Capitolo 9

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15 settembre 2016

ore 6:01

L'improvviso suono della sveglia si propaga intorno a noi, facendoci sussultare lievemente e causando tra di noi dei vari commenti «JADEEE!!! SPEGNI QUELLA CAVOLO DI SVEGLIA!» esclamo strillando.

«SE NON LA SPEGNI TI AMMAZZO IL CANE CHE NON HAI!» aggiunge Sierra con voce stranamente roca, «già...» mormoro con il cuscino in testa e con una grinta da far paura.

«Ragazze svegliatevi! Oggi è il primo giorno di scuola» dice tutta arzilla saltando di qua e di là. Ma io mi chiedo, tutta questa allegria ed energia di prima mattina, dove la trova? Io assomiglio ad un bradipo in letargo!

«Non è vero, oggi è il 14 settembre».
«Infatti» Sierra conferma  la mia affermazione con la voce impastata dal sonno.

«Oggi è il 15, Emily...».

«Ah okay...no aspetta, COSA?!?».

«ODDIO OGGI È IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA! DEVO ANCORA PREPARARMI!» Sierra si alza velocemente e con poca grazia dal letto, provocando così un leggero tonfo che rimbomba in queste quattro mura.

«Ma che ore sono?» chiedo rimanendo sempre nella stessa posizione di prima.

«Le 6:05».

Non appena sento l'orario il cuore perde un battito.

MA È PRESTISSIMO!

Prendo la decisione migliore e più saggia, ossia rimanere a letto fino alle 7, tanto le lezioni iniziano alle 8.10! Ma proprio mentre sto per riaddormentarmi, Sierra mi salta addosso, facendomi contorcere dal dolore.

«Hai cinque secondi per correre e scappare» il mio tono è minaccioso mentre la guardo con sguardo assassino e poco amichevole, così lei inizia a correre per tutta casa con me dietro che improvvisamente sembro un toro imbufalito.

«RAGAZZE SMETTETELA SUBITO!» ci rimprovera Jade con tono alterato.

«Ma ha iniziato lei!» indico Sierra che per passare dalla parte della ragione esclama «ma lei non si voleva svegliare».

«Mancano ancora due ore prima dell'inizio delle lezioni!».

«Sembrate proprio due bambine. Adesso andatevi a preparare che facciamo colazione con tutti gli altri», io e Sierra subito ci guardiamo con sguardo complice e con un ghigno sul volto, «okay mamma» imitiamo la voce di due bambine innocenti.

«Smettetela di chiamarmi così!» l'esasperazione trapela dalla sua voce.

«Okay mamma»!insisto.

Lei sbuffa esasperata ed io batto il cinque a Sierra soddisfatta. Jade odia quando la chiamiamo così, però una Jade arrabbiata equivale ad un'altra buffa ed estremamente divertente, quindi perché perdersi questo spettacolo?

Entro in bagno per farmi una doccia, proprio quello che mi serve per tirarmi su e, non appena l'acqua calda scivola sul mio corpo, mi rilasso subito, togliendo lievemente la tensione dei muscoli contratti e tesi. La mia pelle è ricoperta da goccioline che l'avvolgono e che fanno scaturire mille emozioni in me e d'un tratto la mia mente naviga, fino ad arrivare al momento in cui sono giunta qua, a Los Angeles. Chissà quale sarà il mio futuro; chissà cosa avrà in serbo la vita per me... domande alla quale solo il tempo saprà rispondere.

Esco dalla doccia e inizio a vestirmi e a cercare di aggiustare queste occhiaie che mi fanno sembrare un panda, mentre per i capelli decido di dargli giusto una spazzolata veloce.

Appena finisco raggiungo le ragazze e noto con mia grande sorpresa e stupore che sono tutte e due pronte che mi aspettano.

«Andiamo?» domanda Sierra, ed io annuisco ancora lievemente stanca.

Prendiamo le cartelle e ci dirigiamo verso il bar della scuola dove ci aspettano gli altri ragazzi.

«Era ora!» esclama Nash alzando le braccia in aria e in contemporanea gli occhi.

«Ci avete messo un'eternità» sottolinea Shawn.

