Capitolo 66

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Ci sono attimi nella vita in cui si ferma tutto; in cui il mondo intorno a te non gira più e in cui l'aria che attimi prima ti soffiava spensieratamente tra i capelli, si blocca, così come i rumori che cessano. E sono proprio questi attimi in cui realizzi tutto: l'amarezza della vita e la sua crudeltà.

Le lacrime non ci mettono tanto a fuoriuscire, per scorrere lungo i miei lineamenti e il sorriso ci mette poco a spegnersi, proprio come quando soffi la fiamma di una candela, facendo diventare tutto buio.

Buio, ecco cosa vedo. Si è fermato tutto intorno a me, ma d'un tratto riparte: il braccio di Jake prende carica, per poi colpire il viso affranto di Cameron, che è al di sotto mentre cerca di parare i colpi. Ed è questione di un attimo che sento come un botto, la sua mano si è schiantata contro il viso del mio povero Cam, che sembra così disarmato e indifeso. È questione di un altro attimo prima che una parola esca dalla mia bocca, ormai secca, con tutta la forza e potenza che ho nel corpo e con tutto il dolore che provo in questo momento nel vedere questa scena rivoltante e doloroso. «Basta!», un urlo secco che rimbomba per l'intera stanza. Non sembra neanche che sia stata io a parlare.

Il petto sale e scende, con movimenti ripetitivi. Sento il sangue ribollirmi nelle vene, mentre il corpo è stremato e sormontato da un'ondata di scarica elettrica.

I corpi che un attimo prima lottavano tra loro, adesso giacciono immobili per terra, mentre il loro sguardo è rivolto verso me, con le labbra schiuse e un'espressione basita. E così concentrano l'attenzione sulla mia figura anche le altre persone che sono in questa stanza, mentre tutto tace.

«Vai via da questa casa, adesso» mormora Cameron, riferendosi a Jake con tono minaccioso e severo, sottolinenando ogni parola, mentre si sentono i suoi respiri profondi riecheggiare di sottofondo.

E così, senza proferire parola, il corpo zoppicante di Jake si alza, per poi avviarsi verso la porta, mentre ci scruta uno per uno con il suo sguardo buio e accattivante. Apre la porta e, prima di uscire, dice le seguenti parole, che mi ghiacciano il sangue «non è finita qua, questo è solo l'inizio. L'inizio della fine».

I genitori di Jake lo seguono come dei cani ammaestrati, mentre rimbomba per la casa il rumore della porta che sbatte talmente forte da procurarmi dei brividi lungo il corpo.

Siamo tutti e quattro fermi su noi stessi, increduli per ciò che è appena successo. Il mio sguardo è fisso su un punto indefinito e quasi non mi accorgo del leggero venticello che mi accarezza il braccio, provocato da una persona. Mi volto e lui non c'è più...

Senza pensarci un minuto di più, i miei piedi si muovono da soli e anche se sembra strano da dire, so dove è andato. Lo so per certo.

Mi affretto a salire le scale e faccio un sorriso compiaciuto non appena noto la porta aperta. Entro senza fare tanto rumore ed eccolo lì, accovacciato in se stesso, con le braccia che stringono strette le ginocchia al petto e il viso posato su di esse. Non avevo dubbi, è andato in soffitta, quel posto nella quale mi sentivo libera e dove avevo l'illusione di volare. Mi si spezza il cuore nel vederlo così.

«Tutto apposto?» mormoro, sedendomi al suo fianco, mentre una mano massaggia delicatamente la sua spalla.

«Ti potrei dire di sì, come ti potrei dire di no. A te la scelta, ma vuoi sapere l'unica grande differenza? Una delle due è una bugia, mentre l'altra è la verità, ma ogni tanto è meglio sapere una fandonia, piuttosto che la realtà. Certe volte si vive meglio sotto una menzogna, dove tutto ti è nascosto, anziché vivere alla luce degli orrori che ti riserva la vita, quella luce intensa che in realtà porta solo terrore e tenebre ed io avrei preferito crescere con la consapevolezza di vivere sotto una bugia» la sua voce è spezzata.

Le sue parole mi si ripercuotono in testa. Non pensavo che un ragazzo come Cameron, potesse avere dei pensieri come questi e ancora una volta mi rendo conto di non sapere proprio niente di lui.

