una barbetta mora che si notava appena.

Moses grugnì infastidito e rivolse altrove lo sguardo. Di sicuro non aveva molta voglia di parlare ma gli altri due, membri del secondo turno di ronda, non accennavano a voler rispondere alla domanda di Sil. Passò quasi mezzo minuto, durante il quale nella stanza rimase il silenzio. Mos sospirò e fu costretto a rispondere. «Abbiamo trovato... qualcosa. È all'ingresso», sputacchiò, acido come una serpe velenosa che cerca di allontanare i malintenzionati dal proprio nascondiglio.

Jason alzò un sopracciglio. «Che intendi dire?», chiese, ma non ricevette alcuna risposta. Istintivamente, si allontanò da Joy ed irruppe nella cucina, oltrepassando la porta d'ingresso. L'amica non lo seguì ed attese che il giovane mago parlasse dall'altro lato della baracca. Alle sue orecchie arrivò solo un urlo spaventato, che le fece gelare il sangue nelle vene e la immobilizzò. Guardò Thorley, Katara e Moses che ricambiarono con occhi da santarellini e fecero finta di nulla.

«Joy, Silas! Correte qua!», urlò di nuovo J, stavolta non più spaventato, ma solo molto sorpreso. Joy tirò un lunghissimo sospiro di sollievo e si avvicinò all'ingresso con passi aggraziati e tranquilli. Eppure, quando uscì nello spiazzo libero dagli alberi di fronte alla casa, anche lei rimase a bocca spalancata.

Sul prato giaceva una giovane donna, dai capelli rosso vivo e corti fin sotto le orecchie, le sopracciglia finissime e ben curate, il naso e la pelle perfetti. Le ciglia erano lunghe e nere, mentre le labbra erano socchiuse così come le palpebre e tinte di un colore cremisi acceso, anche se in realtà non erano abbellite con alcun rossetto. Anche il fisico della ragazza, sdraiata sul prato freddo e priva di sensi, era divino. Le gambe lunghe e i fianchi stretti. Assomigliava ad una modella ma un rivolo i sangue le sgorgava dalle labbra, scendendo fino al collo e rintanandosi nella maglia nera ed amaranto: faceva parte della divisa.

«E questa chi è?», domandò Silas, raggiungendo gli altri due. Si prese qualche secondo di tempo per squadrare la sventurata ai suoi piedi. Impossibile capire cosa gli frullasse per la mente. Dietro di loro, ecco comparire anche i tre alleati rimanenti.

«L'abbiamo trovata esplorando l'est. Prima di svenire è riuscita a dire soltanto di chiamarsi Alois Elleè. È fuggita dall'accampamento draculiano proprio stanotte ed è stata inseguita fino al fiume chiamato Apsis da noi licantropi, poco lontano dalle valli. Poi, quando è riuscita a ritrasformarsi in lycan, ha iniziato a correre più velocemente e ha seminato i vampiri, giungendo proprio al confine della zona. Stava per trovarci lei, è incredibile», spiegò accuratamente Thorley.

Dunque, lei era Alois Elleè. Jocelyn la conosceva giusto di vista: più di una volta l'aveva osservata aggirarsi per il campo dei Lunapiena, anche perché si trattava di una guerriera piuttosto brava ed astuta ed un giovane bardo del villaggio che si era infatuato di lei le aveva addirittura dedicato una poesia che per qualche tempo era stata molto rinomata. Era come una popolare studentessa in un liceo, solo che si trattava di una lycan in un Branco di licantropi.

«È stata molto brava», commentò Jason sorridendo e prendendo fra le braccia la rossa, scuotendola un po' nel vano tentativo di svegliarla.

«Spero che non le abbiano fatto dell'altro male, a giudicare da questo livido...», indicò con un dito la macchiolina violacea sullo zigomo, «... ha ricevuto un forte pugno in pieno viso. Per il resto, però, sembra star bene», concluse, poi continuò a scrollarla delicatamente. La ragazza si svegliò quasi subito ed aprì gli occhi, che si rivelarono essere di un color miele molto intenso ed attrattivo.

«Do... dove mi trovo?», chiese ancora confusa. Jocelyn non poté fare a meno di paragonarla a se stessa, non appena era stata trasportata da Jason fino all'accampamento, salvata per puro miracolo da un destino che neanche poteva immaginare. Accolse con calma quella sensazione simile a un dejavu.