«Questi stronzi non mi hanno fatto mangiare neanche un cornetto!» Taylor mette il broncio e porta le braccia al petto con aria estremamente tenera.

«Quante storie per cinque minuti di ritardo» Sierra alza gli occhi al cielo.
«Mi sto zitto soltanto perché la bocca la devo utilizzare per mangiare» risponde Taylor.

«Miracolo» riceve un'occhiataccia dal ragazzo.

«Vado a prendere un cornetto con il caffè» avviso gli altri, distogliendomi dalla loro conversazione, e così mi dirigo verso il bancone e, non appena sono dinanzi ad esso, mi rivolgo alla barista con educazione ed un sorriso che mi accompagna «salve, vorrei ordinare un caffè con un cornetto».

«Certo cara».

Prendo il tutto e pago, ma proprio mentre mi giro vado a finire addosso all'ultima persona che in questo momento vorrei vedere... Cameron.

«Si può sapere che fai?! Ti sei per caso impazzita?!» esclama con il tono della voce acido e alto.

«Scusa, non l'ho fatto apposta» dico mortificata prendendo un fazzolettino di carta per cercare di riparare il disastro che ho combinato, ma non serve a niente, anzi peggiora soltanto la situazione... però un'idea mi balena nella mente.

«Aspetta, vieni con me».
Istintivamente lo prendo per mano e lo trascino in bagno. Sento che la sua presa aumenta la stretta e questo mi scatena un mare di brividi, come se avessi preso la corrente, ma non penso che sia per lui, forse è perché non ho fatto colazione. 

Non appena entriamo nel bagno mi affretto ad aprire l'acqua del rubinetto e la faccio scorrere un po' nelle mie mani, per poi portarla alla parte macchiata della sua camicia e cercare di pulirla.

«Ci vuole ancora tanto?» domanda spazientito.

«Senti, ringrazia che ti ho offerto il mio aiuto che se fossi stata un'altra persona me ne sarei altamente infischiata!».

«Ti ringrazio mia salvatrice di avermi versato il caffè addosso e che adesso stai rimediando al danno che hai fatto» la sua voce è teatrale ed ironica.

«Vedi di fare meno lo spiritoso, Dallas. Comunque ho finito, adesso è come nuova, o per lo meno quasi...».
«Grazie».

Ci guardiamo un'ultima volta negli occhi, ma poi torniamo al bar senza biascicare una sola parola e, non appena arriviamo, una ragazza salta subito su Cameron, affondando i suoi
artiglia nel collo del povero malcapitato.

«Amore!».
«Ehi» dice con poco entusiasmo il ragazzo.
«Perché hai la camicia sporca?» domanda d'un tratto Allison con espressione corrucciata.
«Perché qualcuno» mi guarda storta «stamattina per sbaglio mi è finita addosso».
«Ti ho già detto che non l'ho fatta apposta» sbuffo fulminandolo con lo sguardo.
«Ciao Emily, stai bene truccata, almeno copre un po' il disastro che hai in faccia» la sua voce è stridula, troppo per essere sentita di prima mattina.
«Beh almeno a me aiuta, invece a te neanche quello ti serve per alleviare la situazione» volto le spalle e mi dirigo dai ragazzi che in questo momento stanno ridendo.

«Ti farò una statua» dice Sierra tra le risate insieme a tutti gli altri.
«Sei stata mitica» aggiunge Nash.
«Avresti dovuto vedere la sua faccia quando ti sei girata» Taylor ride ancora più forte.
«Adesso se n'è andata via insieme a Cameron rossa come un pomodoro e con il fumo che le usciva dalle orecchie» questa descrizione provoca anche a me una lieve risata a fior di labbra.

Rimaniamo a parlare un altro po', ma adesso è arrivato il momento di andare a prendere gli orari in segreteria e, non appena lo facciamo, vedo che purtroppo nessuno è capitato con me per queste prime due ore, quindi, demoralizzati, ci dirigiamo verso gli armadietti per prendere gli occorrenti e appena abbiamo fatto un suono insopportabile si espande nelle nostre orecchie: il suono che dà il via all'inizio delle lezioni...

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