Capitolo 4

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Penso che la vista del mare sia uno dei panorami che preferisco. I suoi candidi colori che si intrecciano mi fanno riaffiorare alla mente ricordi che ormai sono rimasti indelebili persino sulla mia stessa pelle e nel mio cuore; ricordi di una bambina dai capelli dorati e dagli occhi azzurri sdraiata sulla soffice sabbia, con una penna ed un quadernino in mano mentre appuntava le scie dei suoi sfumati pensieri.

Scrivere era l'unico modo per uscire da questo mondo e teletrasportarmi in un altro, dove le cose non erano reali, perché non c'erano problemi, solo spensieratezza e libertà. Mi donava un immenso senso di pace.

Bastava un solo pezzo di carta ed una sola penna per far affievolire i problemi che mi risucchiavano nel suo tornado. Mentre la penna si muoveva con delicatezza i cocci del mio cuore si aggiustavano. Tutto intorno a me si aggiustava, sembrava una sorta di magia, ma in fondo la scrittura è proprio quello... una magia.

E proprio così mi sono svegliata stamattina, sono andata sul terrazzo a catapultarmi nel passato e a pensare ai cambiamenti che sta subendo la mia vita incasinata.

Nel cielo dipinto di varie sfumature di arancio e rosa spicca un uccello e per un attimo mi sento come lui. Mi sento libera, ed era proprio questa la sensazione che cercavo da tanto tempo e che finalmente ho scovato. 

Un'idea mi balena nella mente, e ciò mi porta a rientrare in camera con un ghigno disegnato sul volto per poi dirigermi verso la cucina e prendere due padelle tra le mani. Inizio così ad intonare una canzone e a farle battere ripetutamente creando una sorta di melodia per niente udibile. Mi incammino verso la stanza dove dormiamo io e le ragazze, e infatti, queste ultime due, non appena sentono il chiasso che si sta scatenando intorno a loro, saltano in piedi strillando ed imprecando, scatenando subito la nascita delle mie risate.

«MA SEI IMPAZZITA?!» si mette a strillare Sierra con occhi sbarrati e una mano all'altezza del petto che sale e scende ripetutamente e con costanza.

«IO TI AMMAZZO!» mi minaccia Jade con un dito puntato nella mia direzione.

«Dovevate vedere le vostre facce... la prossima volta mi devo ricordare di filmarvi» dico tra le risate che mi avvolgono a loro.

«Non ci sarà una prossima volta, almeno non per noi» ghignano insieme alle parole di Sierra, così vado da loro e le abbraccio con tutto il calore che può sprigionare il mio corpo.

«Non fare la lecchina» mi avverte Sierra.
«Tanto ce la pagherai» aggiunge Jade soddisfatta.
«Ma io vi voglio bene» tiro all'infuori il labbro e imito gli occhi da cerbiatta, cercando di essere il più convincente possibile per farmi perdonare.

«Per punizione ci preparerai la colazione» mi annuncia Sierra con aria da superiore.

«Sissignore!» porto la mano tesa sulla fronte contratta, e successivamente mi dirigo canticchiando allegramente in cucina, per poi prendere tutto il necessario e preparare dei toast con dentro Nutella e del caffè che li affianca.

Siamo tutte e tre sedute intorno al tavolo in legno, e mentre sto per addentare un pezzo di toast, un rumore che proviene dalla porta mi fa bloccare su me stessa, così poso il panino sul piatto in ceramica per poi alzarmi ed andare a vedere chi è. Non appena apro scorgo il volto solare e dolce di Nash che si guarda intorno con i suoi grandi occhi azzurri.

«Nash!» esclamo saltandogli addosso con la felicità che mi sovrasta.

«Wow! Allora ti sono mancato!» intona una risata contagiosa.

«Non ti illudere» lo avverto con le sopracciglia inarcate.

Ride, per poi fare una pausa e continuare «senti, ieri ti avevo detto che ti avrei portato da qualche parte, quindi, dove ti piacerebbe andare?» domanda congiungendo le mani e guardandomi fisso.

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