I sopravvissuti [4]

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«Non prendertela con te stessa», sussurrò una voce lì vicino, qualche minuto dopo. Un ciuffo biondo fece capolino dal retro di un tronco d'albero e piombò accanto alla ragazza.

«Hai sentito ogni cosa, non è vero?», domandò Jocelyn, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Jason le asciugò alla svelta usando il pollice della mano sinistra.

«Diciamo che la vostra litigata era udibile anche dall'altro lato del villaggio», scherzò, alzandosi in piedi. «Non prestarle attenzione, è solo scossa. Non lo siamo tutti, in fondo?» Diede una mano all'amica, che si rimise su due piedi e si levò la polvere di dosso. Jason sospirò e la guardò negli occhi. «Ti sei resa davvero molto utile. Mi hai salvato la vita, hai deciso di essere esiliata al mio posto. Sei fin troppo coraggiosa», si complimentò abbracciandola.

Joy sbuffò, chiudendo gli occhi e stringendolo a sua volta mentre tirava su con il naso e cercava di non piangere più. «Dovevo farlo. Non ho nessun altro. Che avrei fatto senza un amico sciocco come te?», rise poi, allontanandosi con un abile balzo.

«Che simpatica! Sai, anche io non andrei da nessuna parte senza una bamboccia come te», scherzò a sua volta J. Entrambi scoppiarono a ridere sonoramente. «Senti, facciamo così: andiamo a fare una passeggiata nella foresta e poi torniamo indietro. A quel punto spiegherai il tuo piano all'Alpha Frida e se sarà possibile lo metteremo in atto già a partire da domani. Saremo imbattibili», esultò il biondo.

«Frida non è l'Alpha», protestò Joy. Jason le rivolse un'occhiata malinconica e Jocelyn sospirò, sforzando un sorriso. «Va bene. Ma che sia una cosa veloce. Mi sento un po' in colpa per come ho risposto ad Aireen...», balbettò, per poi sospirare.

«Tranquilla, saremo di ritorno fra un'ora», le spiegò rasserenato Jason, poi si tramutò in lycan facendo un balzo indietro.

Joy lo guardò addolcita, divenne una lupa mora ed entrambi iniziarono a correre nella foresta. Parlarono del più e del meno: di cosa era accaduto nei mesi d'assenza da parte di Joy, del piano da attuare e delle loro paure o insicurezze riguardo ad esso e persino della morte di Dream, che aveva causato dolore e sconforto nei cuori di ognuno. Giusto cinquanta minuti dopo tornarono sui loro passi e rincasarono appena dopo l'ora di pranzo. Il sole era alto e caldo nel cielo e quasi tutti i Lunapiena cercavano sollievo nascondendosi all'ombra degli alberi o delle case. Non si poteva fare a meno di pensare quanto quello spazio di terra fosse bello ed accogliente. Il terreno era fertile, il clima perfetto ed il villaggio era protetto dalle mura, al contrario di quello precedente che era stato ricostruito da poco. E poi tutto aveva un'atmosfera magica, anche grazie ai numerosi e piccoli stagni adornati di ninfee rosee e bianche, sulle quali saltavano le rane. Lungo le strade erano distribuiti dei curiosi lampioncini a lanterna in stile medievale che illuminavano il sentiero in pietra, grigiastro e liscio.

Le persone rivolsero un'occhiata diffidente a Jocelyn, non avendo bei ricordi di lei, mentre i due si affrettavano a raggiungere la casa dell'Alpha, che avevano sentito chiamare "reggia", nome elegante e raffinato per un posto altrettanto nobile. Le guardie li riconobbero e li lasciarono passare, così entrarono alla sala d'ingresso, enorme e spettacolare. Joy deglutì rumorosamente.

«A-Aireen?», chiamò ad alta voce. Non ricevette alcuna risposta. «Aireen? Sei qui?», continuò poi con più insistenza, ma ecco che una figura snella saltò giù da uno dei balconcini interni più bassi per atterrarle accanto, era lei. La donna sollevò le braccia e le mostrò i palmi aperti delle mani, in segno di resa

«Lo so, Joy. Ci siamo fatte prendere la mano. Avevamo entrambe bisogno di sfogarci... ti prego di scusarmi, non penso davvero ciò che ho detto. So che quel mio commento ti ha distrutta». Abbassò lo sguardo.

Jason sorrise guardandole. «Sono sicuro che il problema sia ormai risolto, ma ne abbiamo uno più grande da sistemare. Jocelyn voleva proporre un piano, a mio parere perfetto, per salvare i sopravvissuti», spiegò con tono più che serio.

Aireen scosse il capo senza guardarlo neanche. «Non credo ci siano dei sopravvissuti, oltre a noi. Siamo già molti di più di quanto avremmo mai potuto pensare ed è una vera fortuna. Rischiare la vita dell'intero Branco per nulla o comunque per un ideale del quale non siamo sicuri... è da folli», chiarì.
Jocelyn le scosse un braccio per motivarla. «Dobbiamo provarci! E se ci riuscissimo? Se Dream fosse ancora viva? Abbiamo poco tempo e poche probabilità di riuscirci, ma abbiamo la speranza. È quella che conta davvero», sorrise. Era molto convincente.

La nuova Omega si decise ad alzare lo sguardo. Si morse un labbro e strinse i denti, mentre si concentrava. «Vincere... o soccombere», confermò poi, annuendo una sola volta. Joy e J sorrisero. Era fatta.

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