Capitolo 34

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«Che cosa ci fai tu qua?!» esclamo con il viso misto tra il curioso e lo sconvolto.

L'immagine di Luke mi si presenta davanti come un tornado: i suoi capelli biondi sono tutti spettinati, creando un ciuffo disordinato e ribelle, mentre le sue mani sono poggiate sulle ginocchia poste a novanta gradi, con il fiatone e l'aria di uno che ha fatto la maratona.

«Vuoi che ti dica la verità?» mi chiede con voce affaticata e debole, quasi impercettibile al mio udito.

«Direi proprio di sì» rispondo acida.

«Io invece direi proprio che la tua dolcezza non l'hai affatto persa» dice cercando di fare il simpatico, ma purtroppo il suo tentativo è fallito miseramente.

Lo fulmino con lo sguardo, così lui torna serio e continua a parlare «la verità è che neanche io so il motivo per la quale sono qua. È come se fossi stato attratto da una calamita. Vederti correre via mi ha rievocato scene che ormai avevo totalmente rimosso dalla mia mente, o meglio, che avevo cercato di rimuovere, ma a quanto pare sono di nuovo tornate a galla, facendosi spazio tra i miei ricordi più bui e tenebrosi, proprio come in un vortice».

«Purtroppo è difficile cancellare il passato» sospiro.

«Ma si può cercare di aggiustare il presente» aggiunge lui.

«In modo tale da avere un futuro adatto alle nostre esigenze» pronunciamo questa frase all'unisco, fissandoci negli occhi che d'un tratto brillano, come se fossero attraversati da una luce intensa.

«Sai, queste parole me le ripeteva sempre mia madre» lo guardo.

«A me invece mia zia» aggiunge lui facendo incontrare i nostri sguardi: azzurro mischiato ad un altro azzurro della stessa tonalità e profondità.

«È buffo» interrompo il contatto creatosi poco fa, iniziando a fissare il cielo con delle sfumature bianche causate dalle nuvole e dei puntini neri per via degli uccelli che navigano liberi e spensierati nel cielo di questa giornata fresca di novembre.

«Che cosa?» domanda con un mezzo sorriso e con un sopracciglio inarcato.

«Mia madre diceva che questa era una frase che si tramandava da generazioni in generazioni nella nostra famiglia, ma la cosa buffa è che adesso anche tu la sai.
Sono cresciuta con la convinzione che questa fosse una frase magica, o meglio, un segreto, in grado di tirarti su il morale sempre e la tenevo a mente come se fosse la cosa più cara che avessi con me».

«Anche mia zia mi diceva le stesse cose».

«E i tuoi genitori?» chiedo senza pensare alle parole appena pronunciate.

Vedo il volto di Luke pian piano spegnersi, come una candela con il fuoco debole, fino a perdere quella luminosità che emanava poco prima.

Improvvisamente si sdraia affianco a me ed inizia a parlare «sono cresciuto senza genitori...».

«Mi dispiace, se non vuoi raccontarmelo non fa niente, dopotutto ci conosciamo soltanto da questa mattina e fino ad adesso questo è il dialogo  più normale e decente che abbiamo avuto» esordisco con un'alzata di spalle.

Lui alza la mano come se mi volesse interrompere e continua a parlare «lo so che ci conosciamo soltanto da stamane, ma è come se mi sentissi in obbligo nel raccontarti ciò. So anche che detto così sembra strano e probabilmente mi prenderai per uno psicopatico, ma è come se ti conoscessi da una vita intera».

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