Capitolo 71

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Il mio sguardo ne incrocia uno di un colore azzurro, proprio come il cielo e simile ai miei, ma bui, con delle occhiaie evidenti e scavate, che mi fanno stringere il cuore. I capelli biondi non sono più ordinati in un ciuffo all'insù, ma sono tutti disordinati e il sorriso, lo stesso che molte volte ha fatto nascere il mio, adesso è spento.

«Luke...» mormoro con occhi sbarrati e le labbra leggermente aperte dallo stupore nel vedere il mio amico ridotto in queste condizioni.

A stento sforza un sorriso, ma amaro e che odio sul suo viso. È spento.

Rimaniamo così, a fissarci, senza proferire parola, ma poi sento dei passi veloci, un intenso calore che mi avvolge il corpo intero ed un respiro sofferente nell'incavo del collo: Luke stringe le sue braccia attorno alla mia vita.

Gli accarezzo la schiena, non sapendo cosa fare, ma improvvisamente sento dei leggeri singhiozzi e qualcosa di caldo scorrermi lungo il collo. Non appena realizzo che sta piangendo, gli prendo la testa tra le mani e lo guardo dritto negli occhi, per poi notare che sono rossi e dilatati.

«Luke...» mormoro ancora una volta, ma con un tuffo al cuore e un'espressione affranta da questa vista così spiacevole.

«Che cosa ti è successo?» domando accarezzandogli una guancia e asciugando le lacrime che continuano a scorrere imperterrite.

«Io... io... io so tutto. So la verità... loro me l'avevano nascosta... mi avevano nascosto tutto. TUTTO!» esclama agitandosi ed entrando nel panico, staccandosi dall'abbraccio, mentre frustrato si passa una mano tra i capelli ed inizia a camminare avanti e indietro, ininterrottamente.

«Io... non capisco. Che cosa è successo? Cosa ti hanno tenuto nascosto?» tento di nuovo, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla sua figura.

«Loro... loro mi avevano nascosto tutto» continua a dire, guardando un punto indefinito della stanza.

Mi avvicino di fronte a lui, per poi posare le mani sulle sue spalle «Luke, guardami negli occhi» dico fermamente con tono deciso.

Fa come ho detto, così gli domando in un mormorio «cosa ti hanno nascosto?».

«La mia famiglia» sussurra con voce spezzata.

Rimango immobile su me stessa. Sono incredula, ma poi inizio a parlare velocemente, porgendogli una domanda dietro l'altra «chi sono? O mio dio Luke, ma è fantastico. Perché fai così? Perché piangi? Finalmente sei riuscito a ritrovarli dopo tutto questo tempo. Non ti ricordi che mi avevi detto che non vedevi l'ora di scoprire la loro identità? Eri così entusiasta e adesso perché sei ridotto in queste condizioni?».

Lui mi fissa, senza dire niente, ma poi sussurra una parola che mi fa accigliare e nascere dentro me tante domande «perdonami».

«Perché dovrei?» domando stranita e curiosa del perché di questa sua uscita.

«Per tutto Em... tutto quanto. Ti prometto che aggiusterò ogni cosa» esclama, continuando a fissarmi negli occhi e passando con movimenti lenti e delicati il pollice sulla mia guancia.

«Luke, io non capisco, non devi aggiustare niente, tu sei qua con me adesso ed io ti prometto che ti aiuterò a conoscerli. Ti appoggerò e sarò come una seconda spalla per te, alla quale ti potrai appoggiare e stare tranquillo. Te lo prometto» sorrido al mio amico, che mi guarda con dolcezza.

«Non ce n'è bisogno Em... li ho già conosciuti» dice con un sorriso pieno di rammarico e abbassando lo sguardo verso terra.

Rimango basita di fronte le sue parole, così domando «chi sono?».

Frustrato si passa una mano tra i capelli. Si vede che è molto nervoso in questo momento e a confermare ogni mio dubbio sono i movimenti che fa.

«Ti prometto che te ne parlerò, ma per adesso preferirei aggiustare prima le cose ed essere sicuro che loro siano la mia vera famiglia. Sai, questa situazione non è per niente facile».

«Se tu preferisci così a me va bene, però rispondi almeno alla mia ultima domanda» lo prego con lo sguardo.

«Vai» soffoca una risata, ancora con gli occhi impastati di lacrime.

«Perché piangevi?» una domanda che basta a spiazzarlo.

Inizia a balbettare, ma poi si ricompone «la paura di non essere accettato è veramente tanta», si avvicina a me, per poi stringermi in un altro suo abbraccio.

Sono così familiari le sue braccia. Ci potrei passare giornate intere.

«Okay, ma adesso sistemiamo la palestra, altrimenti non finiremo mai» esclamo sorridendo, mentre con un cenno della testa indico l'entrata.

Non appena entriamo, noto che c'è un ragazzo con un pallone da basket tra le mani e che cerca di fare canestro e infatti, riesce subito nel suo intento.

Ha un'aria familiare, anche se è girato di spalle...

Continua a far canestri con la palla, mentre io guardo ogni suo movimento più piccolo ed innocuo. Gioca con una tale delicatezza e precisione che mi stupisce e attrae allo stesso tempo. È come se la palla e lui fossero un tutt'uno.

Non appena si volta, non posso che rimanere a bocca aperta: il ragazzo così tanto familiare non è altro che Cameron. Nota anche lui la mia presenza e poi fa un gesto che non mi sarei mai minimamente immaginata, soprattutto dopo tutto ciò che è successo tra di noi: mi sorride.

Un sorriso dispiaciuto e colmo di rammarico. I suoi occhi non emanano più quella luce intensa, pronta a far brillare anche i miei.

Luke mi affianca, mentre guarda la scena con estrema curiosità e con mille domande che gli attraversano la mente. Lo noto dalla tensione che è calata e dal suo sguardo che arde sulla mia figura e su quella del ragazzo che continua a tenere lo sguardo fisso su di me.

Io e Cameron continuiamo a guardarci ed è come se stessimo parlando soltanto con lo sguardo. Ci stiamo trasmettendo il nostro stato d'animo ed io gli sto cercando di far percepire tutto il dolore che ho provato con quel che mi ha detto.

«Dobbiamo parlare» due semplici parole che mi spiazzano e mi mandano in  totale confusione...

LUKE'S POV:

Nonostante Cameron ed Emily mi nascondano qualcosa, adesso non è importante. Finalmente l'ho trovata... ce l'ho sempre avuta sotto gli occhi. So soltanto che la verità la farà soffrire e anche tanto. Non può neanche immaginare cosa si cela dietro tutte queste menzogne...

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