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E così mi svegliai, confermando il fatto che non si trattava di un sogno, ma lui era là, io accoccolata tra le sue braccia e anche se fosse stato un sogno, il mio più grande desiderio era di non potermi svegliare mai più e di continuare a vivere quella immensa magia..."Racconta un'esperienza che ti ha toccata e che è riuscita a farti emozionare, facendola rimanere impressa nel tuo cuore". Ecco cosa dice la traccia che ci ha assegnato la professoressa e la prima cosa che mi ha oltrepassato la mente è stato l'accaduto di una settimana fa, quella sera che mi ha segnata completamente: ricordo ancora come il suo sguardo ardeva su di me mentre la pioggia cadeva sulle nostre teste; il modo in cui abbiamo ballato senza proferire parola, perché i nostri occhi parlavano da soli; e purtroppo ricordo anche che tutto ciò lo dovrei cancellare dalla mia mente ancora dipinta da quelle immagini.
È stata una settimana dura, io e lui non ci siamo scambiati una sola parola, tranne quella volta che era venuto in camera nostra perché doveva parlare con Sierra.
Il suo tono quella sera era freddo e distaccato e mi sembrava tanto di essere tornata ai vecchi tempi, dove non si faceva altro che litigare o ignorarsi...
Ho versato tante lacrime in questa settimana e nessuno ne è a conoscenza, tranne i fazzoletti che ho dovuto utilizzare. Ho dovuto inventare un sacco di scuse e della maggior parte me ne sono pure dimenticata. È bastata una sera per farmi diventare di nuovo la persona che ero prima di venire qui.
Penso che l'unica cosa positiva sia Shawn, che sin da subito ha notato che qualcosa non andava e mi è stato molto vicino, così come le ragazze ed i ragazzi, in particolar modo Luke, che con i suoi modi buffi e strani di fare è riuscito a farmi tornare il buon umore. Stiamo diventando sempre più amici e di questo ne sono immensamente felice.
Adesso sono qua, su questo banco con varie scritte e qualche rigatura, indecisa se consegnare o no il foglio bianco che tengo stretto a me. Me lo rigiro tra le mani, rileggendolo altre due volte e quasi non mi viene voglia di strapparlo e buttarlo via, ma dopotutto è un tema e l'unica persona che lo leggerà sarà la professoressa. Mi alzo e con la mia goffaggine mi avvio verso la donna di mezza età, con gli occhiali neri a goccia poggiati sull'estremità del naso e con il caschetto con varie sfumature di nero e grigio, con qualche ciocca bianca ed il viso contornato da poche rughe che le donano maturità. La Adams è una donna di mezza età ed è conosciuta da tutti per la sua bontà e per il suo carattere così comprensivo nei confronti di noi studenti e non a caso è la mia professoressa preferita.
Mi posiziono davanti la cattedra e sono ancora indecisa se consegnare il mio compito oppure svignarmela, ma la seconda opzione non è nella mia natura, quindi, con tanto di lentezza e timore, rilascio ricadere il foglio sugli altri posizionati uno dopo l'altro in ordine. La Adams posa lo sguardo sui compiti, poi lo alza, fino ad arrivare a scorgere il mio viso e non appena vede che sono io, si lascia sfuggire un sorriso sincero, così la saluto ed esco da questa aula soffocante.
Rilascio un sospiro di sollievo, che viene interrotto da una persona che posiziona le sue mani sui miei occhi. Cerco di capire di chi siano, ma non mi viene nessuno in mente.
«Chi sei?» chiedo visibilmente scocciata, ma in tutto ciò non ricevo risposta, così dalle mie labbra esce uno sbuffo riecheggiante.
«Okay okay, fammi indovinare, anche oggi è una giornata no» appena pronuncia queste parole toglie le mani dai miei occhi e subito capisco che si tratta di Luke.
Mi giro e,accompagnata da un gran sorriso, lo abbraccio forte, facendo stringere e aderire le mie braccia attorno al suo collo.
«Lo so che mi vuoi bene, ma così mi strozzi» soffoca una risata.
«Zitto anellino» lo ammonisco.
«Ancora con questo stupido nomignolo?!» esclama con viso indignato ed esasperato. Gli ho affibbiato questo soprannome per via del piercing nero che ha sul labbro, ma a quanto pare lui lo odia.
«Comunque, tralasciando i tuoi squilibri mentali...» pronuncia, ma io lo interrompo dandogli un "innocuo" ceffone sulla nuca.
«Mi ha detto Shawn che ti cercava perché ti deve parlare» si massaggia lentamente il punto dolorante.
«Di cosa?» chiedo perplessa, non riuscendo a capire il perché.
«Non me lo ha voluto dire» alza le spalle ed increspa le labbra.
«Dai, allora vado a cercarlo» mi volto verso il corridoio iniziando ad incamminarmi e mentre lo faccio, sento Luke che in lontananza urla «DOPO MI DOVRAI RACCONTARE TUTTO, SAPPILO».
Mi metto a ridere senza voltarmi, mentre i miei capelli volano da una parte all'altra per via del vento che passa dalle finestre. Mi avvio verso la mensa, di sicuro sarà lì, infatti non appena arrivo lo trovo seduto in un tavolo da solo mentre beve un succo di frutta.
Mi avvicino a lui e, non appena gli sono affianco, gli poso una mano sulla spalla, così lui si volta verso di me e quando mi vede sorride dolcemente.
«Ehi, ti stavo cercando» il suo sorriso si allarga sempre di più.
«Beh, eccomi qua!» mi siedo affianco a lui.
«Che ne dici di parlarne fuori?» propone ed io annuisco, così ci alziamo e ci incamminiamo verso l'uscita e intanto sento gli occhi di tutti puntati su di noi; sui nostri corpi che camminano l'uno affianco all'altro.
Arriviamo davanti ad una panchina in legno, fiancheggiata da un rigoglioso albero dal quale, all'estremità, spuntano mille foglie verde smeraldo, con dei fiori di diverse sfumature bordeaux.
Ci sediamo sulla panchina, la quale scricchiola non appena il mio corpo si posa su di essa.
«Beh sai, in realtà è da un bel po' di tempo che te ne volevo parlare, ma non ne ho mai avuto il coraggio...» inizia a dire, ma la mia mente non segue più il suo discorso, perché è occupata a pensare al ragazzo posato su un albero poco distante da qua, che guarda la scena con occhi spenti e inespressivi. Le sue mani si chiudono in un pungo e sta esercitando tutta la forza su di esse, come per trattenersi. Il corpo è rigido e immobile, come l'albero che ha affianco e così come anche la sua mascella.
Incrocio i miei occhi con i suoi, quelli di Cameron, ma questa volta sono io la prima a girarmi dall'altra parte, per non pensare alla serata trascorsa insieme; per non pensare a noi.
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FINE LINE
FanfictionLa sensazione di non essere mai al proprio posto; quella voglia di scappare e non voltarsi indietro; l'impulso di distruggere tutto solo per vedere il mondo a pezzi quanto te. Emily è alla disperata ricerca di una mano che la afferri e la strappi a...