«Sali in macchina» mi ordina rabbuiandosi e voltando il viso sfumato di lividi.
«No» la mia voce tuona con tono secco e distaccato, mentre lo sguardo è fisso su di lui, che non appena sente la mia risposta, si volta verso di me con la mascella contratta
«Emily, non mi fare ripetere le cose due volte» mi avvisa, inclinando di poco il viso.
«No Cameron, non me le fare ripetere tu» assumo uno sguardo da sfida.
Viene verso di me, prendendomi il braccio, ma cerco di opporre resistenza «ho sempre fatto ciò che mi hanno detto gli altri, ma d'ora in poi non sarà più così».
«Emily, lo faccio per il tuo bene, credimi» lo sguardo si addolcisce e la presa sul braccio diminuisce, ma la mia espressione non muta.
«Proprio per il mio bene voglio sapere il perché vi stavate picchiando».
«Cose tra maschi...» abbassa lo sguardo, iniziando a fissare le sue scarpe.
«E allora che problema c'è a dirmelo?» lascia la presa sul mio braccio e così ne approfitto per alzarle in aria con sguardo disperato. Le persone che ci passano davanti, ci guardano dalla testa ai piedi bisbigliando qualcosa, ma l'unica risposta che ottengono sono delle mie occhiatacce.
«Il problema è che non sono affari tuoi. Adesso, puoi salire gentilmente in macchina senza fare tante storie?» mi prega con lo sguardo. Come resistere a questo? Semplice, non posso. Lasciando perdere la mia parte razionale, do ascolto a ciò che sento dentro, ovvero andare con lui.
Senza proferire una sola parola, entro nella macchina sotto il suo sguardo soddisfatto.
«Cameron, sei pieno di lividi in viso e dal labbro ti sta ancora uscendo del sangue, quindi torniamo nei dormitori così ti medico. Ah, non fare storie» esclamo, rompendo il silenzio che fino a qualche secondo fa ci circondava da circa dieci minuti.
«No, stasera non torniamo lì» tiene lo sguardo fisso sulla strada e le mani tese sul volante.
Non appena sento queste sue parole, spalanco gli occhi «che cosa significa questo?».
«Vuol dire che stasera andiamo a dormire a casa mia. Non mi va di farmi vedere in questo stato e se ti riportassi là, non passerei inosservato» alza una spalla, come se fosse la cosa più sensata che lui abbia mai detto. Peccato che non sia così.
«Okay, allora accosta qua la macchina così chiamo un taxi e mi faccio portare da lui» inizio a prendere il telefono dalla borsa.
«Certo che no, non mi prendo la responsabilità di lasciarti da sola in mezzo ad una strada isolata e per giunta di sera! I malintenzionati ci sono di giorno, figuriamoci a quest'ora» il suo tono è deciso.
Lo guardo con un sopracciglio inarcato. Non ho assolutamente intenzione di andare a casa sua e in più il mio subconscio mi ricorda di Shawn, anche lui pieno di ferite al momento, peccato che io sia in macchina con il ragazzo che l'ha picchiato anziché con lui. Coerenza? Non credo di averne.
«E non provare a dire di no. La decisione è stata presta, punto e basta» aggiunge con grande spudoratezza prima che io possa dire qualcosa.
«Beh, specifichiamo meglio, la decisione l'hai presa tu, non io e non hai sentito prima quando ti ho detto che non avrei più fatto quello che mi ordinano gli altri?» gli ricordo, gesticolando con una mano.
«Lo faccio per il tuo bene, ma se vuoi che qualcuno ti rapisca, bene, vai pure, ma io non ti voglio sulla coscienza e per precisare, me lo ricordo quel che hai detto, ma si dia il caso che voi femmine dite sempre così, ma alla fine non concludete mai niente» dice con faccia tosta, facendo aumentare il mio nervosismo.
Prima che possa rispondere, alza il volume della radio, così, dopo aver sbuffato rumorosamente, poso la testa sul finestrino, guardando al di fuori.
Passano cinque minuti e l'unica cosa che si sente è la musica a tutto volume. Stanca e con la testa dolorante, cerco di abbassare, ricevendo una frecciatina da parte del ragazzo che ho di fianco.
Improvvisamente Cameron parcheggia e scende, senza rivolgermi la parola e senza degnarmi di un suo misero sguardo. Lo imito, sgranchendo per bene le gambe e le braccia, per poi chiedergli «che ci facciamo qua? Perché ci siamo fermati? Non dovevamo andare a casa tua?».
«Quante domande che fai... comunque ho fame e siccome manca ancora mezz'ora prima di arrivare, ci fermiamo in questo Mc a magiare» schiocca la lingua mentre continua il suo cammino.
Entriamo e andiamo subito ad ordinare alle casse e Cameron, dopo aver passato ben cinque minuti a litigare con me, con la sua gentilezza e galanteria, mi offre la cena.
Ci andiamo a sedere e al tavolo vicino a noi c'è una coppia. Lei è incinta e il modo in cui si guardano, mi fa nascere un sorriso involontario, ma non soltanto a me, anche a Cameron, che li guarda dolcemente e con una scintilla negli occhi. Si vede lontano un miglio che il sentimento che li lega è l'amore e spero vivamente che un giorno anche io avrò una persona che mi guarderà con gli stessi occhi e con la stessa scintilla loro.
La coppia si accorge dei nostri sguardi, sorridendoci dolcemente, ma prima che io possa abbassare lo sguardo per l'imbarazzo, la donna esclama «siete proprio una bella coppia. Sapete, sembrate tanto me e mio marito qualche anno fa» ci guarda con un bagliore negli occhi, ma prima che io possa smentire, Cameron prende la parola «grazie mille» sorride. Subito dopo, la sua frase si ripete nella mia mente e mille brividi si impadroniscono del mio corpo, facendomi sentire bene, come mai prima d'ora.
Evidentemente solo successivamente Cameron capisce ciò che ha detto, perché diventa rosso in viso e si affretta a prendere il panino e finirlo.
Non appena il vassoio è vuoto, le mie mani massaggiano la pancia che sta quasi per esplodere.«Andiamo?» mi domanda Cameron ed io annuisco, salutando la coppia che ci affiancava.
***
Nella macchina il silenzio torna ad impossessarsi di noi, facendomi sentire a disagio, così domando
«quanto manca?».«Poco» si limita a dire.
L'imbarazzo di ciò che è successo prima, ancora si sente nell'aria.
Noto che Cameron ruota il volante verso destra e subito dopo davanti a noi compare un grande cancello in acciaio.
«Siamo arrivati» mi volto verso di lui, notando un dolce sorriso mentre guarda la casa di fronte a noi...
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FINE LINE
FanfictionLa sensazione di non essere mai al proprio posto; quella voglia di scappare e non voltarsi indietro; l'impulso di distruggere tutto solo per vedere il mondo a pezzi quanto te. Emily è alla disperata ricerca di una mano che la afferri e la strappi a...