I sopravvissuti [2]

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Un'altra notte passò ed i nove fortunati licantropi decisero che era arrivato il momento di spostarsi ancor di più verso est. Il fuoco venne spento, le tende rimosse ed ogni oggetto rimesso al suo posto. Katara si era messa in spalla uno zaino quasi più grande di lei, colmo di ogni genere di risorsa, utile o no che potesse rivelarsi. Joy la fissava ancora dubbiosa: era davvero molto strano che avesse avuto il tempo di raccogliere tutto quel ben di Dio, ma era superfluo rifletterci sopra, poiché non aveva fatto agli altri che un favore davvero importante. La squadra lasciò l'accampamento alle prime luci dell'alba per addentrarsi verso le valli dell'est. Sembravano tutti molto stanchi ed affamati, non avendo avuto un solo momento per consumare il cibo cucinato dalle ragazze. Alois dava spesso prova di essere ancora contraria all'idea di ritornare al campo dei draculiani, ma ogni singolo componente del gruppo si sarebbe potuto dimostrare essenziale e lungo la strada tutti quanti cercarono di convincerla a rimanere con loro. La rossa cedette, sfinita dalle continue richieste, e rispose con un "Valuterò la situazione e deciderò se darvi una mano quando saremo arrivati". Purtroppo il tempo scorreva in fretta ed ogni minuto corrispondeva ad un'ulteriore perdita nel clan Lunapiena. Non c'era tempo da perdere, perciò tutti si caricarono in spalla qualcosa e si tramutarono in lycan per poter trasportare più carichi e più velocemente. La foresta sembrava indifferente al dolore dei superstiti, continuava la sua vita in silenzio ed armonia con le sue molteplici creature. Da un lato canticchiava un piccolo canarino, dall'altro un cerbiatto saltava e si metteva a correre spaventato dai giganteschi lupi che l'avevano avvistato. Jocelyn cercava di trovare conforto in quella pace infinita, senza però avere fortuna, perché il ricordo dei morti e il solo pensiero che Dream e tutti gli altri erano stati catturati, se non anche loro uccisi, le lacerava il cuore come una trappola per orsi. Quello stringere lancinante che sentiva al petto era più che insostenibile ma non poteva far altro che sopportarlo e continuare a seguire il piano che lo avrebbe, prima o poi, sottomesso. Il problema era che c'erano solo due modi di sopprimere questa fitta insopportabile: vincere, in modo da liberare i suoi compagni e coloro a cui voleva bene per fare in modo che tornassero tutti a casa, o morire. Ovviamente preferiva di gran lunga la prima opzione.

Continuò a correre al fianco di Katara e di Silas, mentre gli altri tre maschi correvano davanti, ed Alois chiudeva la coda. La strada era piuttosto lunga, ma ciò non intimoriva il piccolo gruppetto, non quanto l'idea di fronteggiare un intero Clan di centinaia di draculiani assetati e spietati, perlomeno. Per fortuna, il clima era caldo e tranquillo. Di sicuro tutto ciò avrebbe indebolito almeno un po' i nemici, che erano piuttosto sensibili alla luce del sole. Secondo qualche ricerca effettuata da Jason sul libro delle Specie, i raggi luminosi li rendeva più vulnerabili e quasi ciechi. Ecco perché avevano scelto di stanziarsi ad est: i dolci rilievi delle collinette e le fronde degli alberi potevano fargli da scudo naturale contro certi attacchi. Certo, questo non avrebbe mai e poi mai ostacolato l'idea dei pochi superstiti pronti a combattere. Se fosse stato un bisogno, avrebbero condotto almeno una piccola parte dei draculiani fuori dal loro territorio.

Pensando a ciò Alois, sotto forma di un magnifico lupo rossastro, si decise a parlare. "Sentiamo, Jocelyn. Dicevi che li avremmo portati fuori dal loro Clan una volta trovato un luogo sicuro dove lasciare Martin e Lucian. Ciò non significherebbe, comunque, separarci?", domandò curiosa.

"Non per forza. Riflettici: portandoli fuori dalle mura a piccoli gruppetti, sarà più facile per noi combatterli, dato il fatto che siamo in palese inferiorità numerica. E c'è sempre la probabilità di incontrare altri Lunapiena lungo la strada".