«Tu»... rifletté poi la ragazza, alzando un sopracciglio e parlando quasi disgustata. «Tu sei quel maghetto traditore che stava per essere giustiziato». Si dimenò per togliersi le mani del biondo di dosso, che reagì solo con una faccia molto offesa. «E tu», disse poi, guardando Jocelyn. «Sei la sua giovane complice. L'Anima di Lupo», sorrise amaramente ancora ad occhi semichiusi. Evidentemente era molto indolenzita ma non aveva nulla di troppo grave. Le sarebbe bastato pulirsi il mento con un getto d'acqua fredda per tornare splendida come sempre.

«Rispondete, per Fenis! Che razza di posto è questo?», domandò la sedicenne, guardandosi attorno un po' intimorita.

«Lieti di averti tra noi, Alois». Jason alzò gli occhi al cielo. «Questo è l'accampamento dei superstiti Lunapiena. Qui potrai riposarti e recuperare le forze. È mio dovere avvisarti, però, che resteremo qui per soli tre giorni, dopodiché ci metteremo in marcia verso il Clan dei vampiri», sogghignò come a volerla spaventare appositamente. Ella infatti si lasciò scappare uno strillo molto acuto ma spezzato che infastidì un po' tutti, anche se ormai nessuno si infuriò, sapendo che la zona era libera dai vampiri e nessuno avrebbe mai potuto udirli.

«Voi siete tutti pazzi! Sono appena scappata da quell'inferno e volete che ci ritorni? Mai!» precisò, scandalizzata.

Silas ridacchiò alle sue spalle. «Agguerrita. Mi spiace ma credo che dovrai tornarci per forza, dolcezza».

La ragazza appena arrivata e risvegliata ribollì di pura rabbia. «Preferirei gettarmi nel fiume, "dolcezza"», sibilò di rimando. «Voi non avete visto quello che ho visto io», continuò a denti stretti. Era sul punto di scoppiare a piangere, tuttavia si trattenne per mantenere la sua dignità valida.

«Mi dispiace ma non cambieremo idea», sospirò Joy, chinandosi ed aiutandola a rialzarsi. «Dobbiamo salvare gli altri e abbiamo bisogno di quanti più alleati possibile. Tu sei un'abile guerriera, potresti esserci utile», provò a complimentarsi.

Alois la guardò torva. «Non crederai davvero che torni laggiù, Anima di Lupo? Stai chiedendo all'orso di porre la zampa nella trappola?», brontolò ancora. «Grazie per avermi salvata, adesso però fatemi tornare a casa», impose.

Katara e gli altri non intervennero, annoiati dalla discussione. Jocelyn raccolse quanta più aria poteva nei polmoni e tutto il coraggio possibile nel cuore, per spiegare la situazione. Poi, finalmente, parlò.

«Non esiste più una casa, Alois. Per questo dobbiamo combattere. Per riprendercela». Sigillò i denti e proclamò la frase con decisione. Questo, però, fece solo esplodere la giovane Elleè in una fragorosa risata.

«Sei l'Anima di Lupo, giusto? Allora va' da sola a salvare quei poveracci, sempre che tu ci riesca», sbottò ancora più nervosa di prima. Tutti i presenti, ovviamente tranne lei, sussultarono. Possibile fosse così crudele?

«Non ti importa nulla della tua famiglia, dei tuoi amici?», domandò Silas, sbattendo le palpebre ancora più allibito. Qualcosa di Alois lo spingeva a comportarsi in modo stranamente mite nei suoi confronti.

«Stammi bene a sentire», scoppiò nell'ira la giovane rossa, puntandogli un dito lungo e sottile contro. «Laggiù ho visto la mia famiglia e i miei amici morire. Davanti ai miei occhi. Credi che abbia così tanta voglia di tornarci? Credetemi, dimenticate il Branco Lunapiena. Ormai non esiste più, ne sono già a conoscenza. È solo un ricordo... si consumerà nel tempo, quando avrete trovato o fondato un nuovo Branco. Fate marcia indietro e salvatevi. Ormai non c'è speranza per chi è rinchiuso laggiù. Non possiamo farci nulla, è andata così e basta, il nostro non è un mondo tutte rose e fiori e non saremo di certo noi, un pugno di giovani lycan nostalgici, a cambiare questa realtà».

A quel punto, Alois Elleè iniziò a piangere silenziosamente, ricordando quegli attimi di panico e sofferenza. Jocelyn era rimasta pietrificata da quelle parole e non riuscì più a smuoversi. Il Branco Lunapiena si era dunque... estinto, a detta dei suoi membri. Forse sì, ne aveva grandi possibilità. Eppure era sopravvissuto a ben due guerre e molte altre battaglie. I draculiani erano forti e numerosi e le loro singole forze erano bastate a schiacciare un intero Branco di lycan. Non v'era più futuro per i Lunapiena. Solo morte, buio, sofferenza. L'oblio. E nessuno avrebbe mai potuto veramente piangere per loro.

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