Non appena apro gli occhi mi ritrovo in una sala d'ospedale e quando volto il capo scorgo Cameron che dorme di fianco a me su una sedia...
Perché mi trovo qui? Che cosa è successo? Non riesco a ricordarmi niente. Anzi, l'unica cosa che rammento è un bigliettino avvolto da un nastro rosso con all'interno una scritta strana, poi il nulla...
Provo a muovermi, ma il mio corpo si rifiuta di obbedire ai miei comandi, così provo ad abbassare lo sguardo e non appena lo faccio scorgo molti fili collegati alle mie braccia.
Provo a parlare per farmi sentire da Cameron e farmi spiegare che cosa mi è successo, perché pian piano sento il panico che inizia a scorrermi velocemente nelle vene.
«Cameron» mormoro con un filo di voce, ma lui non si sveglia, allora riprovo, però questa volta con il tono più alto rispetto a prima e finalmente lui apre lentamente gli occhi. Si guarda intorno e non appena capisce che sono stata io a parlare, si alza di scatto dalla sedia, quasi fino a farla cadere a terra e si affretta ad abbracciarmi, facendo però attenzione a non farmi male.
«Finalmente ti sei svegliata» esclama con un velo di felicità nella sua voce, accarezzandomi con delicatezza il viso pallido. Lo guardo negli occhi, in quel mare in tempesta che giace dentro di essi, e noto che sono lucidi ed uno strano manto a cui non so attribuire nessun nome li avvolge.
Mi limito a sorridere dolcemente e con sincerità, ma poi inizio a fargli una domanda dopo l'altra, quasi fino a non volermi fermare «che cosa mi è successo? Perché mi trovo in un ospedale? E perc...» vengo interrotta da lui che mi dice «stop stop» una lieve risata lo accompagna, ma poi si ferma un attimo e riprende a parlare «allora, prima di rispondere alle tue domande, tu non ti ricordi proprio niente?».
«Niente» rispondo abbassando il
viso, ma lui me lo rialza mettendomi due dita sotto il mento.«Tranquilla, adesso ti racconterò io tutto quello che è successo» mi rassicura.
«Grazie» mormoro arrossendo e maledicendomi per la timidezza che mi riveste quando sono in compagnia di questo ragazzo...
«Eravamo in palestra e stavamo giocando a calcio, però a tutto un tratto ti hanno passano la palla e allora tu hai avanzato e hai fatto goal, ma mentre facevi tutto ciò ti è venuto un forte e acuto dolore alla gamba e allora sei caduta e hai sbattuto forte la testa».
«Adesso inizio a ricordare meglio. E poi?» mi massaggio con delicatezza le tempie che battono forte ed irrompono in queste quattro mura bianche e tristi.
«Hanno chiamato subito l'ambulanza e ti hanno portata in ospedale».
«Da quanto tempo sono qui?».
«Da tre giorni».
«Cosa?!» strabuzzo gli occhi colta alla sprovvista.
«Per fortuna non hai riportato ferite gravi, neanche alla gamba, ma avendo sbattuto forte la testa non ti sei svegliata per ben tre giorni».
«E gli altri?» domando ancora sotto shock.
«Sono a scuola, non potevano perdere un altro giorno di scuola. Sono rimasti fino a ieri sera, poi gli ho detto che sarei rimasto io con te a controllarti e ad assicurarmi che non ti accadesse niente».
«E perché tu sei rimasto?» la curiosità vacilla dalla mia voce ed il cuore irrompe con i suoi battiti che rimbombano intorno a me e placano il mio flusso di pensieri.
«Te l'avevo promesso ed io mantengo sempre la parola data» non appena finisce di dire questa frase mi riaffiora alla mente l'immagine di Cameron e il suono delle sue parole.
D'istinto e quasi senza rendermene conto, lo abbraccio e gli sussurro all'orecchio un grazie dettato dal cuore con tutta la sua più limpida e pura sincerità.
«Prego piccola» mi accarezza la testa dandomi un bacio sulla fronte. Un contatto che si imprime sulla mia pelle come una fiamma che arde.
«Cam?» esclamo improvvisamente.
«Dimmi».
«Non sei arrabbiato con me, vero?».
«Lascia stare, vado a chiamare il medico e ad avvertire gli altri del tuo risveglio» si alza e se ne va, mentre io in un solo ed innocuo sussurro rispondo con voce piccola ed incerta «okay...».
***
Sono passati dieci minuti e ancora non è venuto alcun dottore, ma improvvisamente sento il rumore della maniglia aprirsi e successivamente un uomo con carta e penna in mano entra e mi guarda attraverso le lenti dei suoi occhiali.
«Salve» saluto cordialmente.
«Salve signorina...» si interrompe fissando il foglio che ha tra le mani «...Smith. Ha avuto una brutta caduta, ma per fortuna non ci sono stati danni permanenti e non ne ha riportati neanche alla gamba, visto che siamo venuti a conoscenza del suo incidente avvenuto tempo fa. Quindi tra un'oretta potrà andarsene insieme al suo fidanzato, il tempo di fare gli ultimi accertamenti».
«Fidanzato?!» chiedo confusa.
«Quel ragazzo che è stato sempre al suo fianco in questi giorni e che non ha abbandonato mai la stanza, aspetti... ecco, Cameron mi sembra che si chiami».
«Sì, è questo il suo nome...» deglutisco totalmente in imbarazzo e con le gote che vanno in fiamme.
«Ma...» cerco di controbattere, però vengo bloccata da lui stesso che esclama «mi scusi signorina, ma adesso devo proprio andare» si dirige verso la porta, ma prima di uscire si volta un'ultima volta «ah, non faccia troppi sforzi e non affatichi la gamba».
«Certo».
Detto ciò se ne va via, facendomi risucchiare nuovamente da una profonda quiete...
***
È passata un'ora e finalmente hanno finito di farmi tutti gli ultimi accertamenti e per fortuna posso andarmene e lasciare l'ospedale, anche se tra una settimana ci dovrò tornare per controllare se va tutto bene.
«Allora, andiamo?» domanda Cameron al mio fianco.
«Sì, sono pronta» mi lego la felpa in vita e successivamente ci dirigiamo verso la macchina e, una volta saliti, mettiamo la musica e iniziamo a cantare a squarciagola, ma poi mi rendo conto che la strada che sta facendo Cameron non è quella per andare a scuola...
«Cam?».
«Dimmi».
«Dove stiamo andando? Questa non è la strada per scuola» gli faccio notare mentre gesticolo con le mani lievemente confusa.
«È una sorpresa» esclama, facendomi l'occhiolino e lasciandomi in uno stato di completa curiosità...
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FINE LINE
FanfictionLa sensazione di non essere mai al proprio posto; quella voglia di scappare e non voltarsi indietro; l'impulso di distruggere tutto solo per vedere il mondo a pezzi quanto te. Emily è alla disperata ricerca di una mano che la afferri e la strappi a...