Molti si chiedono quale sia il nostro ruolo nella vita e se quest'ultima sia già stata scritta, oppure se sia tutto nelle nostre mani. In questo caso la fortuna gioca un ruolo fondamentale, come in una partita a scacchi. Ecco, la vita potrebbe essere paragonata proprio ad una partita, dove noi siamo delle pedine che a loro volta vengono mosse e spostate da quello che è il destino, che può essere considerato come una carta vincente che decide quello che sarà l'esito finale della partita...
È come se il mondo all'improvviso si fosse bloccato, insieme a tutte le cose che ho intorno, facendomi ritrovare a riflettere e a domandarmi se tutto questo sia già stato scritto. In questo caso il destino non è stato tanto clemente con me, perché tutto ciò mi sembra soltanto uno scherzo di cattivo gioco.
«Che dobbiamo fare?» chiede Cameron con calma ed è proprio questo che mi fa arrabbiare, il fatto che per lui sia tutto indifferente. In questo momento lo prenderei soltanto a calci.
«Dovete chiudervi in una stanza a caso e starci per dieci minuti» dice Aaron con nonchalance.
Tutto qua?! Allora sarà facile, basterà soltanto ignorarlo e il tempo passerà subito.
«Okay andiamo» rispondo.
Cameron si alza con aria sospetta. Evidentemente ha notato che sono troppo calma e che non sono ancora saltata addosso a qualcuno per picchiarlo. Certo, anche questo era nei miei piani, ma è dall'asilo che mi dicono che con la violenza non si ottiene niente ed effettivamente è anche vero, ma ci sono persone che ti spingono ad essere così, come il qui presente Cameron...
Il rumore dei nostri passi e la musica che rimbomba sono gli unici rumori che si sentono intorno a noi, finché non entriamo in una stanza qualsiasi e Cameron subito ne approfitta per stendersi comodamente sul letto, come se fosse casa sua, mentre io rimango in piedi, fissa davanti la porta, impazientita e con un piede che batte ripetutamente sul pavimento.
«Stenditi» mi indica con la mano il posto libero affianco a lui.
«No» il mio tono di voce esce secco e senza indulgi.
«Lo so che vorresti».
«L'unica cosa che vorrei fare è chiuderti quella dannata bocca».
«Beh, un modo ci sarebbe...» si alza in piedi e si avvicina a me, guardandomi con occhi ricoperti da un lieve strato di malizia.
«E credo che non sarebbe affatto male» continua con un odioso sorrisino stampato in viso.
Okay è deciso, lo picchio, al diavolo gli avvertimenti e gli insegnamenti.
Si avvicina a me e posa una mano sulla mia guancia.
«Leva subito le tue mani dalla mia faccia» scandisco ed evidenzio per bene parola per parola.
«E se non volessi farlo?» domanda con tono provocatorio.
«Non ci metterei niente a chiamare la gallina che ti ritrovi affianco e a farti beccare con il becco che si ritrova in viso al posto delle labbra».
Lui sentendo queste parole indietreggia lentamente, togliendo subito la mano dal mio viso.
«Ci siamo capiti...» dico fiera di me stessa per essere riuscita ad allontanarlo senza troppa fatica.
Lui si risiede sul letto, che devo ammettere all'apparenza sembra essere davvero molto comodo, quindi me ne frego della persona che in questo momento vi è sopra e mi siedo.
«È la prima volta che rimaniamo da soli» mi dice d'un tratto, interrompendo così il silenzio e la quiete che un attimo prima ci circondava.
«Già».
«Che ne dici di parlare un po' per passare questi minuti rimanenti?».
«Okay, ma alla prima presa in giro mi alzo e me ne vado via» lo avverto puntandogli un dito in faccia.
«Agli ordini, signorina!» porta la mano all'altezza della sua fronte contratta e ciò mi fa uscire una risata, ma non appena mi riaffiorano alla mente le sue parole, il mio sorriso si spegne subito insieme alla mia allegria, come se avessero buttato dell'acqua sul fuoco ardente, spegnendolo e non lasciando soltanto la traccia del suo calore che era in grado di emanare.
