Capitolo 63

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Dai Emily, tredici giorni e tutto ciò finirà. Manca poco, puoi farcela.

Questa mattina mi sono svegliata con questi pensieri e adesso che ci penso, che saranno mai tredici giorni? Niente... o almeno credo...

Nella mia testa continua a ripetersi un mantra che mi è venuto in mente "sono sicura che ce la farò, è certo che ce la farò".

Ce la farò a superare questi tredici giorni? A fingere di essere la fidanzata del ragazzo che mi provoca brividi per tutto il corpo e in ogni dove? A tornare poi alla mia solita vita monotona tra le braccia di Shawn, mentre guardo le labbra, che ho sfiorato e baciato, toccare quelle di un'altra? La risposta è semplice, molto direi, un solo monosillabo chiaro, tondo e secco: NO. Due lettere ed un preciso significato.

«Emily, controlla i biscotti nel forno! C'è puzza di bruciato! Io intanto vado a prendere Sierra al college, visto che non ha trovato nessuno disponibile ad accompagnarla» urla dall'altra stanza Gina.

Aspetta, quali biscotti? O mio dio, ero totalmente assolta nei miei pensieri, che mi ero dimenticata dei biscotti nel forno che stiamo preparando per l'arrivo di Sierra, ovviamente ignara del fatto che io sia qua, a casa sua, pronta a festeggiare le vacanze di Natale con lei e a mentire spudoratamente a sua madre; a questa povera donna che sprizza gioia da tutti i pori nel vedere suo figlio fidanzato con me.

Spalanco gli occhi e poso subito lo sguardo sul forno dove stanno cuocendo i biscotti, o meglio, stanno bruciando, letteralmente.

Mi affretto ad andare ad aprirlo, per vedere in che guaio mi sono cacciata, visto l'amore e la dedizione che ci ha messo Gina nel prepararli da stamattina presto. Prendo un panno per non scottarmi e poi, con scatti felini, afferro saldamente il manico, per aprirlo agilmente e far fuoriuscire così una nube di fumo grigiastra che si espande intorno a me e mi porta a tossire e ad agitare il panno in aria, per farlo passare e andare via.

Perfetto direi, veramente, complimenti Emily... Masterchef fa per te...

Ma guarda un po' se una ragazza non può essere assolta per qualche minuto nei suoi pensieri, che deve succedere subito un disastro! Noto che le cose non sono cambiate dal mio arrivo in questa città: la fortuna mi stringe ancora saldamente la mano, sempre e credo proprio che mi consideri la sua migliore amica... anzi, la sua miglior nemica.

Mi avvicino e prendo il vassoio, per metterlo velocemente sulla panca che ho di fianco, facendo però attenzione a non ustionarmi le mani, visto che in passato è successo. Lo ricordo come se fosse ieri: era Pasqua ed io avevo avuto la brillante e splendida idea di preparare dei biscotti per mia nonna, visto che ne va matta, ma i miei piani andarono a fuoco, ma non solo quello, anche i biscotti. Stavo per incendiare l'intera cucina e da quel giorno, ogni Pasqua, viene ricordato l'accaduto:Emily l'assassina di biscotti,  o almeno è questo il nomignolo che mi ha affibbiato mia sorella e che si diverte a ricordare lo stesso giorno e a raccontarlo ad amici e parenti. Da mia madre non volle più che io toccassi un solo fornello, cosa a mio vantaggio visto che fino ad un anno fa non cucinavo, mangiando e basta, ma poi, iniziata ad essere considerata donna e ad essere abbastanza matura e responsabile, mia madre mi fece cucinare a me. Una disgrazia ed è proprio da quel giorno che purtroppo non fui più servita e riverita. Il ruolo si era invertito: io cucinavo e gli altri mangiavano, anche se io e la cucina non siamo state in buoni rapporti e mai lo saremo.

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