«Avresti preferito che ti dicessero delle bugie? Bugie su bugie e adesso come ti sentiresti? Secondo te staresti meglio? Si sa che la verità viene sempre a galla, pur se tenuta segregata, si viene sempre a sapere. E quindi, meglio crescere con la consapevolezza di sapere la verità o con una misera bugia?» butto fuori tutto ciò che penso.

«Tu non sai niente di me. Non sai niente di come sono cresciuto, della mia famiglia, dei miei problemi, non puoi sapere che una semplice verità mi ha stravolto la vita, stroncandola. Mi ha fatto diventare la persona che ho sempre odiato, un bambino con il vuoto negli occhi, con lo sguardo privo di emozioni, solo scene che lo hanno segnato, per poi ridurlo così, con mille cicatrici impresse nell'anima» finisce il discorso indicandosi.

«Molte volte sono proprio queste esperienze a rendere forte una persona e tu Cameron, tu lo sei. Sei forte, più di quanto possa pensare. Le cicatrici si rimarginano e quelle sono le dimostrazioni di tutto il male che hai subito, ma che hai superato».

«Per forte intendi scoppiare non appena sento pronunciare il suo nome? Intendi che significa scappare dai problemi? Andarsi a nascondere per non vedere in faccia la realtà? Sopprimersi nei ricordi?» il suo tono adesso è freddo, come aveva detto prima lui, privo di emozioni. Capisco subito a chi si riferisce, all'unico colpevole di tutto ciò: Frank.

«I ricordi sono solo attimi» do sfogo ai miei pensieri.

«Attimi in cui puoi annegare» precisa Cameron.

«Ma in cui poi, puoi riaffiorare» controbatto decisa e con voce costante.

«Ho paura» esclama d'un tratto ed io lo guardo confusa, «di cosa?».

«Di non riemergere» sussurra, abbassando il viso.

«Non devi avere timore, perché lì ci sarò io, pronta a prenderti la mano e portarti in salvo» adesso il mio tono di voce è dolce e consolatorio. Io lo voglio aiutare, proprio come lui ha fatto con me, anche se non lo sa. Non sa che mi ha tirata fuori dalle macerie in cui stavo affogando e non sa che ha preso i pezzi del mio cuore spezzato, per poi ricucirlo. Lui queste cose non le sa.

Corrono attimi di silenzio tra noi, la quiete si impossessa dei nostri corpi così vicini fisicamente, ma lontani mentalmente.

«Non puoi capire il male che mi ha provocato. È riuscito a rovinare tutto, mi ha spezzato e mi sono sentito vuoto, come un foglio che viene bruciato e le sue ceneri finiscono al vento, per poi perdersi. Emily, lui mi ha fatto sentire perso» lacrime amare gli solcano il viso; lacrime che io mi affretto ad asciugare. Sembra così indifeso in questo momento, non sembra neanche il ragazzo scontroso che ho conosciuto qualche mese fa.

«Ti prometto che io riuscirò a ritrovare tutti i pezzi bruciati del foglio. Li ritroverò, Cameron, per ricomporti, a costo di girare tutto il mondo e affrontare mille avversità, perché la cosa importante, quella che desidero più di tutti, sai qual è? Vedere il tuo splendido sorriso, alla luce del sole e al chiaro di luna» pronuncio queste parole, lasciandomi scappare qualche lacrima che mi tenevo dentro e che non vedevo l'ora di sprigionare.

«No» risponde all'improvviso in modo brusco, «tu non mi puoi aiutare, mi scombussolerai e basta. Io non ho bisogno di aiuto, tantomeno di quello di una stupida ragazzina capricciosa che si sente al di sopra degli altri e di tutto. Senti Emily, se mi vuoi aiutare, dopo queste due settimane, sparisci dalla mia vita, questa volta per sempre» se ne va via, uscendo dalla soffitta, così come tutti i bei ricordi che avevo con lui e con la speranza che potesse esserci qualcosa tra di noi. Ma ormai l'unica cosa che ci lega ancora sono le lacrime, che scendono imperterrite sul mio viso, mentre il cuore si spezza per lui; per l'unica persona a cui mi ero affidata e per l'unica persona che io abbia mai amato...

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