Credo che lui lo abbia notato, perché mi fissa con aria dispiaciuta e afflitta, «senti Emily, mi dispiace per tutte le cose successe in queste settimane e mi dispiace che il tuo bellissimo sorriso si sia appena spento a causa mia. Da quando ti conosco ti ho causato solo guai, ma in qualche modo voglio cercare di riallacciare i rapporti con te e provare ad essere amici. Certo, se non vorrai capirò, ma almeno provaci» il suo sguardo trapela un manto di dispiacere e pentimento, come se essi lo stessero avvolgendo.
«Sai Cameron, hai detto delle parole che mi hanno ferita e anche parecchio. Mi hai fatto riaffiorare nella mente ricordi che ormai facevano parte del mio passato e che ho cercato di chiudere in una "cassaforte" per non farli più tornare. Mi hai decritta come una persona che paragonata a me è una completa estranea, ma nonostante ciò penso che tutti meritino una seconda opportunità, quindi spero che tu la sappia sfruttare al meglio. Detto ciò, amici?».
«Amici» mi stringe in un caloroso e caldo abbraccio mentre le mie guance ardono, facendo comparire su di esse una lieve sfumatura di rossore.
È la prima volta che compie questo gesto così inaspettato e stare accoccolata a lui è come stare a casa e porta nel mio stomaco una nuova sensazione mai provata.
E pensare che fino a dieci minuti fa volevo solo picchiarlo...
Ci stacchiamo l'un l'altro guardandoci negli occhi, ma poi, siccome sono passati i minuti stabiliti, decidiamo di ritornare sotto.
Appena arriviamo al tavolo dove sono gli altri noto subito la folta chioma bionda di Allison irrompere nella mia visuale ed immediatamente non perde tempo per attaccarsi come una sanguisuga al collo di Cameron, che per un momento sembra smarrito.
«Sei sparito senza dirmi niente e cosa vengo a scoprire?!? Che eri con questa emerita stronza!» esclama Allison con tono arrabbiato mentre mi indica con disgusto e rabbia.
«Punto primo sono maggiorenne e non ho bisogno del permesso di nessuno per fare le cose, tantomeno del tuo. Punto secondo non ti permettere più a chiamare Emily in quel modo e punto terzo, nonché ultimo, non mi hai filato per tutta la serata e adesso vieni qua a farmi la predica?!? Senti, questa sera non ho voglia di litigare, quindi fai prima a chiedere a qualcun'altro il passaggio per ritornare al college, perché se no potrei esplodere da un momento all'altro».
Tutti, compresa io, siamo sconvolti dalle parole appena pronunciate da Cameron con il tono della voce parecchio alterato. Soprattutto l'ochetta sembra sotto shock.
Fate una statua a questo ragazzo.
Allison non dice niente, si limita soltanto a girarsi e andarsene via e non appena scompare dalla nostra visuale partono gli applausi di tutti per il modo in cui Cameron ha risposto ad Allison. Si vede che è la prima volta che lo fa.***
Io e i ragazzi stiamo fino a tardi a casa di Aaron e verso le 2.00 decidiamo di tornare nei dormitori, visto che la stanchezza si dipinge sul viso di tutti.
Il viaggio in macchina sembra infinito e una volta arrivati andiamo subito a dormire ed io, ripensando a tutti gli avvenimenti di oggi e al riappacificamento con Cameron, cado subito nelle braccia di Morfeo, lasciandomi cullare dalla vista di due profondi occhi marroni...
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FINE LINE
FanfictionLa sensazione di non essere mai al proprio posto; quella voglia di scappare e non voltarsi indietro; l'impulso di distruggere tutto solo per vedere il mondo a pezzi quanto te. Emily è alla disperata ricerca di una mano che la afferri e la strappi a...