Moses, davanti a loro, scosse il capo. "Non prendiamoci in giro. I draculiani non aspetteranno mai per attaccare. Ci seguiranno tutti fuori per attaccarci, e a quel punto...", provò a dire, ma fu Jason ad interromperlo.

"A quel punto i prigionieri fuggiranno, se saranno furbi. Forse noi non ce la caveremo, ma loro li attaccheranno alle spalle", spiegò, quasi indifferente. Era molto intelligente ma programmare il piano spettava all'Anima, che parlò subito dopo.

"Esatto. Ma se non ce la facessero? Non sappiamo neanche se sono ancora tutti vivi. Potrebbero esserne rimasti anche solo una decina, per quel che mi aspetto", rispose, intenzionata a chiedere più informazioni ad Alois a proposito.

Thorley rise, anche se non c'era nulla di divertente in ciò. "Quello sì che sarebbe un problema", commentò.

"Ci facciamo troppi problemi", sbuffò Kat. "Io e Jason siamo dei maghi eccellenti, possiamo distruggere intere orde di quei noiosi vampirelli".

Jason ringhiò piano. "Parla per te. Con la magia riesco solo a combinare più guai del previsto, ultimamente". Tutti sapevano a cosa stesse alludendo.

"Smettila", ringhiò Joy arrabbiata. "Ne abbiamo già parlato".

Silas sputacchiò, infastidito. "Io direi che il biondino ha ragione", criticò senza pudore. Jason si trattene dal girarsi ed azzannarlo alla gola per farla finita.

"Avete superato il limite con questa storia!", abbaiò Alois, graffiando la zampa posteriore di Silas, che si trovava davanti a lei. Era stata messa al corrente, così come gli altri tre, di ciò che era accaduto il giorno prima a Joy. "Piuttosto, consideriamo che Jocelyn ha un potere straordinario. Se lo sviluppasse, quel ringhio potrebbe distruggere l'intero campo base dei draculiani".

Jason digrignò i denti. "È un ululato, in realtà, o qualcosa del genere. E ho già detto che non se ne parla, farà impazzire Joy e la indebolirebbe troppo, non potrebbe aiutarci". Con la coda dell'occhio guardò la ragazza che gli si affiancò.

"Sei un pazzo", lo insultò Moses. "Alois ha ragione. Joy è la nostra unica speranza di vittoria".

Thorley non era d'accordo. "Tanto moriremo tutti", sghignazzò come un folle.

Silas fece un salto piuttosto lungo e gli atterrò addosso, sotto gli occhi di tutti. Gli ringhiò in piena faccia, preparando gli artigli. "Non sei d'aiuto!", latrò furibondo. "Se la pensi così, fai dietrofront e vai via! Non ci serviresti comunque, avendo già questa mentalità", lo riprese, spostandosi e tornando accanto a Kat. Thorley stava diventando pazzo per qualche strano motivo. Sembrava impaziente di combattere i draculiani per poter perdere. Da non crederci.

Moses stava per dire qualcosa ma Jocelyn gli piombò davanti, affondando le zampe nel terreno, come a voler fermare il gruppo che avanzava correndo. "Fermi!", urlò, con gli occhi spalancati e le orecchie dritte.

Jason, spaventato, le andò accanto. "Che succede?", chiese abbastanza confuso.

"Ho... ho percepito dei lycan nei paraggi. Sono molti, almeno un centinaio!", spiegò, ancora sorpresa.

"Vorrai dire in lontananza", rise gelidamente Kat. "Io non sento nulla. E comunque non c'è da esserne felici: aggiriamo la zona, di sicuro saranno di un Branco nemico". Sembrava preoccupata, se non addirittura terrorizzata.

Joy scosse la testa velocemente. "Sono Lunapiena. Li sento comunicare, muoversi, andare a caccia. Abbiamo scoperto un altro potere dell'Anima... a quanto pare quelli come me sono dotati di una percezione dei rumori e degli odori sovrannaturale", spiegò, impaziente di raggiungerli. Se Moses fosse stato in forma umana, avrebbe di certo sorriso.

"Katara, tesoro mio, non essere sospettosa. Potrebbero rivelarsi... utili, capisci?" Stava parlando in codice, tutti gli altri ne erano sicuri, ma non vollero fare domande.

Kat sembrò rasserenarsi ed annuì. "Hai ragione, tesoro. Andiamo", disse avvicinandosi al grosso lupo nero.

Joy e Jason si scambiarono un'occhiata: qualcosa non andava per il verso giusto.

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